In Puglia e Basilicata
LA RIFLESSIONE
L'ex Ilva di Taranto
09 Giugno 2022
Mimmo Mazza
Un brivido è sceso ieri lungo la schiena dei tarantini e dei pugliesi sentendo il presidente del Consiglio Mario Draghi dire che «il Governo intende riportare l’Ilva a quello che era quando era competitiva, era la più grande acciaieria d’Europa, non possiamo permetterci che non produca ai livelli a cui è capace di fare, a cui produce anche oggi». Parole spazzate via dal vento che nel pomeriggio ha alzato i soliti nuvoloni di polveri al rione Tamburi e al porto, nei moli riservati all’azienda siderurgica, macchiando lo skyline di una città che ieri ha ospitato contemporaneamente ben due navi da crociera. Secondo la corte d’assise, quando la fabbrica era competitiva, era anche fonte di malattie e morti per operai e residenti. E secondo alcuni report, puntualmente smentiti da Acciaierie d’Italia anche ora le cose non è che vanno proprio a meraviglia.
Il caso-Taranto non si risolve con gli slogan. Servono fatti seri e convergenti su un dato: produrre acciaio non nuocerà più a nessuno. Altrimenti, è solo propaganda.
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