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Cara Europa di Maastricht, con l’avvento di Trump torna in scena la politica

Cara Europa di Maastricht, con l’avvento di Trump torna in scena la politica

 
piero liuzzi

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piero liuzzi

Da Gaza alla penna di Trump ogni giorno sfilano i «mostri» della nostra vita

In fondo, Trump sembra avere un obiettivo politico semplice: acconciarsi a un equilibrio multipolare con il minor danno possibile per gli Stati Uniti

Mercoledì 13 Agosto 2025, 13:38

«Lose-lose» è l’espressione che definisce un negoziato in cui tutti perdono. È come se si fosse entrati nell’era di sostanziali sconfitte generalizzate. Intanto i dazi. Se gli Stati Uniti incassassero le cifre iperboliche di cui parla Trump, questo significherebbe il fallimento della sua strategia di riportare a casa le produzioni. Va appena notato che per un ragionevole reshoring i tempi si calcolano in anni. E se i dazi producessero modesti introiti si aprirebbe il problema di come finanziare la politica fiscale. Torna la celebre battuta: «La situazione è grave ma non è seria».

Nella stagione Reagan-Thatcher gli economisti, almeno quelli iperliberisti, erano diventati i legislatori del mondo. Avendo prodotto anche alcuni disastri e crisi finanziarie a catena, più d’uno invocò il ritorno della politica. Trump senza dubbio economista non è. Resta oggettivamente che sia un politico e, al di là del carattere, per così dire, esuberante, non è un innovatore. Per stile di governo lo precedono Putin, Modi, Xi Jinping, Netanyahu e non è un caso che con loro s’intenda assai meglio che con i leader europei. I primi decidono. I secondi confabulano. I primi considerano l’economia un «servizio» da piegare ai loro obiettivi politici. I secondi si sono costruiti gabbie di compatibilità economiche e finanziarie che impediscono persino all’Ue di avere un obiettivo politico. Peggio. È l’obbiettivo economico a essere politico. Figuriamoci diviso per ventisette.

Può non piacere ma l’avvento di Trump è una sorta di ritorno alla politica o quanto meno a qualcosa che le assomiglia e che appare indecifrabile a chi, avvinto da parametri, vincoli e direttive, ha pensato che il tempo del gas russo a basso costo e dell’export a tutto gas fosse eterno, uno status irreversibile. Il sogno europeo di mandare in pensione la politica, nella migliore delle ipotesi delegarla alla Bce con il pilota automatico del Trattato di Maastricht. Non ci fosse stato il Covid a interrompere il placido chiacchiericcio tra «frugali», «non frugali» e qualche testa calda non ci saremmo dovuto porre il problema del Pnrr. Ci voleva una pandemia per essere costretti a una scelta «politica».

L’estrema difficoltà a trattare con Trump non è la sua ondivaghezza, il suo mentire e smentire. Con tutta evidenza è una tattica e, probabilmente, è persino una sottile tattica politica per vedere l’effetto che fa nel babelico consesso europeo. In fondo, Trump sembra avere un obiettivo politico semplice: acconciarsi a un equilibrio multipolare con il minor danno possibile per gli Stati Uniti. Che debba essere l’Europa a risarcire la parziale perdita di status è nelle intenzioni. In ogni caso «Lose-lose».

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