«Una scelta di vita». Fu il titolo di un libro di Giorgio Amendola a cui fecero riferimento come testo di formazione molte generazioni. Mimi Ranieri la ha pienamente rappresentata.
Egli è stato tutta la vita «funzionario» e dirigente del Pci e del Sindacato. Parte di quell’apparato divenuto mitico per la sua funzione e specificamente in Via Trevisani, la sede del Pci di Terra di Bari. È stata scelta di vita totalizzante.
La sua biografia ha coinciso con la storia del ‘900 nella nostra terra ,e vi ha proiettato la sua traccia via via nei passaggi della storia fino ai giorni nostri. Essa si può riassumere nelle scelte ideali di giustizia sociale, di uguaglianza, di pace .
Inverate dalla traduzione togliattiana della via democratica italiana al socialismo, pienamente incardinata nei principi della Carta Costituzionale della Repubblica italiana. E nell’art. 49: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Scelta di vita totalizzante intimamente connessa con la sua sfera familiare, nell’impegno politico e nella rigorosa condotta di vita all’insegna della moralità pubblica. Essere funzionario dell’apparato del Pci in Via Trevisani significava agire da ponte fra vertice e base degli iscritti. E nei due sensi.
Certo, per tradurre le politiche nazionali sui territori e fra i nostri ceti sociali di riferimento, ma specialmente per raccogliere e interpretare con antenne sensibili conoscenza del reale, bisogni, speranze di emancipazione. Il tratto peculiare di Ranieri è stata la ritrosia agli incarichi istituzionali, la sua totale dedizione alla necessità di portare nell’azione organizzata il pensiero e la strategia elaborati nel collettivo. E accanto a questa tenace capacità di organizzazione vivere con passione e creatività battaglie esemplari.
Per la occupazione giovanile, per esempio per la costruzione dell’invaso del Locone a Minervino Murge, per i piani irrigui con la gestione appunto delle cooperative agricole giovanili della Murgia. E per la pace. È stato promotore in prima linea dei movimenti per la pace e il disarmo. Dalla battaglia contro i missili Jupiter nella Murgia ai tempi della Guerra Fredda , a quella contro gli Euromissili a est come a ovest negli Anni 80.
Memorabili le riunioni con Pietro Leonida Laforgia, Nicola Occhiofino, l’incontro con don Tonino Bello. Come quelle a Roma con Pio Latorre ai tempi dei missili a Comiso.
Si può dunque dire che quell’uomo era parte di una nomenclatura chiusa e fredda ? Questo fu stereotipo di comodo che non coglieva come il Partito nella concezione di Ranieri era «la democrazia che si organizza», e l’apparato l’articolazione interna della metafora di Togliatti il partito come la giraffa: che guarda l’orizzonte con i piedi ben saldati per terra.
Questo ancoraggio ha portato lui e tanti nelle scelte di cambiamento con il vento della Storia; dal Pci al Pds , fino al Pd di qualche anno fa.
E sempre scorrendo tenacemente la sua rubrica telefonica a chiamarci, a sollecitarci in questi mesi alla mobilitazione per il cessate il fuoco in Ucraina come a Gaza. Le vicende dell’area politica di suo riferimento non gli hanno risparmiato amarezza profonda. Specialmente per le modalità della selezione interna ai partiti e nell’esercizio personalistico delle funzioni di governo.
Ma quell’amarezza mai è divenuta rassegnazione. Né si può definire ripiegamento nostalgico del tempo antico. È la sfida di oggi per la qualità della nostra democrazia e per la moralità delle funzioni di rappresentanza politica e istituzionale.