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Gemmato (Fdi): «Sanità, ecco le nostre visioni»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Bari, Gemmato (FdI) confermato segretario XII commissione Affari Sociali e Sanità

«Spazio a scienza e buon senso dopo le restrizioni di Speranza». La destra punta sulla medicina territoriale e sulla abolizione del numero chiuso, seguendo il modello francese

Mercoledì 21 Settembre 2022, 15:06

Onorevole Marcello Gemmato, responsabile nazionale di Fdi per la Sanità, capolista al proporzionale della Camera nel Barese e a Taranto. Con il centrodestra al governo quali saranno le maggiori discontinuità rispetto alla gestione pandemica del ministro Roberto Speranza?

«Sulla gestione Covid, ovvero il tema saliente dei prossimi mesi, non avremo un approccio ideologico, ma più scientifico».

Cosa cambia?

«Durante la pandemia abbiamo assistito a come la logica “chiusurista” di Speranza abbia prevalso sul buon senso, e su ciò che la scienza stessa suggeriva».

In Puglia si discute molto sui Lea, soprattutto se si introdurrà l’autonomia regionale differenziata.

«La verifica dei Lea passa sicuramente da un congruo stanziamento del Fondo sanitario nazionale. Purtroppo negli ultimi dieci anni ante-covid, abbiamo assistito a un defininanziamento per 37 miliardi, soltanto in parte rimpinguato nell’ultimo anno. Esistono tra l’altro nuovi Lea, ma non c’è allo stato la copertura economica. L’autonomia infine, se non ben normata, potrebbe portare a una ulteriore sperequazione tra Mezzogiorno e Nord».

Come rafforzare la medicina territoriale?

«Le leggi in vigore hanno alcune lacune determinate dai parametri sulle case di comunità che vengono programmate con una cadenza di una ogni 40mila abitanti. Nel Pnrr poi si parla di macchinari ma non di professionisti per metterli in uso. Il modello che potrebbe funzionare per dispensare “sanità di prossimità” è quello di usare medici di medicina generale e le farmacia, che essendo presenti dai borghi alle metropoli possono offrire servizi capillari».

La destra vuole creare un’autorità garante della Salute, indipendente a livello amministrativo, con poteri ispettivi e di segnalazione. Come nasce idea?

«Auspichiamo la presenza di una figura che verifichi le attività sanitarie pubbliche, segnalando le cattive gestioni e l’erogazione inadeguata di servizi».

Contro il numero chiuso a medicina lei ha fatto battaglie già 25 anni fa nell’Università di Bari. La pandemia conferma il bisogno di medici. La legge che regola l’accesso alle facoltà mediche dunque va cambiata?

«Sì, il numero programmato ha forti limiti. Noi proponiamo un accesso libero al primo anno, con dal secondo l’iscrizione garantita a chi ha superato tutti gli esami, sulla linea del modello francese, premiando così il merito».

Legge 194. Giorgia Meloni sostiene che va applicata in toto scatenando le ire della sinistra.

«Né la Meloni né Fdi hanno mai pensato di riformare la 194 ma di “applicarla davvero”. Nella legge si fa riferimento alla possibilità di garantire alle donne la libertà di scelta».

Nello specifico?

«Bene la donna deve essere libera di portare avanti la gravidanza. E se ci sono problemi economici che ostano al proseguimento, siamo per offrire sussidi al fine di sostenere la maternità in Italia».

È promotore di una proposta di legge per consentire alle donne che hanno abortito la sepoltura volontaria dei feti. Perché tanto clamore su questa iniziativa?

«Il feto, da zero a ventotto settimane, viene definito “prodotto abortivo” e smaltito come un rifiuto speciale. Già il lessico fa rabbrividire. Se un genitore che subisce l’aborto deve poter dare sepoltura al feto in un luogo degno. Perché non ci può essere una tomba dove deporre un fiore? Questa proposta la presenteremo di nuovo con l’avvio della legislatura».

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