«The Mezzogiorno», punto. Così fino a qualche anno fa la stampa anglosassone definiva il Sud italiano. Come se fosse sempre e solo una Questione meridionale, non un territorio d’Italia come tutti gli altri. Un qualcosa di misterioso e altro. Una malattia sociale, una vergogna da nascondere in una stanza come un tempo si faceva per un figlio venuto male.
Poi ci si è messa la Lega a farlo passare solo come una questione criminale, di sprechi e di malaffare. Sono diversi da noi, lasciamoli al loro destino e se la piangano loro. Sistema rapido per togliergli anche le risorse che gli spettavano. E dirottarle verso la parte buona del Paese.
Ma tutto questo è più noto della regina Elisabetta d’Inghilterra. Avendo però impedito di capire quanto il Sud sia cambiato. E quanto nonostante tutto senza Sud non ci sarebbe l’Italia.
Se si dicesse che il Sud ha livelli tecnologici di valore mondiale, si sospetterebbe il delirio etilico. Se si dicesse che il Sud ha una economia più robusta di quella di molti Paesi europei, la si prenderebbe per una botta di calore precoce. Se si dicesse che il Sud esporta nel 91 per cento dei Paesi del mondo, ci si chiederebbe chi ha «hackerato» il computer. Se si dicesse che il tesoro agricolo del Sud è il più ricco d’Europa, non si escluderebbe che una «cicoriella» possa averci preso allo stomaco. Se si dicesse che il Sud è l’ottava manifattura del continente, beh qui scatterebbe un trattamento sanitario obbligatorio.
Eppure, è proprio così. Se non ci fosse il Sud non produrrebbero aerei in Italia. Se non ci fosse il Sud, non si avrebbero auto in Italia. Se non ci fosse il Sud, non funzionerebbero computer e cellulari in Italia. Se non ci fosse il Sud, non ci sarebbe acciaio in Italia. Se non ci fosse il Sud, non ci sarebbe dieta mediterranea in Italia. Se non ci fosse il Sud, non ci sarebbe petrolio in Italia. Se non ci fosse il Sud, avremmo meno farmaci in Italia. E se la Silicon Valley californiana è giustamente considerata un presente del futuro, anche il Sud ha le sue Valley. Tanto misconosciute da domandarsi dove siano quelli che parlano solo di divario e non di ricchezza che, guarda caso, fa bene a tutta l’Italia.
C’è la Valley dell’agroalimentare. C’è la Valley della moda. C’è la Valley dell’intelligenza artificiale. C’è la Valley del mare. C’è la Valley dello spazio. C’è la Valley del salotto. C’è la Valley dell’«automotive». C’è la Valley dell’informatica. C’è la Valley della robotica. C’è la Valley del 3D. C’è la Valley del cinema. E se di Valley dobbiamo parlare, vediamo certi gioielli di Puglia da fare invidia anche a uno Zuckenberg, se soltanto li si conoscesse invece di parlare solo di deserto industriale. Dall’azienda che fa viaggiare in sicurezza i treni di tutto il mondo. A quella che manda satelliti nel cosmo. A quella dalle stampanti per i circuiti di Formula Uno. A tutta la Murgia Valley di una tecnologia che ci aiuta a vivere ogni giorno. A tutta la Software Valley che vigila sulla nostra salute. A tutta la Tavola Valley da leccarsi le dita.
Certo, pare già di sentirli: basta con questa retorica delle eccellenze. Nel senso che le poche eccellenze non nascondono la realtà di un Sud in cui c’è meno di tutto. Ma se ci sono le eccellenze, significa che in condizioni diverse ci potrebbe essere anche altro. E che quindi c’è uno spreco di Sud più che spreco del Sud. Il fatto è che il Sud è come uno di quei giochi da Settimana Enigmistica: unisci i punti di questa figura. Figura che non si compone perché qui è fatta mancare una strada, qui un treno, qui un servizio essenziale. Tutto ciò che rende più difficile e più costosa ogni attività, in un Paese in cui ogni partita del Sud deve cominciare da zero a due. In un Paese in aperta violazione costituzionale visto che nascere al Sud rischia di diventare un agguato del destino, discriminati per geografia. Dove i bambini devono avere meno diritti e meno sogni di tutti gli altri. E dove i vecchi devono morire prima perché gli ospedali del Sud erano in zona rossa anche senza Covid.
Solo i disonesti possono farne una colpa al Sud e non a politiche che hanno puntato sempre e solo sulla parte forte del Paese, sottraendo al Sud non il di più ma anche il di meno. Come pure l’Europa ha riconosciuto ma con chissà quale riscontro da noi. Certo che c’è il divario, il più ampio e duraturo della stessa Europa. Ma a furia di alimentarlo, tutta l’Italia rischia di essere una Questione meridionale al carro di Germania e Francia. Ma come fate a vantare questa modernizzazione profonda voi del Sud nonostante tutto ciò che non vi è dato? Fare il più col meno. Una Resistenza.

Abbiamo tante eccellenze, ma le politiche hanno puntato sempre e solo sulla parte forte del Paese
Venerdì 25 Febbraio 2022, 14:40