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Non c'è scelta: ora rimettiamoci la mascherina

 
Michele Partipilo

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Michele Partipilo

influenza

Dopo i dati confortanti del mese di maggio, la linea di tendenza ha ripreso a salire riportando in alto il numero dei contagi e, purtroppo, dei decessi

Lunedì 04 Luglio 2022, 15:02

I dati sono impietosi e dicono con chiarezza che il Coronavirus sta rialzando la testa. In piena estate, la stagione che nel 2020 e nel 2021 ci aveva concesso una tregua da mascherine e divieti vari. Da Nord a Sud tutti gli indicatori segnalano dati in peggioramento: dall’indice Rt fino alla percentuale di occupazione dei reparti ordinari e delle terapie intensive, per fortuna le meno frequentate. Dopo i dati confortanti del mese di maggio, la linea di tendenza ha ripreso a salire riportando in alto il numero dei contagi e, purtroppo, dei decessi.

Situazione allarmante che ha indotto il governo a prorogare la possibilità dello smart working per le categorie fragili e a ribadire l’uso della mascherina sui luoghi di lavoro. Misure forse insufficienti, vista la piega che sta prendendo la situazione.

L’idea che l’infezione prodotta dalle ultime varianti sia poco più che un influenza induce molti ad abbassare completamente la guardia. Un messaggio sbagliato comunicato nel modo sbagliato. Per due sostanziali ragioni: il contagio da Coronavirus «è come un’influenza», ma solo per i soggetti sani, mentre per tutti gli altri (fragili, anziani, donne incinte) può essere molto pericoloso. Tanto vero che il bollettino quotidiano delle vittime tende a salire rapidamente, puntando ormai ai cento morti al giorno. Secondo, il fatto che il virus e tutte le sue varianti continuino a circolare permette loro di tenersi attivi, cioè di produrre altre varianti di cui non si può prevedere nulla in fatto di pericolosità.

C’è un’altra considerazione da fare: se oggi, con temperature che da decine di giorni sono stabilmente sopra i 30 gradi in tutta Italia, c’è questa ripresa dei contagi, in autunno, quando le condizioni climatiche favoriscono la circolazione del virus e abbassano le difese immunitarie, che cosa accadrà? Senza dimenticare che in autunno riaprono le scuole e nessuno, ma proprio nessuno, ha voglia di tornare alla Didattica a distanza, ovvero alla morte dell’apprendimento.

Bisogna ammettere che sono state fatte scelte incaute, un liberi tutti prematuro. Per le pressioni partitiche di chi doveva raccogliere consensi dall’abolizione delle mascherine; perché all’estero hanno già cancellato obblighi e divieti; perché interi settori economici avevano necessità di riprendere attività a lungo sacrificate, come i concerti e tutte le altre manifestazioni pubbliche, tipo feste e sagre paesane. Proprio concerti e feste sono luogo ideale per la diffusione dei contagi: decine di migliaia di persone assiepate per ore, anche se all’aperto, a strettissimo contatto e senza alcuna cautela. Qualcuno ha calcolato che il solo Vasco Rossi ha raccolto 700mila persone nel tour dei suoi spettacoli. Sarebbe interessante se qualcun altro calcolasse quanti partecipanti si sono infettati. Ma il numero è significativo anche per un’altra ragione. Il prezzo minimo di un biglietto per ascoltare il Capitano è stato di 55 euro, moltiplicato 700mila fa 38milioni e mezzo. L’enorme cifra dà l’idea del peso che hanno avuto le pressioni economiche sul «liberi tutti» o quasi deciso dal governo.

A proposito di scelte del governo, alcune restano francamente incomprensibili. Obbligo di mascherina FFp2 sui bus, anche urbani, sui treni ma non sugli aerei. Qual è la logica? Su un bus capita di starci anche per 10-15 minuti soltanto, su un aereo ci si sta almeno per un’ora. Così come non si capisce la ratio dell’obbligo di mascherina (sempre FFp2) in cinema e teatri, ma non al supermercato, luogo in cui le occasioni di contagio sono moltiplicate dal rischio di toccare superfici su cui è presente il virus (manici di carrelli, bilance, sportelli frigo, cassa ecc). Lo stesso dicasi per i negozi. Ora che la mascherina sia una tortura, soprattutto in questi giorni di Favonio, è indiscutibile ed è comprensibile che nessuno la indossi con piacere. Se però si fanno quattro pesi e quattro misure, alla fine nessuno capisce più niente, per la gioia di Omicron e dei suoi fratelli.

Da tempo è stato detto che bisogna imparare a convivere con questa malabestia. Va bene, ma educhiamoci a farlo, senza passare da un eccesso all’altro. Se è vero che nessuno vuole tornare al lockdown e che tante attività sono state massacrate, è altrettanto vero che l’impegno di chiunque non può essere che fare di tutto per evitare un nuovo triste periodo di «chiusura». Se la pandemia ci ha intristiti, ci ha privati di tanti momenti di gioia non vuol dire che ora dobbiamo dare sfogo a tutto ciò che abbiamo represso in due anni. Chi non vorrebbe tornare a una vita davvero «normale»? Ma per ora prudenza vuole che si proceda con più ragionevolezza, misura e responsabilità. Soprattutto responsabilità. È facile fare i menefreghisti quando si è giovani e sani, ditelo invece ai fragili e agli anziani, che in due anni hanno pagato il prezzo più alto di tutti con un’intera generazione cancellata.

No, meglio soffrire ancora un po’ con la mascherina indossandola ovunque, anche e soprattutto dove non è obbligatoria, perché là si annida un pericolo maggiore.

L’estate è bella, riprendere a vivere pure, ma proteggere la vita – la propria e quella degli altri – è molto di più.

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