Le banche operano in naturali condizioni di illiquidità. È l’essenza della loro attività di trasformazione quali-quantitativa del potere di acquisto. Difficilmente sono nella posizione di far fronte alla richiesta di immediato rimborso di tutti i depositi a vista utilizzando le proprie riserve di liquidità e le somme che riuscirebbero a recuperare dalla revoca dei finanziamenti a vista e dalla liquidazione del proprio portafoglio titoli. I finanziamenti concessi dalle Banche Centrali permettono alle banche di sopperire alle loro naturali carenze di liquidità. I controlli delle autorità creditizie mirano ad evitare che le banche assumano rischi in eccesso rispetto a quelli che possono assorbire con il loro patrimonio. Finché perdura la fiducia dei depositanti nella capacità di questo circuito di autoalimentarsi il sistema bancario dispiega i suoi effetti positivi sull’economia reale.
Le vicissitudini delle banche statunitensi e svizzere di queste settimane sono figlie di carenze nella vigilanza e di dubbi dei risparmiatori sulla volontà delle Banche Centrali di sostenere le esigenze finanziarie di ultima istanza del sistema bancario. La speculazione, terzo incomodo sempre in agguato e spesso mal tenuto in considerazione dalla vigilanza, sta facendo il resto.
Le crisi finanziarie degli scorsi decenni hanno dato vita a profonde e sostanziali revisioni della regolamentazione bancaria e finanziaria e del sistema dei controlli. Oggi le banche, in tutto il mondo, sono molto più solide e vigilate rispetto al passato. Le banche dell’area Euro lo sono in modo particolare: l’attenzione alla liquidità delle singole banche e del complessivo sistema è più alta che altrove ed oltre 110 banche dell’area Euro considerate a rilevanza sistemiche sono oggi sotto la diretta vigilanza della BCE. Il meccanismo unico di risoluzione delle crisi ha disciplinato in maniera incontrovertibile, pur se criticabile sotto diversi aspetti, le procedure per la gestione, a livello UE, delle situazioni di insolvenza delle banche.
Le strette interconnessioni tra i sistemi bancari delle diverse parti del mondo favoriscono però il dilagare delle crisi bancarie anche in contesti fondamentalmente solidi ed altamente vigilati. Il problema oggi è: la fiducia dei depositanti nella efficacia della architettura europea del sistema di vigilanza e di gestione delle crisi bancarie sarà più forte delle spinte speculative che aleggiano sui tasselli più deboli di questo puzzle?
Le nostre banche, ieri penalizzate rispetto a quelle estere dai maggiori costi di vigilanza imposti dal nostro sistema, sono oggi penalizzate dagli effetti indiretti di carenze nella vigilanza e nella gestione delle crisi di altri sistemi. Un circolo vizioso che ha reso in passato meno competitive le nostre banche rispetto a quelle di oltre oceano e che rischia oggi di travolgerle. Resistere a questa onda d’urto potrà però significare acquisire importanti vantaggi competitivi quando le acque si saranno calmate: il valore della solidità dell’Unione Bancaria Europea. È questa la scommessa su cui ha puntato il legislatore UE e fortemente investito la BCE nell’ultimo decennio. È questa la luce in fondo al tunnel: un circolo virtuoso che adeguatamente valorizzi i presidii di vigilanza a salvaguardia della fiducia nella stabilità del sistema bancario.
Ma in Europa resta ancora tanto da fare. Se lo si fosse fatto, oggi potremmo gestire queste turbolenze con strumenti più efficaci. L’Unione Bancaria Europea non è ancora del tutto completa. La realizzazione di un Meccanismo Unico di Assicurazione dei Depositi è ancora al palo, a tutto scapito della possibilità di gestire in modo equo ed efficace crisi bancarie che dilaghino in parti diverse dell’Unione. Occorre anche fornire alla BCE maggiori strumenti per contrastare le speculazioni sulle banche e sul debito sovrano, specie quelle attuate mediante strumenti derivati. La regolamentazione in materia di conflitto di interessi e soprattutto di lobbying merita profonde riflessioni e una maggiore armonizzazione.
Anche dal lato della trasparenza delle informazioni di rilievo prudenziale può essere fatto molto, specie se si considerano le banche di più piccola dimensione.
Dovessero avere qualche iniziale successo sulle banche, gli speculatori punterebbero le loro attenzioni sul debito sovrano dei Paesi più indebitati o economicamente più deboli. Il principale argine a questo tipo di speculazioni predisposto dal legislatore UE è il Meccanismo Unico di Stabilità, MES. Criticabile sotto diversi punti di vista, migliorabile sotto talaltri ma le cui modifiche al trattato istitutivo sono indifferibilmente da recepire all’interno del nostro ordinamento giuridico.
Le crisi economiche e finanziarie hanno almeno il lato positivo di mettere a nudo le criticità del sistema, magari ben conosciute ma sottaciute nella speranza di non doversene mai preoccupare. Cosa impareremo da quest’altra tempesta finanziaria? Speriamo molto e soprattutto molto in fretta.