Il mondo della Chiesa cattolica non passa un bel momento: tra la poca partecipazione di fedeli alle funzioni religiose, il processo di primo grado non di poco conto che coinvolge il cardinale Becciu condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione e l’ interdizione perpetua da pubblici uffici e al versamento di 8 mila euro di multa e la dirompente dichiarazione di «Fiducia supplicans».
Un miliardo e duecento mila cattolici sparsi su tutto il pianeta vive il momento travagliato della Chiesa con sofferenza.
In tutto questo, è scoppiato un piccolo caso rispetto a quelli accennati poc’anzi. Un sacerdote si è messo di buzzo buono a sconvolgere la tradizione del presepe, la cui storia risale al periodo catacombale e, nel 1223, grazie a San Francesco d’Assisi, sorse il primo presepe vivente. Il nostro ha voluto sollevare la questione delle «coppie arcobaleno» e chi ne fa le spese è il malcapitato San Giuseppe. Il quale, per volontà del prete, ha dovuto cedere il posto a una «mamma». Insomma, nella stalla ci sono due mamme, ma non c’è il padre putativo del nascituro.
Ma andiamo con ordine. Che ci sono le «coppie arcobaleno» è un fatto risaputo e non si può fare la politica dello struzzo. C’è modo e modo di parlarne, eccome non parlarne, tuttavia, don Vitaliano - questo è il nome del sacerdote - non fa un buon servizio alle diverse compagini di famiglie: da quelle divorziate alle coppie gay, perché fa crescere la confusione alla confusione. Non con uno scambio di statuette si rinnova la Chiesa, per questo, ci vuole ben altro. Davanti a questi problemi sensibili morali e dottrinali, di cui sopra, il Parlamento preferisce guardare altrove non mettendo mano, l’opinione pubblica, siccome si tocca una tradizione religiosa molta cara, non vuole mischiare il sacro con i diritti individuali e, oltretutto, la Chiesa fa, leninisticamente parlando, un passo avanti e due indietro. Oltretutto non c’è un vento politico favorevole di cambiamenti, men che meno tra la gente in carne e ossa. Sarebbe bello che fossero affrontati e risolti i problemi dei diritti civili, ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Il che vale per la Chiesa e per il Parlamento sopratutto.
A ben pensarci, sta squadernato, per esempio, il problema del suicidio assistito. Di cui, la Corte Costituzionale, con la sentenza 242/19, ha allargato i confini e ha demandato al Parlamento italiano di legiferare, ma, essendo in tutt’altre faccende affaccendato, non gli passa per l’anticamera del cervello di approvarlo. Problema dei problemi cui alcuno vuole proferire verbo. Marco Cappato, pur autodenunciandosi, è indagato ogni qualvolta aiuta colui che chiede il suicidio assistito.
Detto questo, nella tradizione cattolica, in specie nel periodo della natalità, il presepe viene amato da grandi e piccini e, peraltro, è in competizione, con l’albero di Natale, la cui origine tedesca risale al 1600 e forse anche prima. Per non farci mancare nulla, oramai, si costruisce il presepe e si adorna l’albero.
La pietra dello scandalo che ha sollevato molte polemiche - e, stranamente, molti laici hanno preso cappello contro lo stravolgimento del presepe -, è Don Vitaliano Della Sala, della Chiesa San Pietro e Paolo di Mercogliano - in provincia di Avellino - che ha escluso dalla stalla San Giuseppe sostituendolo con un’altra «mamma». Come si difende don Vitaliano, l’innovatore che esclude e include a suo piacimento il sacro della stalla ? «Mette in luce la diversità e l’inclusività nella Chiesa cattolica» . Tesi Cicero pro modo sua e non credo che quello che ha detto va nel verso della tradizione e della dottrina cattolica. Sebbene dentro la Chiesa di Francesco le divisioni siano all’ordine del giorno. Schematizzando, per facilità di ragionamento, la querelle è tra progressisti e conservatori.
In proposito, aggiungiamo una nostra considerazione: si mettono in discussione alcune dottrine specifiche della Chiesa in modo disorganico. Quello che abbiamo visto, nella settimana passata, con pubblicazione della «Fiducia supplicans» va oltre il caso del presepe e, comunque, tocca le fondamenta della dottrina della Chiesa. Il Dicastero per la dottrina della fede ha deciso che le coppie gay si possono benedire. Con il chiarimento che è una «benedizione semplice» e non riguarda di certo il matrimonio tra gay, ragion per cui resta legittimo quello celebrato tra uomo e donna. Si può immaginare le reazioni che si sono scatenate tra i favorevoli e i contrari. Sull’onda della discussione venuta fuori, occorrono alcune puntualizzazioni, per non fare polveroni che non servono. Si può partire dalla tradizione che è la radice di un popolo di fedeli che non devono tradirla, ma che non devono sentirsi nemmeno legati, Il presepe fa parte di questa fattispecie. Ciò significa far parte di una comunità confessionale che chiede, in alcuni casi, di «osare» di più sulla dottrina, dato il segno dei tempi. Quindi si parte da questa per andare oltre. Come dire, tutto deve essere in divenire, seguendo il filo rosso del rinnovamento nella tradizione della continuità.
Il presepe 2023: San Giuseppe è stato sostituito da un’altra mamma oltre Maria, di cui i Vangeli parlano come la partoriente di Gesù. E ciò non va bene, perché potrebbe leggersi come se don Vitaliano ha una gran voglia mettersi in mostra e seguire più la moda che fare una battaglia di cambiamento dottrinale.
Chi approfondisce la figura di Maria è il Vangelo di Luca. Ella viveva a Nazaret, in Galilea, e ricevette dall’arcangelo Gabriele l’annuncio che avrebbe concepito come madre il figlio di Dio. La scomparsa di Giuseppe di Betlemme dalla stalla in cui partorì Maria rappresenta un errore, in quanto egli fu sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Al dunque, non ci si può muovere su terreno tanto sdrucciolevole con provvedimenti senza una loro circolarità e con improvvisazioni che mettono in discussioni secolari tradizioni solo per il gusto dell’esibizionismo - leggasi don Vitaliano- mettendo in gioco problemi morali e dottrinali.