BARI - Cesar Falletti e Lorenco Simic. Due mondi agli antipodi, certo. Uno, il classico «10». Piedi educati e visione di gioco, la capacità di costituire un riferimento per i compagni e un’insidia per gli avversari. Un «granatiere», l’altro. Fisico bestiale, l’esaltazione del duello fisico nelle aree di rigore. Ragazzo di personalità, ha saputo riemergere dalle sabbie mobili di un avvio di stagione molto complicato, tra diffidenza e prestazioni insufficienti. Falletti e Simic, già. Così diversi, vero, ma uniti da un filo sottile: c’è il loro zampino nell’ennesimo tentativo del Bari di compiere il definitivo salto di qualità. Importanti, a modo loro.
Quasi liberatoria l’«esplosione» del trequartista sudamericano. L’ha spinto una città intera, ansiosa di aggrapparsi a un calciatore in grado di parlare un linguaggio diverso. I piedi buoni non possono mai essere un dettaglio, nemmeno in un calcio sempre più atletico e tattico. La qualità al servizio del collettivo, il valore in più per coniugare il verbo dell’ambizione. Non è mai facile, e nemmeno banale, inserire un «10» nei sottili equilibri di una squadra di serie B. E Falletti non ha fatto eccezione. Però è indubbio come si tratti di una missione per la quale vale la pena spendersi. Un Bari con l’uomo in grado di «pulire» tanti palloni è più competitivo di una versione, diciamo, muscolare. Occhio, però. Il calcio non è, e mai sarà, una sommatoria. Aggiungere non vuol dire aumentare la polvere da sparo. A volte è quasi peggio, paradossalmente. Le differenze, però, ci sono. E non sfuggono nemmeno agli occhi meno attenti.
Calma, evidentemente. Falletti non era un calciatore bollito prima, non è il salvatore della patria oggi che quasi si fa a gara, imprudentemente, nel celebrarlo. Ha giocato una buona partita, vero. E la sua crescita apre il cuore alla speranza, anche. Calma perché una rondine non fa primavera. E perché, l’onestà prima di tutto, l’atteggiamento del Palermo impone prudenza in sede di valutazione. Contro un avversario che va piano e che regala campo e larghissimi tempi di giocata è normale che se ne possano essere avvantaggiati i calciatori più tecnici. O quelli, come Maiello, non accompagnati da una brillante condizione atletica. Serviranno conferme, insomma. Senza che questo venga letto come un eccesso di realismo. Il tempo dirà, come la storia insegna.
Simic, poi. Due gol in tre partite, pesantissimo quello contro il Palermo. Anche bello e plastico, quasi all’«inglese». E poi altro, Lorenco sta vestendo i panni del leader a suon di prestazioni di sostanza. Tipo tosto, il croato. Uno di quelli che in campo non ama piangersi addosso. Colpevole anche lui in occasione del gol di Poyanpalo, ma dopo capace di giocare una partita seria. In questo momento della stagione c’è bisogno soprattutto di gente così. Sangue freddo e testa sulle spalle, soprattutto quando c’è da pedalare in salita.
Cinque giornate da vivere con il fiato sospeso. L’ottavo posto acciuffato per i capelli può solo rappresentare un punto di partenza. Senza farsi vincere dalla tentazione di fare tabelle di marcia. Quando sei il Bari hai il dovere di inseguire il massimo, in tutte le partite. Quando sei il Bari devi giocare alla pari con tutte, chi sta davanti e chi lotta per la sopravvivenza. Ci si gioca la «vita» e quando si avvicina il momento della verità non è difficile pensare che i valori tecnici diventino quasi un dettaglio. Serve correre, alzare il livello di attenzione. E nervi saldissimi.