Sabato 06 Settembre 2025 | 17:49

Treni, sanità, autonomia: cos’altro deve succedere perché il Sud si arrabbi?

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

L'ingordigia del Nord: loro più autonomi. E i servizi al Sud?

Si tratta solo di decidere da dove cominciare...

Venerdì 02 Dicembre 2022, 15:29

Allora, si tratta solo di decidere da dove cominciare ad arrabbiarsi. La Svimez lancia l’allarme per il Sud: nel 2023 recessione (Puglia meno 0,5 per cento, Basilicata meno 0,4, Centro Nord più 0,8 del Pil). Nel 2023 al Sud 500 mila nuovi poveri (più 2,8 contro lo 0,4 del Centro Nord, Puglia 100 mila in più). Un bambino che nasce al Sud corre un rischio doppio di morire entro il primo anno di età rispetto a uno del Centro Nord. Un meridionale su dieci non si cura più per mancanza di mezzi. E anche per questo un meridionale vive in media tre anni meno di un centro-settentrionale.

Ancora. Un bambino che nasce al Sud piange di più di uno che nasce al Centro Nord: non fa in tempo ad aprire gli occhi che si accorge di essere nato nel posto più bello ma più discriminato d’Italia. Avrà meno asili nido, meno tempo prolungato a scuola, meno mense scolastiche, meno scuola-bus, meno biblioteche, meno palestre, meno assistenti sociali. E deve cercare di non ammalarsi, perché nel 70 per cento di casi in più rispetto ad altri dovrà andare in regioni diverse dalla sua a ricoverarsi.

Ma non da meno quando diventerà più grande: solo la Regione Puglia in tre anni ha pagato 700 milioni a Regioni del Centro Nord dove i suoi malati sono stati costretti ad andare con i «viaggi della speranza». I poveri che finanziano i ricchi. Ma spesso viaggi del ricatto più che della speranza: scendono con navette dal Nord per portarseli, servizio tutto compreso. Non escluse «piratesche incursioni» (denuncia dell’assessore Palese) di medici settentrionali scesi per consulenze in cliniche private. E che colgono l’occasione per dirottarli su da loro, con precedenza negli interventi rispetto ai locali. La tratta dei malati non minore di quella degli universitari, essendo le università del Sud tanto meno finanziate di quelle del centro Nord da provocare la fuga.

Ma poi i treni. Il 70 per cento della rete ferroviaria al Sud è a binario unico (45 per cento Centro Nord) mentre il mondo si prepara ad andare su Marte. E da oltre metà del Sud con quattro ore di viaggio non si raggiunge neppure il 5 per cento della popolazione italiana. Lontani per geografia, isolati per decreto. Il 65 per cento dei porti sono al Sud, ma la maggior parte non hanno un mezzo binario che li colleghi al resto del creato. Al Centro Nord c’è un aeroporto ogni 50 chilometri, al Sud ogni 200.

Fermi qui per evitare la depressione. O l’esodo dal Sud che già c’è. Tanto più visto chi dice: colpa vostra, con tutti i soldi che vi sono dati. Se non ci fossero i Conti pubblici territoriali (ministero economia), la Banca d’Italia, la Corte dei conti, la Commissione parlamentare bilancio & C. a certificare come ogni anno sono sottratti al Sud 61 miliardi di spesa pubblica che vanno a finire al Centro Nord. I poveri che assistono i ricchi. Ormai lo sanno tutti, compresi i ricchi, tranne che non si voglia ancora sostenere che la Terra è piatta.

Ma allora, in un Paese per Costituzione equo e solidale, che si fa? Per insegnare ai poveri che peggio per loro se sono poveri, gli togliamo il Reddito di cittadinanza. Nato su una ipocrisia (e controlli inesistenti): te lo diamo ma tu devi accettare il lavoro che ti proponiamo. Lavoro che non viene dal cielo né dal cilindro di un mago. Come infatti avvenuto. Reddito non superiore a quanto il Nord, per dirne solo una, ha preso finora di sussidi Covid. Togliamo il Reddito, ma tanto c’è il Pnrr. Andato al Sud per il 40 per cento invece del 65 come voleva l’Europa. Quaranta che poi diventa solo il 22 con nome, cognome, indirizzo del Sud. Ma anche se vi spettano, dovete partecipare a un concorso con tutti gli altri Comuni per averli. Ma nei Comuni del Centro Nord ci sono più dipendenti che in quelli del Sud. Fatti vostri (anzi dei tagli sperequati dello Stato). Beh.

Almeno rimediamo alle ingiustizie della sanità. Fondi dello Stato maggiori al Centro Nord perché lì ci sarebbero più anziani. Ma anche se è così, sono anziani ricchi rispetto a quelli più poveri del Sud. Ora si discute se cambiare quel criterio. Con la fermissima opposizione di chi? Ma della Lombardia, dove la maggior parte dei viaggi della speranza vanno a finire. E voi ci volete togliere questo business del dolore?

Mah, un aiuto indiretto può venire al Sud dalla richiesta di Lombardia (solita), Veneto, Emilia Romagna di avere l’autonomia differenziata, svolgere da sé funzioni ora dello Stato. Occasione perché si calcolino finalmente quei bisogni del Sud tanto mai calcolati da averli finora negati. Ma per dare al Sud ciò che anche il presidente Mattarella dice che gli spetta, si dovrebbe togliere al Nord che ha avuto senza che gli spettasse. Bestemmia, bestemmia.

Fatta la somma, allora cos’altro deve succedere perché il Sud si arrabbi? E che dite, ci arrabbiamo o no?

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