Giochiamo a indovina chi. È bionda, il suo colore preferito è il rosa e adora i tacchi alti. Ci siete? Il suo nome inizia con la B. Dai, è impossibile sbagliare: è Barbie, ovviamente.
La bambola più famosa del mondo, ormai vecchia di decenni solo sulla carta d’identità, si prende la sua rivincita dopo anni di «strumentalizzazioni» e lo fa a tutto schermo. È uscito ieri nelle sale cinematografiche il suo primo live action. Il film diretto da Greta Gerwig, prodotto dalla Warner Bros con Margot Robbie e Ryan Gosling che punta a essere uno dei titoli più importanti dell’anno.
Nomea dovuta non solo per il cast stellare, per la regia indie o la colonna sonora firmata con un brano ultra pop di Dua Lipa. Ad accendere i riflettori ancora di più sul film ci si mette il colore. Pare che il mondo abbia finito il rosa: secondo i ben informati - è giusto che si sappia – la scenografia realizzata per colorare Barbie Land ha esaurito le scorte di pink, tanto da provocarne una carenza mondiale. D’altronde basta aprire Google per avere la conferma del livello di psicosi che circonda la pellicola. Se si digita il nome Barbie sulla barra del motore di ricerca, ecco che gli utenti sono catapultati in un mondo scintillante e, manco a dirlo, tutto rosa. Non c’è che dire: la campagna pubblicitaria messa in atto per accompagnare l’uscita del film negli ultimi mesi, ha fatto centro. App interattive, video e reel che spopolano sui social con i volti (e i piedi) della bellissima e ammiccante Margot Robbie nei panni della protagonista o degli addominali scolpiti dell’ultra palestrato Ryan Gosling/Ken. Insomma non c’è scampo: gli scettici si incuriosiscono, gli aficionados si tuffano a capofitto e le bambine non vedono l’ora di prendere d’assalto i cinema, con la bambola della Mattel tirata a lucido per l’evento e i genitori al seguito.
Ma la pellicola sarà davvero un successo? A dirlo tra qualche giorno ci penserà il botteghino. Intanto la trama ideata dalla Gerwig intriga. Barbie sembra essere piena di dubbi sul suo finto mondo di plastica in cui è imprigionata. Nelle scene rilasciate in questi giorni possiamo vederla divertirsi insieme ad altre decine di barbie iper caratterizzate e decine di ken.
L’idillio della protagonista però mostra delle crepe, la perfezione si incrina e così Barbie si ritrova con i piedi “piatti”, perdendo una delle sue caratteristiche più distintive. Da queste premesse parte un viaggio nel mondo reale – con il Ken interpretato da Gosling – nel quale la protagonista dovrà anche affrontare il perfido cda dell’azienda produttrice di bambole, presieduto da Will Ferrell. Non aggiungiamo altro. Ma... il dilemma resta. A chi si vuole strizzare l’occhio con questo film?
Alle mamme, nostalgiche, cresciute nel culto della vita perfetta di Barbie o alle nuove generazioni a cui è stata estesa la passione per quel mondo fatato? Una cosa è certa. Il modello iconico di Barbie sempre impeccabile e sublime, eterosessuale, felice e vincente rappresenta un mito della perfezione deformante e deturpato della realtà. Specchio riflesso di qualcosa che non c’è. «Life in plastic is fantastic», recitava la canzone degli Aqua, dal titolo eloquente. Ma per favore, facciamo fare le Barbie Girl a chi non ha nient’altro che questo. Sempre che di Barbie ce ne siano rimaste a questo mondo.