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Senza colpe i gestori dei lidi per spiagge e diritto al mare: il problema non è il caro-prezzi

 
Nicola Daniele Coniglio

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Nicola Daniele Coniglio

Senza colpe i gestori dei lidi per spiagge e diritto al mare: il problema non è il caro-prezzi

I consumatori se la prendono con i gestori dei lidi; i gestori dei lidi se la prendono con i loro fornitori e con i consumatori che non si rendono conto dei crescenti costi di gestione delle loro attività imprenditoriali

Martedì 05 Settembre 2023, 14:47

Ogni estate la discussione sul «caro ombrellone» è un appuntamento fisso. Quest’anno, complice il peso dell’inflazione su tanti altri fronti di spesa degli Italiani, la discussione sembra più accesa del solito. Soprattutto in Puglia. Qualcosa non funziona e tutte le parti cercano di individuare il «colpevole». I consumatori se la prendono con i gestori dei lidi; i gestori dei lidi se la prendono con i loro fornitori e con i consumatori che non si rendono conto dei crescenti costi di gestione delle loro attività imprenditoriali; nella classe politica c’è chi addirittura parla di «complotto mediatico» per dirottare i flussi di turisti in Albania, Grecia, Egitto ed altre località mediterranee. Un gran parlare che, come spesso succede, si basa su una scarsa analisi di fatti e possibili soluzioni.

Partiamo da una prima considerazione: che i prezzi siano aumentati in molte località turistiche italiane è un dato di fatto…e, in un contesto generale di inflazione, un aumento dei prezzi in linea con quello di altri beni e servizi non è per nulla sorprendente...è la risposta fisiologica di un operatore economico che vuole mantenere inalterato il suo margine di profitto. Ma c’è di più: non vi è nulla di scandaloso se un gestore di un lido dovesse improvvisamente triplicare i prezzi. Bisogna tenere separate la questione dei prezzi alti – che come cercherò di argomentare qui sotto non sono di per sé un problema – dalla questione dell’accesso della popolazione al bene comune, le spiagge e il mare. Tenendo distinte le due questioni si possono individuare azioni adeguate per far godere a tutti i cittadini del nostro patrimonio comune senza colpevolizzare nessuna categoria.

Partiamo dai prezzi. In un’economia di mercato se diamo una concessione di una porzione di costa ad un’impresa privata (un lido balneare), quest’ultima avrà un solo e legittimo obiettivo: fare profitti. E allora, possono scegliere i prezzi che vogliono? Sì, ma lo faranno sulla base di due ordini di considerazioni, esattamente come fa qualsiasi impresa. Il primo elemento su cui si fondano i prezzi sono i costi che i gestori dei lidi affrontano; costi che dipendono in parte da decisioni esterne alle imprese (es. il costo delle concessioni su cui tornerò alla fine) e in buona parte dalla qualità e quantità di servizi che le imprese stesse decidono di offrire alla loro clientela. Se offro servizi di base e attrezzature datate e di scarsa qualità, a fronte di costi più bassi potrò offrire prezzi più bassi e accessibili. Al contrario, sempre in modo assolutamente legittimo, un lido può decidere di specializzarsi su una fascia di clientela esigente e con un gran portafoglio. Nulla di cui scandalizzarsi se ci sono lidi con costi a partire da mille euro al giorno; con buona probabilità offriranno servizi con costi di produzione più elevati e sono in grado di offrire l’esclusività che è un valore per alcuni consumatori.

Nella scelta dei prezzi è il mercato che limita i comportamenti delle imprese. Se il prezzo è troppo elevato rispetto al servizio offerto nessuno acquisterà quel bene o servizio. Un lido irragionevolmente costoso sarà vuoto e non farà profitti.

Il punto fondamentale è un altro e intreccia il diritto di tutti i cittadini di poter fruire del mare, anche per chi non volesse acquistare i servizi offerti dai lidi. Questo però non dipende da chi gestisce i lidi ma da chi gestisce i beni pubblici, ovvero Governi centrali (che definisco le cornici giuridiche di utilizzo per scopi privati di beni pubblici) e amministrazioni locali. In altri paesi le porzioni di costa che sono allo stesso tempo libere e fruibili (ovvero dotate di un servizio di manutenzione, pulizia e un minimo di attrezzature di base) sono di gran lunga più ampie delle nostre. I lidi privati svolgono una funzione importante che non bisogna dimenticare: fanno manutenzione di una parte delle coste e le rendono fruibili sebbene dietro pagamento di un corrispettivo che in condizioni di concorrenza sarà giusto. Quando però gran parte della costa fruibile è privata il rischio – evidente in alcune località - è non solo quello di ridurre il «diritto al mare» ma quello di dare un maggiore potere ai lidi in concessione che potranno pertanto chiedere prezzi più alti. Infatti, un’alternativa pubblica di qualità servirebbe come potente calmiere dei prezzi degli stabilimenti balneari privati.

Ci si chiederà, ma allora perché diamo in concessione a privati un’ampia parte delle nostre bellezze costiere pubbliche? Lo Stato ci guadagna un bel gruzzoletto? Sfortunatamente no, le concessioni demaniali pagate dai gestori sono mediamente nell’ordine di poche migliaia di euro all’anno... Decisamente poco a fronte dell’utilizzo in esclusiva di un bene di tutti. Anche qui però diamo un volto ai veri colpevoli che non sono i gestori privati dei lidi ma i vari Governi che, nonostante i decennali richiami della Commissione Europea, hanno deciso per motivi di opportunità politica di mettere la testa sotto la sabbia.

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