Ci mancava. Mancava anche a noi pugliesi che andammo via il millennio scorso, tanti decenni fa. Un grido di richiamo. La «Gazzetta» è l’erba di casa mia. È tra le dieci cose che servono per dire Puglia, per spiegare cos’è quella regione lunga e trina, lunga come un balcone sul mare, penisola di una penisola, di cui siamo figli e figliastri. Ci sono piatti, luoghi, dicerie che fanno la Puglia, ma a incartarle è stata lei, per più generazioni. Senza nulla togliere agli altri giornali. La «Gazzetta» fu per anni il giornale di casa mia, di casa nostra, dei nostri bar e dei nostri circoli, il diario collettivo, anzi l’autobiografia di una comunità nel corso dei giorni. Un luogo che guarda un tempo, un tempo che parte e arriva a un luogo. Geornalismo, se permettete il neologismo. Per indicare un giornale, per dire in generale la stampa, da noi si diceva semplicemente la «Gazzetta». Serviva a tutto, la «Gazzetta»: per sapere dei vivi e dei morti, per sapere i fatti della tua provincia, per sapere cosa fanno i nostri, da noi e nel mondo, per leggere e gustare la regione paese per paese, perfino per incartare il pesce e schiacciare le mosche col picchietto.
Perché un giornale è lo specchio della vita in alto e in basso, sa essere umile et utile, per dirla col santo; e serve a tutto, a informarci, a ricordare, a capire, a metterselo sul petto, come si faceva una volta, per andare in bicicletta e non prendere vento. La «Gazzetta» ci raccontava il mondo visto da qui e noi proiettati nel mondo; sulla «Gazzetta» leggemmo da piccoli e poi scrivemmo da grandi, da ospiti, con la direzione di Lino Patruno, di Peppino De Tomaso, ora di Oscar Iarussi. Ritorna dopo una lunga attesa, mamma Gazzetta; quando le cose ci vengono a mancare più ne avvertiamo l’importanza. Non è possibile che città del nord, neanche metropoli, abbiano il loro quotidiano, e una regione grande, lunga e navigata, ormai celebrata non solo in Italia, con città grandi a partire da Bari, non debba più avere il suo giornale regionale, con affaccio nella sorella Basilicata. Una piccola tradizione, una fetta d’identità, un grumo di fatti, di genti, di voci e la Puglia ritrova il suo cuore di carta. Noi da lontano non la vedremo fisicamente ma in video; però conforta sapere che la vita alle volte ci dona i ritorni.