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Sinner, a Melbourne la favola del «rosso» è solo un’alba

 
Antonello Raimondo

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Antonello Raimondo

Sinner, a Melbourne la favola del «rosso» è solo un’alba

L’ultima volta in cui un italiano trionfava in un torneo dello Slam c’era Adriano Panatta, sulla terra rossa del Roland Garros, a incantare i francesi accarezzando la pallina con quella mano fatata che l’ha reso celebre nel mondo

Lunedì 29 Gennaio 2024, 10:00

L’ultima volta in cui un italiano trionfava in un torneo dello Slam c’era Adriano Panatta, sulla terra rossa del Roland Garros, a incantare i francesi accarezzando la pallina con quella mano fatata che l’ha reso celebre nel mondo. Traiettorie più morbide, più tattica che fisico. E i riflettori delle tv lontani dal «circo» della racchetta. Oggi è un’altra storia ma le emozioni sono le stesse. Sinner gioca a «spaccare» le palline, incanta con recuperi sensazionali e una gelida gestione della parte mentale. Un piccolo «mostro» che promette di mettere le mani su tutti i trofei più prestigiosi. Approfittando della caduta degli dei (Djokovic ruggirà ancora ma non potrà durare in eterno, Nadal è ai titoli di coda) Jannik è nettamente il talento più esplosivo. Ora davanti anche ad Alcaraz, che pure ha già provato l’ebrezza di stare sul tetto del mondo e ha portato a casa due Slam (Wimbledon e Flushing Meadows). Lo spagnolo è in chiara involuzione, più mentale che tecnica. Non ha fatto l’ultimo stepe ora è chiamato a dimostrare di che pasta è fatto. Prima che il divario dall’azzurro diventi insanabile.

Sinner, già. Lo spot più bello per un’Italia che, nel tennis, già da un bel po’ riesce a fare la voce grossa grazie a un movimento che sa coniugare quantità (i numeri) e qualità (risultati). La vittoria della pugliese Flavia Pennetta a New York aveva segnato il punto più alto del movimento femminile con i maschi aggrappati a qualche sporadica fiammata. Poi è cambiato tutto. E oggi ci si può permettere il lusso di guardare oltre Sinner grazie alla crescita di tanti ragazzi con «fame» e ambizione. L’ultimo ad affacciarsi nei «salotti» buoni, Matteo Arnaldi. Questione di livelli, certo. Ma oggi è tutta un’altra storia. E si gode un sacco.

Il buon Djokovic non se la prenderà, anzi. Ma questo Sinner ha tantissimo del campione serbo. La «testa», prima di tutto. Giovane (classe 2001) ma già maturo come i fenomeni nella gestione dei momenti complicati. Quando il gioco si fa duro lui tira fuori il meglio, proprio come ha sempre fatto «Nole». Le partite vinte annullando match-ball, le incredibili percentuali nel fronteggiare le palle-break, ora anche la pazzesca facilità con cui ha portato a casa una finale Slam con uno svantaggio di due set. Sono questi i segnali, limpidi, che ci parlano di un potenziale «favoloso». Qualcuno ci ricorderà che ora viene il bello, sacrosanto. Ora sarà tutto ancora più complicato. Ma anche più bello e affascinante. Jannik è pronto. Spalle larghe e gli occhi della tigre. L’alba di una favola ancora tutta da scrivere.

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