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Elezioni in Francia e la scelta del presidente Emmanuel Macron: dobbiamo parlare di audacia o di incoscienza?

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

Elezioni in Francia e la scelta del presidente Emmanuel Macron: dobbiamo parlare di audacia o di incoscienza?

La Francia, in queste ore, è dinanzi a un’esplosione interna, con caratteristiche di portata storica

Giovedì 13 Giugno 2024, 23:14

La stampa francese, così come il resto d’Europa, pur impegnata nel commento dei dati elettorali, si trovano dinanzi a una domanda centrale, in relazione alla scelta del presidente Macron: dobbiamo parlare di audacia o di incoscienza?  In ogni caso, è una mossa di poker quella che sta giocando Emmanuel Macron, il quale ieri ha detto: “Domenica sono cadute le maschere e non possiamo ignorarlo”. Sbalordito dall'entità di una sconfitta grave, seppure annunciata, è riuscito almeno a creare un effetto sorpresa, in tutti, proprio tutti. Anche a costo di ricevere, in cambio, un’umiliazione davvero scottante alle urne.

La Francia, in queste ore, è dinanzi a un’esplosione interna, con caratteristiche di portata storica. Intanto, il vicepresidente del partito di estrema destra, Rassemblement National, lunedì scorso, ha dichiarato che il leader ventottenne del partito, Jordan Bardella, sarebbe il suo contendente alla carica di primo ministro se ottenesse la maggioranza nelle elezioni anticipate. Macron ha precisato di essere fiducioso che i francesi faranno la “scelta giusta” nelle elezioni appena indette, ha parlato di una scelta coscienziosa e ben più lungimirante di quella che alcuni analisti si aspettano."Credo nella capacità del popolo francese di fare una scelta consapevole per se stessi, per le generazioni future e per il resto degli equilibri europei - ha affermato Macron. Ha poi aggiunto: - La mia unica ambizione è essere utile al nostro Paese, che amo così tanto". Fino all'annuncio del presidente, il consigliere speciale della Le Pen, suo cognato Philippe Olivier, non ci credeva quasi, era attonito (dicono le voci di corridoio).

“Il presidente non ha il coraggio di farlo davvero" aveva sogghignato Olivier in un’intervista a Le Monde, quando circolavano le prime voci di scioglimento. "Rimarrà nel ruolo di commentatore, anche se dovesse essere sconfitto, e darà fastidio a tutti", ha detto più di recente. Gli occhi di Olivier e della stessa Le Pen erano fissi, domenica sera, sul volto di Macron in tv, un volto appena appena nascosto dietro le bandiere e le telecamere francesi; mentre il presidente parlava – scrive la stampa di Parigi, Olivier ha ripetuto a se stesso (e ai pochi giornalisti che lo circondavano): "Vi do la mia parola che non lo farà fino in fondo. E’ solo qualcosa di apparente”. E poi cos’è successo? Macron l’ha fatto; ha continuato dicendo: "Ho deciso di darvi la scelta ancora una volta..." La folla di destra, in quel momento, è esplosa con canti di "Dissolution! Dissolution!". E il resto del popolo? Le organizzazioni giovanili hanno indetto una manifestazione contro l'estrema destra. La preoccupazione, ora, è palpabile in molti leader europei. Che futuro attende i francesi e quali saranno le conseguenze internazionali?

Innanzitutto va detto che, nel periodo precedente alle elezioni europee di domenica, la Francia è stata vistosamente silenziosa sull’opportunità di sostenere Ursula von der Leyen per rimanere al timone dell’esecutivo UE, suscitando preoccupazioni che Macron in persona potesse ipotizzare un’alternativa improvvisata. Il suo stretto alleato, Pascal Canfin, aveva dichiarato: “La Francia, e tutti nell’ecosistema presidenziale, vorrebbero che l’ex primo ministro italiano, Mario Draghi, giocasse un ruolo decisivo nella prossima Europa”. Ora, però, la questione è molto diversa. Il PPE sembra una scelta conveniente per
continuare garantire un’Europa moderata e non travolta davvero dall’onda nera, che si appropinqua.

Al momento, proprio con i numeri del PPE e dei Socialisti, ci si può allontanare dal pericolo dell’antieuropeismo, anche se, a ben guardare la situazione interna francese, si comprende chiaramente che la destra estrema ha vinto soprattutto perché, oltre Parigi, l’inflazione, con il suo disagio sociale, picchia duro sugli strati sociali più fragili. L’altra preoccupazione, per i francesi più moderati, arriva proprio dai Repubblicani, che vorrebbero lanciarsi in una costruzione della destra francese sul modello di Roma. E così il partito dei Repubblicani si spacca e c’è chi si interroga, dicendo: “Probabilmente l’ansia belligerante di
Macron ha spalancato, internamente, le porte al nazionalismo”. In fondo è sempre accaduto così nella storia.

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