Durante la discussione del decreto Pnrr alla Camera, Meloni interviene anche sulle polemiche che riguardano l’aborto e la legge 194 del 1978, dopo l’approvazione di un emendamento al Pnrr che apre all’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori, per svolgere attività già previste dall’attuazione della legge sull’aborto in Italia. L’emendamento prevede che ci sia un supporto delle donne che non desiderano abortire e che sarebbero influenzate nella scelta a causa di condizioni di vulnerabilità personale, economica e sociale, a cui gli esperti delle associazioni potrebbero offrire supporto concreto sia nel discernimento della loro libertà di scelta, sia nell’eventuale gestione della gravidanza, nel caso la donna decida di proseguirla e portarla a termine.
Il tema dell’aborto è tornato al centro del dibattito politico anche per la propaganda tra forze opposte, in quanto tutte le modalità di attuazione del supporto alla donna, sono già espresse negli articoli della legge.
La libertà di scelta è tale solo se ci sono due possibilità alternative e dunque, essa è già tutelata.
La deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello, il 16 aprile ha depositato alla Camera una proposta di riforma per modificare l’articolo 32 della Costituzione, inserendo il diritto all’aborto tra le tutele previste dalla legge dello Stato. In Italia il diritto all’aborto è regolato dalla legge n. 194 del 1978. Alcuni esponenti dell’opposizione, hanno temuto che il governo volesse modificare la legge n. 194 attraverso un emendamento al decreto «Pnrr-quater», che consente appunto l’accesso nei consultori familiari «di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». La legge 194 prevede che i consultori familiari «assistano la donna in stato di gravidanza», informandola sui suoi diritti e «sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio» e sulle «modalità idonee» in virtù dei contenuti della legge. Il timore delle opposizioni è che tale emendamento possa consentire l’ingresso di esperti di posizioni antiabortiste nei consultori e influenzare il diritto all’aborto da parte delle donne.
Ma tornando alla sostanza del tema, possiamo comprendere quanto complesse siano le variabili che concorrono ad una scelta impegnativa come quella di interrompere o proseguire una gravidanza, spesso sofferta e molto «combattuta», da parte delle donne, così come è comprensibile per la società poter sentire il bisogno di contribuire ad esprimere un pensiero su un valore inalienabile come quello della vita umana e sul diritto a difenderla ad ogni costo e a tutelarla in modo che sia dignitosa. Probabilmente, oltre la diatriba propagandistica, il punto di incontro tra la difesa del valore della vita e la difesa del diritto di scelta della donna, sta proprio nel favorire le condizioni migliori, di benessere e di salute mentale e fisica, grazie alle quali la donna può effettuare la sua personale scelta, in condizioni di piena libertà. Dopo aver vagliato le possibili conseguenze dell’interruzione di gravidanza o di portare a termine la gravidanza e dopo aver valutato di essere in possesso delle risorse personali e sociali per prendere una delle due decisioni, anche grazie ai necessari supporti di esperti e di personale qualificato e specializzato, al fine di tutelare il suo benessere quale priorità imprescindibile.