«Terrore nel cuore dell’Europa»: dieci anni fa su «La Gazzetta del Mezzogiorno» la cronaca dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Il 7 gennaio 2015 Parigi è sconvolta dalla tragedia che ha riportato nelle nostre vite, di nuovo tragicamente attuale e vicina, la violenza del fondamentalismo islamico: «Due terroristi, “nel nome di Allah”, hanno aperto il fuoco e ucciso dodici persone facendo irruzione ieri mattina nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a qualche centinaio di metri dalla Bastiglia. I killer sarebbero Said e Cherif, due fratelli jihadisti franco-algerini di 32 e 34 anni, tornati in Francia quest’estate dalla Siria. Con loro un complice, Amid, di appena 18 anni. I tre sono stati identificati e localizzati a Reims, dove sono entrate in azione le teste di cuoio. Otto i giornalisti ammazzati. Due poliziotti sono stati freddati durante la fuga, uno di questi finito con una vera e propria esecuzione. Le altre vittime sono un impiegato e un ospite» sono questi i fatti appurati poche ore dopo l’attentato. «La Francia è sconvolta, il presidente François Hollande – subito accorso sul posto – è apparso sotto shock, ha parlato per primo di “attentato terroristico senza alcun dubbio”. Poi in serata, in un discorso tv di pochi minuti pronunciato dall’Eliseo, ha definito le vittime “i nostri eroi”, caduti per “la libertà”», si legge sul quotidiano dell’8 gennaio. 12 morti, undici feriti: sotto i colpi del commando di terroristi sono caduti anche il direttore del settimanale, Charb, e i popolarissimi disegnatori satirici Wolinski, Cabu e Tignous. «Li hanno cercati, uno per uno, in particolare Charb, autore di un’ultima vignetta tragicamente profetica, in cui scherzava su possibili attacchi terroristici imminenti in Francia. I testimoni parlano invece di difese stranamente un po’ allentate al giornale, da anni nel mirino del fanatismo per le sue provocazioni contro gli estremismi religiosi». Nato nel 1970, «Charlie Hebdo» è un settimanale satirico – allora con una tiratura media di 100.000 copie e 15.000 abbonati – più volte finito nel mirino dei fondamentalisti islamici: le prime caricature di Maometto risalgono al febbraio 2006, ma fine 2011, dopo aver pubblicato un numero speciale denominato “Sharia Hebdo”, la redazione viene completamente distrutta da un incendio doloso e il sito del giornale hackerato. In prima pagina sulla «Gazzetta» la vignetta di Nico Pillinini recita: «È assurdo affilare le armi contro chi ha affilato solo una matita». Il disegnatore offre anche un suo personale ricordo di uno dei quattro colleghi massacrati dai terroristi a Parigi: «Ho avuto la fortuna di conoscere George Wolinski. Nel 2005 aveva vinto il Grand Prix di Angouleme, il premio più prestigioso per i fumettisti europei. Di lui ho il ricordo di un uomo sempre sorridente, dal disegno rapido, quasi solamente schizzato. Riconoscibilissimo. [...] Una cosa che non avrei mai immaginato, è che un disegnatore potesse morire sotto i colpi di un kalashnikov. Lui, quanto meno, immaginavo che sarebbe morto nel letto di una donna. Mai avrei pensato di dover scrivere queste poche righe parlando di un grande disegnatore del quale da ragazzo seguivo i lavori e che un giorno avrei conosciuto e che l’avrei pianto perché ammazzato da fanatici e vili terroristi, che alle parole preferiscono i mitra». Il giorno dopo l’attentato a Parigi le strade sono deserte: una manifestazione spontanea a place de la République anticipa il grande corteo dell’11 gennaio, che vedrà riunite due milioni di persone al grido di #Jesuischarlie, l’hashtag che ha invaso la rete, insieme a numerosi capi di Stato, tra cui Benjamin Netanyahu e Abu Mazen. Manuel Valls, primo ministro francese, annuncia il massimo livello del piano Vigipirate di prevenzione del terrorismo. Lo scrittore Michel Houellebecq, di cui è stato pubblicato proprio in quei giorni il controverso «Sottomissione», polemico romanzo sull’avvento al potere in Francia di un partito islamico, viene messo sotto scorta. «Charlie Hebdo, la sua satira graffiante, la voglia di scherzare su tutto e su tutti, dal Papa all’Imam, è stato ferito a morte, i suoi vertici decapitati nel mezzo della riunione di redazione del mattino. Ma la sua celebre matita, simbolo di libertà d’espressione, è stata impugnata idealmente da tutti i francesi, che la mostrano nelle loro mani levate verso l’alto, in segno di “non sottomissione”», scrive il giornalista Tullio Giannotti. Per pochi mesi quello di Charlie Hebdo è considerato l’attacco terroristico con il maggior numero di vittime in Francia dopo quello di Vitry-Le-François del 1961, durante la guerra d’Algeria, ad opera dell’Organisation armée secrète. Il 13 novembre di quello stesso anno, tuttavia, questa drammatica classifica sarà sconvolta dagli attentati al teatro Bataclan e in altri luoghi della capitale francese: tra le 130 vittime, di 26 nazionalità diverse, ci sarò anche la ricercatrice italiana Valeria Solesin.

Il 7 gennaio 2015 colpito il cuore di Parigi. Il mondo è sconvolto dalla violenza del fondamentalismo islamico
Mercoledì 08 Gennaio 2025, 10:11