La scomparsa di Antonio Iurilli, che ha svolto la sua carriera di docente universitario prima a Bari e a Lecce, poi per lunghi anni come professore ordinario di Letteratura Italiana nell’Università di Palermo, coglie di sorpresa il mondo degli studi letterari, che lo ha visto fino all’ultimo presente a dare il suo contributo di intelligenza e di vivacità. Nel ricordarlo per le sue qualità di studioso, di finissimo insegnante e di uomo pieno di entusiasmo, di dedizione al lavoro e di socievole umanità, io che lo conobbi all’avvio della sua professione d’insegnante mi onoro di averlo scelto per dare un contributo agli studi umanistici.
Aveva una straordinaria capacità di cogliere l’essenziale nei campi di ricerca, ed è quello che lo ha indotto ad affrontare, nella più giovane età, la catalogazione dei manoscritti del più grande umanista pugliese, che nella nostra cerchia di studi veniva allora rilanciato, cioè il salentino Antonio Galateo, permettendo un salto di qualità nella conoscenza di questo versante della storia del Mezzogiorno. Negli anni più avanzati impegnava la formazione di storico della cultura, di linguista e di bibliofilo per costruire in due tappe fondamentali, l’editoria italiana e quella europea, il catalogo delle opere a stampa di Orazio. Il grande amore della sua vita di ricerca era cominciato quasi in sordina quando insieme agli amici latinisti celebrammo l’anniversario oraziano e si realizzò in grossi e splendidi volumi, che in effetti rievocano la storia degli studi classici in Italia e poi in Europa attraverso la fortuna editoriale del poeta dell’antichità. I viaggi per raccogliere notizie di prima mano nelle biblioteche europee hanno costituito una parte importante del piacere e della gioia della sua vita, e si sono protratti anche quando, dopo la pubblicazione, la sua presenza in vari centri universitari di tutta Europa è stata utile e gradita.
In realtà questo orizzonte europeo che emerge nella vita dello studioso riguarda anche i suoi interessi di operatore di cultura, come si vide nell’energia profusa agevolando i lavori dell’Associazione Internazionale di studi Neo-latini, che nel 1994 tenne a Ruvo, la sua città natale, una seduta del convegno barese, e lo si è visto ancora perché di quella Associazione egli ha seguito l’attività assumendo ruoli direttivi e di spicco. Fra Europa e Puglia, dunque. Non solo, ma fra Antichità, Rinascimento e contemporaneità. Lo sguardo, anche variamente curioso di Iurilli, ha prodotto effetti efficaci quando ha valorizzato scrittori contemporanei, interpretando la prosa narrativa di Carlo Francavilla e la poesia di Biagia Marniti, la sua compaesana della quale ha potuto esaudire, con la competenza bio-bibliografica che possedeva, l’intento di pubblicare l’epistolario «carsico» di un buon numero di scrittori contemporanei. Un lavoro immane, alla soglia della cui divulgazione è pesata la sua scomparsa.
Noi lo ricordiamo per quel suo sorriso affabile e malizioso e per la serietà con la quale parlava delle vicende linguistiche e filologiche del testo volgare del Galateo, ma con cui anche raccontava le facezie di cui aveva una incredibile memoria ad ogni occasione.