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La rivolta delle banlieues nella Francia di Macron è un monito per l'Europa

 
Isidoro Davide Mortellaro

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Isidoro Davide Mortellaro

La rivolta delle banlieues nella Francia di Macron è un monito per l'Europa

Da anni la cronaca di quel paese squaderna una scena sociale incandescente

Martedì 08 Agosto 2023, 14:00

La Francia nei giorni scorsi è stata sconvolta dalla rivolta delle banlieues. Da anni la cronaca di quel paese squaderna una scena sociale incandescente. Quando si è provato a rivedere i prezzi di benzina e derivati è stata jacquerie ed è nato il movimento dei gilet-jaunes, di stampo neo-populista: con tanto di cahiers de doléances di gloriosa memoria. Poi vi è stato il doppio tentativo di riforma del sistema pensionistico: il primo nel 2019, dapprima bloccato dal Covid; il secondo andato in porto di recente, con uno strappo parlamentare.

La République macroniana, lungi dall’acquetarsi in un ritrovato cammino comunitario, si rivela scossa come non mai da un terremoto sociale permanente, mentre l’Unione europea è assediata dalla guerra in Ucraina e alle prese con una epocale rideterminazione dei rapporti col mondo, dalla Cina agli USA. Come ne usciranno i fratelli transalpini? Assurdo pensare di rivolgersi indietro ai Trente Glorieuses, al benessere e alla crescita di un tempo, per rimpiangere quell’epoca e fantasticarne il ritorno. Da tempo siamo precipitati in un’altra età: quella dei Trente Piteuses analizzati anzitempo, già nel 1998, da Nicolas Baverez: la «Francia è oggi l’uomo malato di un’Europa decadente», in cui «la crisi economica si trasforma in crisi sociale e diviene infine crisi istituzionale».

L’ennesimo ammazzamento di adolescente ha infine scatenato ancora una volta le banlieues e la connessa repressione poliziesca su larghissima scala. Ad essa Macron, nonostante i tanti proclami, non ha saputo sottrarsi. Due France inconciliabili si guardano in cagnesco, proprio come eternato 30 anni da Mathieu Kassovitz nel film La Haine. In tanti aguzzano la vista su queste jacqueries post-moderne, provando a penetrare oltre la coltre stesa dalle facili etichettature sulla «neoplebe».

È il caso invece di interrogarsi su ciò che in Francia appare estremizzato da una congiuntura particolarissima ma che è cronaca quotidiana in tutta Europa. Il neoliberismo tecnocratico che da tempo spadroneggia è divenuto, complice la crisi fiscale universale e la dissoluzione dei sistemi politici fondati sulla partecipazione di massa, incoronazione di un leaderismo corrosivo d’ogni sistema di protezione sociale. Una società sempre più ignuda si dibatte, sotto l’assedio di un immane rancore sociale, tramutando in distopia la realtà quotidiana di masse sempre più estese.

La Francia, affetta inguaribilmente da cesarismo congenito, ora ne è vittima. L’intera Europa, se persiste nel suo immobilismo, rischia non solo di affacciarsi su questi baratri.

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