Sabato 06 Settembre 2025 | 12:27

Le ragazze, i massacri... fino a quando faremo finta di nulla?

 
Enrica Simonetti

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Enrica Simonetti

Le ragazze, i massacri... fino a quando faremo finta di nulla?

Ilaria Sula

Nel giro di due giorni, Sara, inseguita e ammazzata a Messina dal compagno di studi che era ossessionato da le, e Ilaria, trucidata a Roma dal suo ex, che poi l’ha messa in una valigia e scaricata in un dirupo mentre i genitori erano in salotto a vedere la tv

Giovedì 03 Aprile 2025, 13:20

C’è sempre un «quando» di mezzo. Dal grido «Se non ora quando», ora è il momento di scendere in piazza anche all’insegna di un «Fino a quando?». Sì, un quousque tandem di catiliniana memoria, che fece parte della famosa orazione di Cicerone, quella per la quale lui, coraggiosissimo, rischiò di essere ucciso. Qui ed ora, invece, nessun eroismo nel nome di un’idea politica: lo slogan è «Fino a quando dobbiamo continuare a sopportare questo massacro di ragazze?». Basta, davvero basta: non si possono più leggere queste storie-fotocopia che poi finiscono per galleggiare in un nulla mediatico a sua volta vergognoso.

Nel giro di due giorni, due studentesse universitarie finite sotto i fendenti di giovani killer. Sara, inseguita e ammazzata a Messina dal compagno di studi che la seguiva e che – si legge ora nei report degli interrogatori – «era ossessionato da lei». Ilaria, trucidata a Roma dal suo ex, che poi l’ha messa in una valigia, portata via nel cofano dell’auto e scaricata in un dirupo, così, mentre i genitori (pare) erano in salotto a vedere la Tv. Età comune in queste vicende: tutti sono più o meno ventenni. Caratteristiche comuni: tutti, come la grande maggioranza dei giovani, sono presi dai profili social, che sono il tema sul quale poi si dipanano gli interrogatori e le confessioni. Altro comune denominatore che mette i brividi: entrambi gli assassini «amano», di quell’amore – chiamiamolo così - che non ammette un «no», una sconfitta, un addio.

Le similitudini con la serie inglese del momento, Adolescence, mettono i brividi. Se non l’avete già vista, è su Netflix e racconta la storia di un tredicenne arrestato per l’omicidio di una compagna di scuola, con simili caratteristiche: non c’è nulla, anzi, c’è troppo nulla in un mondo di plastica, in cui contano solo i mancati like su Instagram, il non ricevere un «no», il possesso che ormai va purtroppo scritto così: «pos-sesso». Le puntate sono terribili ma anche realistiche: mostrano il punto a cui siamo arrivati, ci dicono che serve invertire la rotta. Se non ora quando: adesso!

E fino a quando continueremo anche questa ennesima volta a occuparci di queste ragazze per poi dimenticarle? Ancora per pochi giorni vedremo i loro volti, la loro bellezza strappata via. Poi ci saranno nuovi delitti o i dazi, le elezioni e avremo cancellato tutto. Anche i commenti fatti a caldo dai politici, chi se li ricorderà, quelle famose «prese di posizione» che caratterizzano – anch’esse come fotocopie dell’assurdo – tutte le stagioni politiche. «Basta violenza», «Siamo tutti feriti», «Servono coscienza e prevenzione», sono state le frasi più ricorrenti di ieri, senza distinzioni di area, se questo conta ancora qualcosa. E come per ogni ondata di femminicidi: avremo qualche convegno in più, i talk fino a notte inoltrata, servizi splatter nei programmi del pomeriggio, poi ciao. Fino alla prossima puntata di un film che appare senza fine.

Sì, perché il film continuerà fino a quando non avremo capito che ripetere a vuoto la parola prevenzione è inutile. Magari si avesse la bacchetta magica per annientare gli assassini, ma forse fino a quando non avremo capito che urge l’educazione sessuale e sentimentale a scuola, non si andrà molto avanti, almeno in termini di consapevolezza. Si faceva un tempo, sull’onda del pensiero anni Sessanta e Settanta, poi nulla più, se non le forme volontarie di qualche preside o docente che poi cadono nel nulla. Pensate che l'Italia ha un record – ovviamente negativo – in Ue: siamo uno degli ultimi Stati membri in cui l'educazione sessuale non è obbligatoria a scuola. Altrove è una materia curricolare, da noi, meglio la testa sotto la sabbia: di sesso non si parla a scuola, Valditara stia tranquillo. Ma in realtà non è solo merito suo: l’Italia tentò di introdurre l’educazione sessuale a scuola già dal primo Novecento, quando circolavano le malattie veneree (e oggi?), poi si riprovò nel 1975 ma ogni proposta parlamentare è fallita. Tentativi sotto Andreotti, ma poi Tangentopoli spazzò via tutto. Il risultato è che esistono tante proposte di legge dimenticate, mentre sembra indimenticabile uno dei post «illuminati» di Salvini: «Parlare di coito ai bambini? No!».

Fino a quando faremo finta di niente? Certo, non è detto che sui banchi rinasca la consapevolezza e che si possano evitare i femminicidi. Non è detto che un’ora di educazione basti a rideterminare il rispetto, la gentilezza... ma magari un po’ di coscienza, un’apertura, una via di comunicazione tra generazioni e tra ragazzi e ragazze, potrebbero riaprire i sentieri del dialogo oggi affidati ai like.

PS. Un ultimo fino a quando, scusate: fino a quando questi articoli si ripeteranno? Salvando questo file prima della pubblicazione, mi sono accorta che il titolo è identico ad un altro scritto esattamente un anno fa. Tutto cambia, nulla cambia purtroppo.

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