Sabato 06 Settembre 2025 | 11:41

Sulle elezioni in Puglia tra scandali e inchieste spunta il caso dell’Aqp

 
Biagio Marzo

Reporter:

Biagio Marzo

Sulle elezioni in Puglia tra scandali e inchieste spunta il caso dell’Aqp

Presentate le liste dei candidati al rush finale dell’8 e 9 giugno. Amministrative ed europee in coppia, a Bari e a Lecce. A Bari, è stata più problematica la scelta dei candidati a sindaco, a sinistra, alla fine, invece di uno due: Michele Laforgia e Vito Leccese

Martedì 14 Maggio 2024, 13:38

Presentate le liste dei candidati al rush finale dell’8 e 9 giugno. Amministrative ed europee in coppia, a Bari e a Lecce. A Bari, è stata più problematica la scelta dei candidati a sindaco, a sinistra, alla fine, invece di uno due: Michele Laforgia e Vito Leccese. Più soft, con i tempi dovuti, il candidato a sindaco, Fabio Romito, a destra. A Lecce, riconfermato come candidato il sindaco uscente, Carlo Salvemini, con una giunta di centrosinistra. Il dante causa non è alla prime armi, è un capitano di lungo corso politico e amministrativo. Adriana Poli Bortone, a destra. Vale la pena dire che la destra è andata sull’usato sicuro. Già sindaco del capoluogo salentino, c’è stato il richiamo della foresta, per scendere in campo. Per soprammercato, il richiamo è stato forte sia per volontà della Poli Bortone sia da parte della destra, in crisi di astinenza da decenni, sperando di ritornare alla guida di palazzo Carafa. Un duello nel segno del barocco.

Alle spalle della preparazione e presentazione delle liste comunali di Bari, non sono stati idilliaci i prodromi politici per il cosiddetto campo largo. Anzi tutt’altro. Riprenderemo il filo rosso delle amministrative baresi nei prossimi capoversi. Per intanto, il presidente , Michele Emiliano, ha attraversato i due cerchi di fuoco: ha verificato di essere sostenuto da un’ampia maggioranza nell’ assemblea regionale, e poi, il passaggio dalla Commissione parlamentare dell’Antimafia. I punti di vista sono discordanti sulla sua audizione: insoddisfatti a destra e soddisfatti a sinistra. Fermo restando che continueranno le audizioni, ci sarà, altresì, quella di Decaro e, alla fine, l’Antimafia metterà nero sul bianco, ossia si metterà mano al documento finale sul presunto rapporto: Comune - mafia.

Michele Emiliano, audito dalla Commissione antimafia, ha messo in risalto che tutte le sue scelte politiche: dalla discesa in campo alle amministrative di Bari come candidato a sindaco a candidato alla presidenza della regione Puglia e alla sua gestione della cosa pubblica al Municipio e alla Regione, non ha avuto come stella polare: l’antimafia sociale. Vale a dire: «L'antimafia sociale entra nelle scuole, recupera allo Stato i familiari delle vittime innocenti, lancia una campagna per il riuso sociale dei beni confiscati. Nascono le associazioni, le cooperative, manifestazioni e festival, produzioni culturali e corsi universitari».

Detto questo, adesso, il presidente pugliese dovrà portare in porto gli accordi presi con il M5s e Azione. Con i 5s, ha stretto il patto della legalità: l’assessorato alla legalità già fatto, in cantiere il nucleo degli ispettori alla legalità amministrativa. Come se la Regione fosse l’epicentro del malaffare, nell’ ottica del leader 5s, Giuseppe Conte. E ha calcato la mano sulla questione morale, poi ha parlato a schiovere di Mani pulite per arrivare a Tangentopoli che lascia il tempo che trova. Essendo a corto di argomenti l’ha gettata sul populismo giudiziario.

Questa è stata la condizione dettata dal leader del M5s, cui il governatore ha accettato tout court. Emiliano è «uomo d’onore», non nel senso shakespeariano, e dovrà rispettare l’impegno preso con Conte. E con Azione. La sanità: l’illegalità delle liste d’attesa, applicazione norme anticorruzione e rotazione dei dirigenti ASL. Pacta sunt servanda.

Inaspettatamente, diciamo così, Emiliano dovrà vedersela con un caso nuovo di importanza nazionale, che riguarda l’Acquedotto pugliese, il più grande d’Europa, la cui legge, approvata dall’assemblea regionale, dovrebbe essere rivista alla luce dello stop del governo nazionale. La legge 14 del 28 marzo 2024, prevede il trasferimento del 20% delle azioni dell’Aqp ai comuni che si obbligano a loro volta a trasferirle alla società veicolo. Beninteso, tutto il pacchetto azionario al 100% è di proprietà della regione Puglia. Sennonché, per il governo, la legge 14 risulterebbe incostituzionale - il condizionale è d’obbligo in questo caso -, dato che non si sarebbero rispettate le direttive europee in materia in house, cioè senza gara. Al che, il vertice dell’Aqp non è d’accordo alla presa di posizione governativa.

Lo stop è stato messo dal ministero degli Affari Europei. Precisiamo che il 31 dicembre 2025 scade l’affidamento del servizio all’Acquedotto pugliese e la Regione, per evitare una gara europea, per cui si aprirebbe la porta ai privati, ha congegnata la legge 14 in house. In questo quadro, la Regione si attesta all’acqua bene comune, perché appartiene al demanio dello Stato. Insomma, un brutto inciampo, di cui aspettiamo gli ulteriori sviluppi su una questione non di poco conto. Intanto, i vertici di Aqp, sotto l’impressione che il governo punterebbe alla privatizzazione, chiaramente, hanno messo le mani avanti opponendosi. C’è da dire anche che l’Aqp e la Regione non hanno mai interpellato il governo su una materia così importante.

Ai tempi in cui all’Enel presidente era Chicco Testa e «ad» Franco Tatò e Lorenzo Pallesi guidava l’Aqp trasformato in Spa, ci fu la proposta di acquisizione per 3.100 miliardi di lire dell’ente idrico pugliese da parte dell’Ente elettrico, il cui obiettivo era di trasformarsi in multi utility.

Inutile dire che il problema dei problemi sono le elezioni comunali di Bari sia per Emiliano sia per Decaro, candidato alle europee. Sicché, i Dioscuri, di cui sopra, se Leccese non andasse al doppio turno, e non vincesse le elezioni, sarebbe il loro punto di ritorno politico. Fare previsioni sul vincitore e vinti, per l’atmosfera che si è creata, con tutto quello che è successo, nemmeno il sensitivo per eccellenza Rol ci sarebbe riuscito. Gli accadimenti a gogo, nel cosiddetto campo largo, sono stati, per modo dire, imprevedibili. Rotture politiche che si intrecciano, vuoi e non vuoi, con le inchieste: dal Codice interno al sistema Sandrino al caso Pisicchio. Basta e avanza. Nel frangente, a causa degli attacchi della destra che accusava di infiltrazioni mafiose nella cosa pubblica e chiedeva lo scioglimento dell’assemblea comunale e, infine, le iniziative del ministro dell’Interno, con l’invio di ispettori, Decaro, quindi Emiliano, organizzò una manifestazione. Da un lato, per sconfessare l’opposizione, dall’altro, per esaltare il sindaco come icona dell’antimafia e, come succede alle volte, invece di avere grazia si ebbe disgrazia. E ci fu una inaspettata fase di incertezza e sbandamento, in cui la stampa non fu di certo benevola. Alla luce dei fatti, ci fu da parte dei vertici Dem e non solo una lettura politica enfatizzata degli avvenimenti, che ha dato il destro alle audizioni in Commissione parlamentare antimafia. Dopotutto, la politica non è un pranzo di gala.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)