Sabato 06 Settembre 2025 | 20:38

Non perdere l’amore per Sanremo

 
Oscar Iarussi

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Oscar Iarussi

Non perdere l’amore per Sanremo

Diciamolo, anzi, digiamolo alla Fiorello-La Russa: Amadeus ha condotto in porto un’edizione premiata dagli ascolti e dalla pubblicità (tanta, troppa), meno dalla musica

Domenica 12 Febbraio 2023, 12:00

15:08

Dicono: «Non è più il festival della canzone italiana, macché, troppa politica». Davvero è una novità? Dieci anni fa - vincitore nel 2013 fu Marco Mengoni con L’essenziale - all’Ariston infuriarono le polemiche in vista delle elezioni di fine febbraio. Presentavano Fazio e Littizzetto e scoppiò un putiferio per l’imitazione del Cavaliere inscenata da Crozza. L’on. Meloni espresse «sconcerto» per la presenza tra gli ospiti di Carla Bruni in Sarkozy. Motivo, le presunte indulgenze di «Carlà» verso il terrorista Cesare Battisti, a lungo rifugiato Oltralpe (Fratelli d’Italia avrebbe preso il 2 per cento nelle urne post-festival). Come vedete, a parte la percentuale del partito della Giorgia nazionale, dinamiche e protagonisti non cambiano. La Lega di Salvini non ha gradito il presidente Mattarella a Sanremo? Nel 2018 in platea si affacciò lo stesso Salvini con la fidanzata di allora Elisa Isoardi, eppure Calderoli definì la kermesse «l’oppio del popolo per distrarre il Paese dai problemi reali».

Diciamolo, anzi, digiamolo alla Fiorello-La Russa: Amadeus ha condotto in porto un’edizione premiata dagli ascolti e dalla pubblicità (tanta, troppa), meno dalla musica. Con le sue giacche carta da parati anni ‘70 e la camminata comica-western, «Ama» (abbreviativo, milanesismo) è il campione dell’aurea mediocritas, che in latino è un complimento. Possibile traduzione italiana: «il giusto mezzo» o «moriremo democristiani». Ed ecco l’elogio della Costituzione di Benigni, bello ed «innocuo» perché incentrato sugli articoli meno «divisivi», e le sonnamboliche dirette di «Ciuri» (abbreviativo, sicilianismo). Ecco la lettera di Ferragni alla bambina che è in lei-noi e il sex toy di Rosa Chemical; il politicamente scorretto di Angelo Duro o Francini e la schiacciata antirazzista di Paola Egonu; il compitino sulle foibe e gli sguardi sul carcere minorile della Fagnani e di Il mare fuori; le provocazioni di Fedez e il trio dei vecchi leoni...

Quando Morandi ha intonato Uno su mille, Al Bano È la mia vita, e Ranieri Perdere l’amore, ci siamo commossi tutti. Perché quei titoli dicono di noi, dell’identità italiana intessuta di contraddizioni, della voglia di parlare e sparlare in piena notte con i coniugi, gli amici o da soli su Twitter. E infine sappiamo che no, non lo perderemo mai l’amore per Sanremo.

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