Il 17 marzo di oltre 130 anni fa, nel 1891, oltre 560 migranti italiani, diretti negli States, furono inghiottiti dall'Atlantico. Per ironia della sorte il piroscafo su cui erano imbarcati si chiamava «Utopia». Costruito per tre classi di navigazione aveva visto la seconda classe sparire per far posto alla terza, destinata ai migranti: all'epoca ben più lucrosa. Al largo di Gibilterra si scontrò con una corazzata inglese, la Anson. Lo squarcio prodotto dall'impatto con l'ariete sottomarino del battello militare fece affondare l'«Utopia» in pochi minuti, con gran parte dei passeggeri. L'episodio è ancora ricordato come tra i più luttuosi della storica emigrazione italiana.
Tra il 1861 e il 1950 si calcola che circa 31 milioni di italiani abbiano abbandonato il paese per cercare altrove lavoro e maggior fortuna. 19 milioni circa non hanno mai fatto ritorno. Il 20% circa dei migranti dell'epoca non riusciva a terminare il viaggio. Durava tra i 21 e i 30 giorni in condizioni igieniche e organizzative terribili, in condizioni di sovraffollamento e in ambienti destinati in origine a ben altri trasporti: il più delle volte carbone. Si dormiva in genere sul pavimento e si mangiava spessissimo cibo conservato in forme pessime, spesso avariato. Tantissime le morti in traversata per asfissia o fame. Altissime quelle infantili.
Si partiva per la «terra promessa», mossi da fame e miseria, ma non sempre «propria sponte». A spingere e convertire alla nuova prospettiva di vita c'erano - censite nel 1895 - 33 filiali di agenzie di viaggio e oltre 7.100 agenti. Battevano città e villaggi durante fiere e feste vendendo «l'America». A compenso una somma che poteva variare tra i 5 e i 25 dollari per ogni famiglia, secondo il numero di componenti, convinta ad emigrare. A far da battistrada una vera e propria inondazione di opuscoli e lettere contraffatte di emigranti già partiti e approdati negli States, in Brasile, Argentina o, più tardi, Australia.
All'approdo in terra incognita mille le difficoltà o i problemi, affrontati o magari moltiplicati grazie alla «solidarietà» organizzata di pochi assai «scafati» connazionali: di qui il trapianto di mafia e camorra, con il conseguente, pesantissimo stigma su intere comunità.
Difficilissimo per questi connazionali orientarsi su patria e famiglia come punti fissi di riferimento. Dio, forse: chissà.
Certo, oggi la terra patria appare assai mutata: a stravolgerla e colorarla hanno contribuito i nuovi processi migratori. A guardar bene però la speranza e la ricerca di futuro per tanti, troppi Italiani continua ad esser collocata e ricercata altrove, al di là della Patria nativa. L'ultimo rilevamento il 19 maggio 2023 registra oltre 65 milioni e mezzo di italiani in anagrafica nazionale, tra cui oltre 6 milioni e 26 mila residenti all'estero: il più delle volte più giovani e istruiti della media dei connazionali che continuano a vivere e lavorare nel Belpaese. E comunque ben più dei 5 milioni e 50 mila circa di immigrati residenti in Italia al 1 gennaio di quest'anno.
La preoccupazione tra tanti è fortissima per il modo in cui i mutamenti climatici, guerre e fame stanno spingendo milioni di persone a cercare in Europa approdo e rifugio permanenti. Secondo alcuni siamo ad un vero e proprio «assedio» mediterraneo. Una minore attenzione è però magari prestata allo stravolgimento demografico che da tempo investe l'Italia, con effetti devastanti sul mondo del lavoro e sui bilanci contributivi e previdenziali: meno nati, mano giovani, tantissimi anziani.
Ancora oggi contempliamo e vantiamo estasiati le foto dei nostri connazionali in equilibrio in cima ai grattacieli in costruzione nella New York di primo Novecento. Prestiamo invece scarsissima attenzione ai tanti che animano e colorano le impalcature dei palazzi nelle nostre città o le fornaci di fonderie, officine e campi. Mani d'ogni parte del mondo e d'Europa, in condizioni spesso assai pietose, colgono pesche, ciliegie e pomodori destinati diversamente a marcire.
Oggi come ieri da Italiani viviamo nel mondo traspirando con l'Umanità tutta. Meglio non scordarselo per provare a rinnovare in forme nuove un mutuo patto di solidarietà.