Non solo non si vede più un medico neanche a pagarlo in lingotti d’oro. Ma tanti non si fanno neanche curare più perché non hanno i mezzi per farlo. E gli insegnanti? Sembrano tanto svaniti nel nulla, che a fare lezione nelle scuole sia pure sempre più vuote si è dovuto chiamare le matricole delle università. E neanche quelle, perché anche gli studenti sono sempre più rari, spariti anch’essi in una desertificazione del Sud che sembra come quando quella «puttana» della Merica se li prendeva tutti, oggi andava via una famiglia domani un’altra. E così ora, anno 2030.
Da quando Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno avuto l’autonomia differenziata, vanno tutti lì perché pagano molto di più con i soldi che hanno sottratto alle altre Regioni. E nessuno può fermarli, perché la sempre maggiore ricchezza lassù si è tradotta in una maggiore povertà quaggiù. Lo Stato non è più in grado di pagare i servizi per il Sud neanche come prima, quando pure questi servizi non erano sufficienti perché la spesa storica privilegiava sempre il Nord. Perché ora lo Stato non solo non riceve più le tasse di lombardi, veneti ed emiliani che le trattengono per sé. Ma a lombardi, veneti ed emiliani deve dare anche altro, perché loro da ricchi hanno preteso di avere più diritto proprio in quanto ricchi. Cioè più meritevoli dei poveri. Perché la povertà è una colpa.
In questa situazione, ogni mese al Sud si sta chiudendo una scuola o un ospedale. Perché non solo non ce la fanno più a mantenersi, ma non ce la farebbero più senza ragazzi e senza malati che così si lasciano morire non potendosi pagare da sé le cure. A parte la crescente diminuzione della popolazione un po’ perché si fanno ancora meno figli di prima, ma anche (e soprattutto) perché tutti se ne vanno come abbiamo visto. Se ne vanno pure le giovani famiglie che i figli potrebbero farli. E se restano solo i vecchi, i figli chi li fa?
Per tentare di continuare ad avere i pur insufficienti ospedali di prima e le pur insufficienti scuole di prima, cosa hanno dovuto fare le Regioni e le città del Sud? Hanno dovuto ancora aumentare le tasse sui loro residui cittadini, per supplire a ciò che lo Stato non dà più a loro perché dà sempre di più a quelli con l’autonomia differenziata. Lo stesso Stato che del resto già prima per ogni cittadino meridionale spendeva oltre 3500 euro in meno all’anno che per ogni settentrionale.
Ecco allora la trappola nella quale è il Sud. Se ne vanno maestri e medici perché li pagano di più nel Nord con l’autonomia e con i soldi sottratti al resto del Paese, a cominciare dal Sud. Ma vanno via anche altri lavoratori, compresi i cervelli che non sono senza cervello per rimanere. Se ne vanno le famiglie anche perché con sempre meno servizi (dalla sanità alla scuola, appunto, ai trasporti pubblici, all’assistenza ad anziani e disabili) come si può vivere?, altro che qualità della vita. Se ne vanno anche per non pagare più tasse mentre al Nord trattengono le loro, anzi hanno anche il resto. Così il Sud sta scomparendo.
Ma scompare anche l’Italia, che già prima era due Italie, con i meridionali diversamente italiani. Ma ora le Italie sono tre. L’Italia delle tre Regioni dell’autonomia differenziata. L’Italia delle cinque Regioni che già prima erano a statuto speciale. L’Italia delle Regioni rimanenti, tutto il Sud meno la Sicilia. Con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che hanno le frontiere come Stati a sé, vai lì e ciascuna ha leggi diverse dalle altre. E anche gli imprenditori che avevano cominciato a capire quanto convenisse investire al Sud, ci corrono ma si trovano in difficoltà. In una, chessò, i loro camion devono pagare l’autostrada, in un’altra no pur essendo la stessa autostrada che passa da una parte all’altra. Una Babele.
Ma ciò che al Sud più interessa in questo 2030, è che sta sparendo velocemente e poveramente e malinconicamente. Eppure si poteva fermare quel progetto Calderoli che tutti condannavano ma di fronte al quale il Sud sembrava dormire. Ve lo ricordate quel 2023, ma anche prima? Calderoli che andava a razzo in Parlamento, e al Sud tutti zitti nonostante gli appelli di alcuni giornali (alcuni), «Gazzetta» compresa. E di tanti intellettuali e docenti universitari. Con i rappresentanti politici del Sud assenti e inermi (o forse complici) mentre la Banca d’Italia, e l’Europa, e la stessa Confindustria del Nord (ma pensa) lanciavano allarmi. Fra qualche anno sapremo quando nascerà l’ultimo meridionale della storia dell’ex Italia.