BARI - Il Bari è un mosaico completamente da comporre. Incastri che talvolta saltano, tanti pezzi mancanti, la necessità di dare un volto deciso ad una stagione che dovrà essere opposta a quella (soffertissima) conclusa lo scorso 23 maggio. Già, a tale data risale il playout vinto contro la Ternana: per come si erano messe le cose in tre mesi da tregenda, il 3-0 del «Liberati» era davvero da considerare un miracolo su cui cominciare a costruire una storia completamente diversa. Venti giorni, invece, sono trascorsi con poche novità che emergono gradualmente. L’unica, vera, certezza è l’ingresso di Valerio Di Cesare nello staff dirigenziale: l’ormai ex capitano ha garantito che «gli obiettivi sono sempre quelli (riferendosi alla volontà di competere per la promozione, ndc)» e assicurato di aver visto una forte voglia di rivalsa nel presidente Luigi De Laurentiis. Su tutto il resto, si naviga nel campo delle ipotesi, più o meno attendibili.
Nelle scorse ore, il dirigente veneto è passato dal capoluogo pugliese. Una puntata veloce prima di ritornare a Catanzaro: entro stasera, Giuseppe Magalini incontrerà il presidente del club calabrese ribadendogli la decisione di non proseguire il rapporto in scadenza il prossimo 30 giugno. Quindi, scatterà la firma con il Bari: vincolo biennale, secondo un progetto che da subito dovrebbe snodarsi all’insegna dell’ambizione. Malgrado qualche slittamento, dunque, non esistono dubbi sulla figura del nuovo responsabile dell’area tecnica. Che, sottotraccia, è già al lavoro, innanzitutto per reperire l’allenatore che succederà a Federico Giampaolo.
Il campione del mondo del 2006 era un candidato forte alla panchina biancorossa. Piaceva per personalità, entusiasmo, cultura del lavoro, senza dimenticare uno score di tutto rispetto in serie B tra Venezia, Benevento, Brescia e Reggina. E ci ha provato, il club pugliese, finendo, però, con il pagare un affondo in ritardo. Il Pisa, infatti, si era mosso prima e con maggiore decisione: così, l’ex bomber di Atalanta, Juventus e Milan ieri sera ha raggiunto un accordo sulla parola con la società toscana. I Galletti sembrano inesorabilmente tagliati fuori dalla corsa ad Inzaghi.
Assoluto pure il gradimento su Roberto D’Aversa, reduce dal percorso nel complesso soddisfacente al Lecce (mantenuto sempre in zona salvezza, prima della «folle» testata al calciatore del Verona Henry, costatagli l’esonero), così come nel suo curriculum spicca il doppio salto con il Parma dalla C alla A. Un’avventura condivisa proprio con Valerio Di Cesare che ne serba un ottimo ricordo. Il 48enne allenatore aveva preso in ogni caso qualche giorno di riflessione, sperando in una chiamata dalla serie A. E in effetti, il Venezia ci pensa, sebbene sembri più orientato su Eusebio Di Francesco. L’ostacolo maggiore, tuttavia, sarebbe un accordo sulla parola con il Cesena neopromosso in B: la società romagnola è convinta di avere D’Aversa in pugno, ma in realtà pare che la situazione sia ancora piuttosto fluida. Il Bari è in corsa, anche se non pare in pole position.
A lungo si è parlato dell’approdo in biancorosso in coppia di Magalini e Vivarini, ovvero gli artefici della promozione in B del Catanzaro, seguita da un torneo in cadetteria d’avanguardia, terminato solo nella semifinale dei playoff. Per il mister abruzzese sarebbe un ritorno ai Galletti, dopo l’avventura del 2019-20, con una serie utile di ben 27 gare che si spezzò nella finale playoff contro la Reggiana. All’epoca, De Laurentiis scelse di cambiare tutto, ma a lungo rimpianse l’esonero del trainer pescarese. Vivarini è una pista complicatissima: ha un altro anno di contratto con il Catanzaro che non ha alcuna intenzione di liberarlo per un altro club di B. Men che meno per il Bari, dove già sta approdando Magalini. Tuttavia, il sodalizio di Strada Torrebella pare essere determinato ad affrontare l’argomento e provarci. Se si aprisse uno spiraglio, la società biancorossa sarebbe subito pronta all’affondo.
Da seguire, tuttavia, anche altre opportunità. È sempre valida la candidatura di Massimo Donati che accetterebbe a volo la chiamata del club in cui ha militato a lungo da calciatore (in due parentesi: dal 2009 al 2011 e dal 2014 al 2016), ma al momento non sembra l’ipotesi più concreta: in fondo per il 43enne tecnico (che si è rivelato in C guidando il Legnago) sarebbe la prima volta in cadetteria, anche se in molti sono convinti delle sue doti. Non a caso, lo guarda attentamente persino il Verona, in A. Circolano pure i nomi di Alberto Aquilani (altalenante la sua stagione al Pisa con cui sta interrompendo il rapporto nonostante un vincolo fino a giugno 2025) e Andrea Sottil (reduce dalla parentesi ad Udine: qualche contatto era stato già avviato qualche settimana fa, senza poi approfondire i dialoghi), ma in realtà una pista che potrebbe davvero prendere quota conduce a Moreno Longo. Il 48enne allenatore piemontese viene da due eccellenti stagioni a Como: durante l’ultimo torneo è stato inspiegabilmente esonerato a Como, nonostante fosse in piena zona playoff, a poche lunghezze dalla vetta e con un match da recuperare. Ma la proprietà lariana aveva deciso di puntare su Cesc Fabregas… Di Longo piace la concretezza, la capacità di creare alchimia con il gruppo, il piglio determinato. Ma c’è un particolare in più: si tratta di un uomo che conosce l’ambiente in cui andrebbe ad operare, data l’origine barese sul lato materno. Il capoluogo pugliese è una sorta di seconda casa per lui, così come il Bari rappresenta una compagine a cui ha sempre guardato con ammirazione. Insomma, ci sarebbe una motivazione extra.
E ancora. Longo è stato cercato lo scorso inverno, quando fu esonerato Pasquale Marino, ma i parametri di ingaggio con il Como rendevano impossibile qualsiasi assalto. Ora la situazione è diversa: chissà che non possa essere lui l’outsider con cui si arrivi a meta.