Domenica 07 Settembre 2025 | 00:24

La nuova Commissione Ue dovrà fare i conti con la globalizzazione

 
Piero Liuzzi

Reporter:

Piero Liuzzi

La nuova Commissione Ue dovrà fare i conti con la globalizzazione

Adesso tocca a loro e non è detto che il dato numerico della votazione per la Commissione Europea non celi il dato politico che la rende molto più forte del previsto. Si vedrà

Sabato 07 Dicembre 2024, 13:28

Adesso tocca a loro e non è detto che il dato numerico della votazione per la Commissione Europea non celi il dato politico che la rende molto più forte del previsto. Si vedrà.

Certo l’immediato futuro è la più straordinaria scommessa da inizio secolo per quantità e varietà d’incognite. Auspicabilmente e probabilmente questa Commissione dovrà fare i conti con due dopoguerra: quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese. Ma non è tutto. Quale sarà la relazione sino-americana con l’avvento di Trump? Fino a che punto il nuovo inquilino della Casa Bianca muoverà guerra economica al resto del mondo?

Gli interrogativi non mancano e la nuova Commissione di certo dovrà sfoderare tutte le armi della diplomazia come mai finora. D’altra parte non ha alternative se non quella di essere il tavolo negoziale di partite globali perché solo il ritorno alla politica può salvare la faccia ai contendenti che si sono spinti al limite del disastro (inclusa la minaccia nucleare che serpeggia da Mosca a Teheran). Putin, Zelensky, Netanyahu e non pochi altri dovranno vendere alle proprie opinioni pubbliche soluzioni accettabili, non necessariamente vittorie gloriose.

C’era una volta un’Europa in grado di farlo, da Vestfalia a Vienna, prima del suo duplice suicidio tra il 1914 e il 1945. Henry Kissinger sin dalla sua tesi di dottorato aveva esaltato la diplomazia europea capace di costruire «Legittimità ed equilibrio» e a questo aveva ispirato la sua realpolitik.

Pertanto, vale la pena provare a essere all’altezza della propria storia. Per quanto roboanti le affermazioni di Trump, il presidente dovrà dare corso a una ripresa della politica industriale che non si può improvvisare e che forse avrebbe bisogno più di cooperazione che di dazi.

E qui, più che spintonarsi con il resto del mondo forse è il caso di riscoprire l’arte del possibile, della mediazione, e mettersi a lavorare. Una delle commissioni e delle vicepresidenze esecutive riguarda la Coesione (absit ogni campanilismo regionale). Senza dubbio per Coesione s’intende il perimetro dell’Unione Europea. Ma viene il dubbio che la strada della Coesione non sia solo quella che ci riguarda in quanto europei; infatti, gli esiti della globalizzazione e della sua crisi pongono la questione certamente in maniera più ampia e forse la domanda di Coesione è più vasta di quanto si pensi correntemente e che questa non possa compiersi senza una ripresa globale della cooperazione e degli scambi (ci ricorda qualcosa «Civiltà degli scambi», titolo dell’autorevole rivista pubblicata un tempo dalla pugliese Fiera del Levante?). Dopo l’ubriacatura della «Fine della Storia» e di una American Way of Life per tutti, forse il motore della Coesione sta in una globalizzazione «ben temperata», nella moderazione del «mercatismo» cui la Germania sta pagando un alto prezzo che inciderà su tutta la catena del valore tedesca sparsa per mezza Europa.

La «tenuta del centro» di cui ha detto von der Leyen non è solo un’astratta entità politica e neppure il luogo della mediazione pura. Piuttosto l’area nella quale il meglio delle variegate storie politiche del continente può operare congiuntamente per riportare l’Unione Europea al ruolo globale che le spetta.

Kissinger una volta aveva ironizzato chiedendo quale fosse il numero telefonico dell’Unione Europea. Forse Henry, lì dov’è, sarebbe lieto d’essere smentito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)