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Disinformazione e fake news, una minaccia globale che colpisce anche il Sud

Disinformazione e fake news, una minaccia globale che colpisce anche il Sud

 
Maria Chiara Petrone

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Maria Chiara Petrone

L'editoriale di Maria Chiara Petrone: «Disinformazione e fake news, una minaccia globale che colpisce anche il Sud»

Non si tratta solo di un problema politico o sociale, ma di un fenomeno che colpisce direttamente le aziende e i professionisti

Domenica 16 Febbraio 2025, 12:30

Viviamo in un’epoca in cui la fiducia è la moneta più preziosa. Per chi fa impresa, specialmente nelle realtà più fragili come quelle del Sud Italia, la reputazione è il vero motore che guida le relazioni con clienti, fornitori e partner. Eppure, mai come oggi, questo valore è messo a rischio da un fenomeno sempre più diffuso: la disinformazione. Secondo il Global Risks Report 2025 del World Economic Forum, le fake news rappresentano una delle minacce più gravi per la stabilità globale. Non si tratta solo di un problema politico o sociale, ma di un fenomeno che colpisce direttamente le aziende e i professionisti, minando la fiducia e la credibilità su cui si basano i rapporti commerciali e di mercato.

Di questo tema si è discusso anche al Summit di Davos, dove i leader globali hanno analizzato il crescente impatto della disinformazione nel contesto economico attuale. Mark Elsner, responsabile dell’iniziativa Global Risks del World Economic Forum, ha evidenziato come le fake news amplifichino le divisioni sociali e mettano a rischio la stabilità delle istituzioni e delle imprese. Ha parlato di un fenomeno che sta cambiando profondamente il modo in cui i brand vengono percepiti e che potrebbe avere conseguenze per intere generazioni. Le sue parole sono un chiaro segnale per chi opera nel mondo del marketing e della comunicazione: la reputazione non è più solo un asset, ma una risorsa da proteggere con strategie mirate e consapevoli.

Molti pensano che la disinformazione sia un problema che riguarda solo la politica o i grandi gruppi internazionali. In realtà, anche le piccole e medie imprese ne subiscono gli effetti. Un’azienda può essere travolta da una notizia falsa, da una recensione negativa manipolata o da una campagna diffamatoria sui social media. E in un contesto come quello del Sud Italia, dove il passaparola ha ancora un peso determinante, un danno alla reputazione può trasformarsi rapidamente in una perdita economica concreta. Chi lavora nel turismo, nell’agroalimentare o nell’artigianato sa bene quanto sia importante la percezione di qualità e affidabilità. Bastano poche informazioni sbagliate per mettere in discussione il valore di un brand, con ripercussioni dirette sulle vendite e sulla fiducia dei clienti.

Difendersi dalla disinformazione richiede un approccio strategico e costante. Monitorare la propria presenza online diventa essenziale per intercettare in tempo reale eventuali attacchi alla reputazione. Strumenti come Google Alerts o le piattaforme di social listening possono aiutare a individuare contenuti falsi prima che si diffondano in modo incontrollato. Ma la prevenzione passa anche dalla costruzione di un’identità solida e autentica. Un brand che comunica in modo chiaro e trasparente, raccontando la propria storia con coerenza e continuità, è meno vulnerabile agli attacchi della disinformazione. Le aziende e i professionisti devono imparare a educare il proprio pubblico, promuovendo una maggiore consapevolezza sulla verifica delle fonti e sull’affidabilità delle informazioni.

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale in questa sfida. Il Global Risks Report evidenzia come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando il modo in cui le informazioni vengono create e diffuse. Da un lato, strumenti come i deepfake rappresentano un pericolo sempre più concreto, in grado di alterare la realtà e manipolare la percezione del pubblico. Dall’altro, la stessa tecnologia può essere utilizzata per individuare e contrastare le fake news, fornendo strumenti avanzati per verificare la veridicità dei contenuti. Per chi lavora nel marketing e nella comunicazione, questa è una sfida cruciale: non si può ignorare il rischio, ma si devono sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia per proteggere il proprio messaggio e rafforzare la propria credibilità.

Secondo il rapporto del World Economic Forum, il futuro sarà segnato da una crescente frammentazione e polarizzazione. Più della metà degli esperti intervistati prevede un aumento dell’instabilità nei prossimi due anni, mentre il 64% ritiene che entro il 2035 il mondo sarà caratterizzato da una competizione sempre più accesa tra grandi potenze. Questo scenario incerto si riflette anche nel mercato, dove la capacità di costruire fiducia diventerà un elemento chiave per la sopravvivenza delle imprese. Al Summit di Davos, è stato ribadito che la collaborazione sarà essenziale per affrontare le sfide della disinformazione. Questo vale non solo per i governi e le istituzioni, ma anche per le aziende e i professionisti che vogliono rafforzare il proprio brand in un contesto sempre più complesso.

Le fake news sono una prova di resistenza per tutti. Chi lavora nel marketing e nel personal branding ha il dovere di essere parte attiva nella costruzione di un ambiente informativo più sano e affidabile. Questo significa investire sulla trasparenza, comunicare con autenticità e sviluppare strategie che proteggano la reputazione nel lungo periodo. La fiducia non è solo un valore astratto, ma un asset strategico che può determinare il successo o il fallimento di un’impresa. In un mondo dove le informazioni viaggiano alla velocità della luce, proteggere la propria immagine e il proprio messaggio non è un’opzione: è una necessità.

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