«Con l’Etiopia abbiamo pazientato 40 anni. Ora basta!» con queste parole Mussolini, durante il tredicesimo anno dell’era fascista, annuncia l’inizio della guerra in Etiopia. È il 3 ottobre 1935 e «La Gazzetta del Mezzogiorno» riporta integralmente lo storico discorso del duce, pronunciato dal balcone di Palazzo Venezia: il duce insiste su tutti i luoghi comuni cari ai nazionalisti e ai fascisti, in particolar modo sulla volontà di riscattare la disfatta di Adua del 1896 e soprattutto la «vittoria mutilata» della prima guerra mondiale.
Facendo proprie le mire espansionistiche che avevano già caratterizzato la politica dello stato liberale, Mussolini proclama la necessità dell’impero: utilizza, dunque, alcuni scontri avvenuti ai confini dei possedimenti italiani in Somalia e in Eritrea come pretesto per aggredire l’Abissinia.
«Venti milioni di italiani hanno partecipato all’adunata in un’atmosfera di ardente patriottismo», si legge sul quotidiano.
Anche a Bari un’enorme folla si è raccolta in corso Vittorio Emanuele II – immortalata in una spettacolare foto dello Studio Ficarelli – per ascoltare l’atteso annuncio dalla voce del duce, diffusa dagli altoparlanti: «l’umanità barese stipata fino all’inverosimile risponde con echi tonanti al grido della folla della Capitale».
L’aggressione è accompagnata da una propaganda martellante che insiste sul bisogno dell’Italia di conquistare un «posto al sole» per dare terra e lavoro ai disoccupati e allo stesso tempo affrancare le popolazioni africane dallo stato di schiavitù cui sono costrette.
In realtà le truppe guidate da Graziani e Badoglio si daranno a violenze inaudite contro gli Etiopi per portare a termine il disegno imperialista di Mussolini.
La Società delle Nazioni, l’organizzazione internazionale creata dopo la Prima guerra mondiale per garantire il mantenimento della pace, condanna l’Italia al pagamento di «inique sanzioni», così definite da Mussolini stesso, per aver aggredito uno stato membro.
Le restrizioni economiche costringeranno l’Italia a cercare metodi alternativi per finanziare la campagna militare: il 18 dicembre 1935 gli italiani saranno «invitati» dal regime a donare la propria fede nuziale e altri oggetti d’oro alla Patria. La «missione civilizzatrice», come sarà propagandata dal regime, si concluderà il 5 maggio 1936 con la conquista di Addis Abeba: l’Etiopia, insieme alla Somalia italiana e all’Eritrea costituirà l’Africa orientale italiana, parte integrante dell’impero proclamato dal duce.