Quattrocentomila abitanti per ognuno dei 10 collegi uninominali della Camera e ben un milione per ciascuno dei 4 collegi uninominali per il Senato. Sono numeri da brivido, specie per gli addetti ai lavori, quelli che emergono dalla lettura in chiave pugliese dei dati relativi al sistema elettorale con il quale voteremo il prossimo 25 settembre. Il sistema elettorale, il «Rosatellum», in realtà è lo stesso della precedente tornata del 2018 ma a causa del taglio dei parlamentari, la sua declinazione pratica sta avendo effetti già dirompenti nei ragionamenti pre-elettorali. Collegi così grandi, nei quali si vince un scranno alla Camera o al Senato prendendo almeno un voto in più degli avversari, richiedono una campagna elettorale molto onerosa in quanto a costi, dovendo coprire con i comitati, la pubblicità, la comunicazione, gli eventi e i comizi aree assai vaste, e altrettanto dispendiosa dal punto di vista politico perché per raggiungere il risultato, bisogna allargare al massimo la base dei consensi, senza andare molto per il sottile e soprattutto mettendo da parte pulsioni elitarie. Servono i voti, insomma, non i salotti.
Le dichiarazioni e i distinguo piovuti dopo la caduta del Governo Draghi, stanno lasciando il posto in queste ore a riunioni su riunioni per capire se dopo che si erano tanto amati, tanto da presentarsi assieme alle amministrative del 12 giugno scorso e mentre governano uniti pure dove si erano presentati divisi (la Regione Puglia) Pd e 5 stelle si presenteranno nella stessa porzione di campo per sfidare il centrodestra: il barometro ieri sera annunciava tempesta. Se è vero che la quota proporzionale, garantita dal Rosatellum, lascia viva una quota identitaria e costituisce un indispensabile paracadute per chi si lancerà nel fuoco dell’uninominale e per chi ha pochi voti personali, è anche vero che la sfida nei collegi è cruciale per chi punta al Governo. Nel 2018, il Movimento 5 stelle vinse in Puglia in tutti i 16 collegi uninominali della Camera e negli 8 del Senato, battendo ovunque le coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Nel frattempo le cose sono (parecchio) cambiate e il centrodestra unito potrebbe approfittarne, facendo man bassa se l’altro fronte non riuscirà a ricucire gli strappi generati dalla fine dell’esecutivo Draghi.
Per arginare l’onda di centrodestra, in una regione che tradizionalmente è di centrodestra ma che viene governata dal centrosinistra da ormai ben 17 anni anche ricorrendo a un campo largo pre Letta-Conte che pochi mesi fa ha perfino portato a guidare l’assessorato alla sanità il candidato sconfitto del polo moderato alle regionali del 2010, ecco che da più parti si evocano le discese in campo dei big, a partire dal presidente Michele Emiliano e dal sindaco Antonio Decaro. Premesso che i ruoli istituzionali di Emiliano e Decaro sono incompatibili con il ruolo di parlamentare, appare evidente che i big, vista l’ampiezza dei collegi e la necessità di schierare candidati già noti, potrebbero fare la differenza unicamente proprio nell’uninominale, giacché nel proporzionale è il simbolo del partito a tirare, non certo i nomi dei candidati nel listino. Ma c’è qualcuno che ora e adesso può immaginarsi Decaro candidato alla Camera nel collegio 5 che aggrega 9 comuni della città metropolitana di Bari, tra i quali il capoluogo, oppure Emiliano in lizza nel collegio 3 del Senato che abbraccia 26 comuni della provincia barese oltre al capoluogo? Poi certo, sia Emiliano che Decaro possono ritenere esaurita la loro esperienza in Regione o al Comune ma sembra difficile che ciò accada nel bel mezzo dell’estate, senza il tempo di preparare la successione e per di più lasciando il sicuro (la guida di Comune e Regione) per l’insicuro, con il rischio di ritrovarsi a fare per 5 anni il peones dell’opposizione a Montecitorio o a Palazzo Madama.
Il rompicapo è servito, condito dal dubbio amletico se lasciare tutto com’è, e però così favorire il ritorno a Palazzo Chigi dopo 11 anni, oppure tentare il tutto per tutto, assecondando le pressanti richieste dei leader partito ai portatori di voti, ritrovandosi poi il 26 settembre assediati da cumuli di macerie fumanti.