Mercoledì 10 Settembre 2025 | 12:39

Tra Foggia e Potenza la banda delle bombe clandestine: 7 arresti, l'indagine partita dopo una vendetta I NOMI

 
Redazione Foggia

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Tra Foggia e Potenza la banda delle bombe clandestine: 7 arresti, l'indagine partita dopo una vendetta I NOMI

Il gip Francesca Mannini accogliendo le richieste del pm Rosa Pensa ha disposto il carcere per 5 indagati; e i domiciliari per altri 2

Mercoledì 10 Settembre 2025, 08:38

Nasce dal sospetto poi rivelatosi infondato che Luca Buonarota si fosse vendicato di Giacomo Mongiello ucciso in città nell’agosto 2025 ritenendolo responsabile del suo arresto per possesso di materiale esplodente, l’indagine di Procura e squadra mobile sul commercio illecito di materiale pirotecnico sull’asse Foggia-Basilicata, sfociata nel blitz di ieri con l’esecuzione di 7 ordinanze cautelari nei confronti di 6 foggiani e 1 lucano. I 7 indiziati sono accusati a vario titolo di 12 capi d’imputazione per fatti dal settembre 2024 all’aprile successivo: 10 relativi alla vendita/acquisto/detenzione illegale di circa 10mila petardi e 350 “cipolle”; 1 peculato e 1 falso. Indagando sull’omicidio non emersero indizi su assassino e movente, ma si scoprì una presunta compravendita di materiale pirotecnico sull’asse Foggia-Potenza.

Gli arrestati - Il gip Francesca Mannini accogliendo le richieste del pm Rosa Pensa ha disposto il carcere per 5 indagati; e i domiciliari per altri 2. Carcere per Mario Padovano, 36 anni, di Genzano di Lucania; per i foggiani Luca Buonarota, 23 anni; Michele Cappa, 22 anni; Emanuele Mennuno, 38 anni; e il manfredoniano Andrea Potenza, 42 anni. Domiciliari per Antonietta Coda, 28 anni, compagna di Buonarota; e Giovanbattista Bondesan, 60 anni, barese residente nel capoluogo dauno, rappresentante legale dell’ente di beneficenza “Aps Bethel”: l’indagato è estraneo al filone principale dell’indagine sul possesso di materiale esplosivo, ed è coinvolto con Buonarota nelle ipotesi di peculato e falso. Peraltro il gip Mannini per gran parte dei capi d’imputazione relativi al possesso di materiale esplodente, si è dichiarato incompetente per territorio; e ha trasmesso gli atti alla magistratura di Potenza perché è in Basilicata che Buonarota si sarebbe approvvigionato dei petardi acquistandoli dal lucano Mario Padovano.

L’omicidio irrisolto - Giacomo Mongiello, 45 anni, di Foggia, la sera del 2 agosto 2024 fu ferito in via Ettore Valentini alle spalle di via Sbano, mentre usciva da un locale dove aveva acquistato una birra. Un uomo esplose due fucilate e si allontanò in bici; Mongiello colpito al braccio e subito operato morì due giorni dopo in ospedale perché alcune schegge perforarono il polmone. L’indagine sfociata nel blitz è una costola dell’inchiesta ancora a carico di ignoti per indentificare e catturare l’omicida, e accertare il movente del delitto.

I sospetti, infondati - Sin dall’immediatezza dell’omicidio Luca Buonarota, il principale indiziato del blitz odierno, “è stato oggetto di monitoraggio” scrive il gip nell’ordinanza cautelare “essendovi il sospetto che l’uccisione rappresentasse una vendetta da lui attuata per l’indagine che aveva condotto il 22 marzo 2024 al suo arresto, essendo stati trovati nella disponibilità di Buonarota e sequestrati” ben 100mila euro; circa mezzo chilo di materiale pirotecnico illegalmente detenuto nella cantina del condominio; 8 grammi di hashish. “Successivamente al suo arresto” prosegue l’analisi del giudice “Buonarota manifestò sui social l’intenzione di punire eventuali collaboratori delle forze dell’ordine. E visto che il rinvenimento dell’esplosivo in via Pietro Castellino coincideva con lo stabile dove abitava anche il defunto Mongiello, la Polizia suppose che Buonarota avesse avuto un ruolo nell’omicidio”.

La vendita di “cipolle” - Però, come rimarca il giudice, “l’ipotesi investigativa sul coinvolgimento di Buonarota nell’omicidio Mongiello successivamente si è rivelata infondata. Ma l’attività di monitoraggio di Buonarota” (intercettazioni, pedinamenti, controlli) “ne fece emergere il peculiare spessore criminale nonché la ripresa nonostante l’arresto del marzo 2024 nello smercio illecito di materiale esplosivo”. Stando alla tesi accusatoria Buonarota “al fine di preservare la sua figura di monopolista nel settore illegale della vendita di materiale esplosivo” avrebbe continuato a smerciare petardi e cipolle, qualificati dagli artificieri quali manufatti esplosivi “con rischio potenziale elevato, da ritenersi di portata micidiale e distruttiva”. In questa presunta compravendita di materiale pirotecnico, Buonarota si sarebbe avvalso della complicità della compagna Antonietta Coda; e avrebbe “continuato a usufruire del suoi canali di approvvigionamento tra cui Mario Padovano e Andrea Potenza; adottando però dopo l’arresto del marzo 2024 un nuovo assetto organizzativo per evitare di essere coinvolto in prima persona in caso di intervento delle forze dell’ordine, attribuendo ai complici Michele Cappa, Emanuele Mennuno e…” (un terzo foggiano arrestato in flagranza il 13 dicembre 2024 nel corso delle indagini per detenzione di 4800 manufatti esplosivi, ma estraneo al blitz di ieri) “il delicato e rischioso compito di trasportare e stoccare gli esplosivi a destinazione”. Il lucano Padovano in due occasioni avrebbe venduto a Buonarota/Coda 5mila petardi e 50 cipolle al prezzo di 1500 e 1750 euro. Al manfredoniano Potenza si contesta d’aver venduto sempre a Buonarota circa 200 “cipolle” per 800 euro.

Il peculato – Indagando sulla vendita di petardi e botti, pm e poliziotti avrebbero poi accertato un presunto peculato e un falso, ipotesi di reato che coinvolgono ancora Buonarota e con lui Bondesan. Quest’ultimo quale rappresentante legale di un ente di beneficenza e incaricato di pubblico servizio, avrebbe consentito a Buonarota di prelevare a marzo e aprile 2025 vari generi alimentari - 2 cassette di arance, barattoli di fagioli, ceci, lenticchie, confezioni di pasta, pomodori, zucchero e farina - che invece dovevano essere distribuiti a famiglie bisognose, tant’è che sui prodotti era stampata la dicitura “confezionato dall’unione europea-ministero del lavoro e delle politiche sociali-coesione Italia-inclusione e lotta alla povertà”: da qui l’ipotesi di peculato. L’accusa di falso contestata ai due indiziati riguarda invece il procedimento di messa alla prova di cui beneficiò Buonarota. Nel marzo scorso fu incaricato dal Tribunale a svolgere attività lavorativa, distribuendo generi alimentari a famiglie bisognose; stando all’accusa, Bondesan e Buonarota avrebbero falsificato il registro delle presenze dell’imputato, attestando la presenza di quest’ultimo presso l’ente di beneficenza in orari in cui sarebbe stato invece assente.

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