BARI «Iachini è la scelta giusta: ha qualità ed esperienza per rilanciare il Bari». Giorgio Perinetti parla sempre con grande affetto della squadra biancorossa. Ricordi indelebili legano il dirigente romano (ora direttore sportivo dell’Avellino) alla città del pallone: tre anni (dal 2007 al 2010) scanditi da una promozione in serie A ed un decimo posto nella massima categoria. «Re Giorgio» (come affettuosamente lo chiamano ancora i tifosi biancorossi) conosce bene anche Giuseppe Iachini. Insieme hanno vinto nel 2014 (nel torneo che per i Galletti diventò la «meravigliosa stagione fallimentare») a Palermo, riportando i rosanero in serie A. E allora, ecco come Perinetti, presenta il neo allenatore dei Galletti.
Giorgio Perinetti, fu proprio il Bari a propiziare il rapporto tra lei e Iachini…
«Curioso il destino: nel torneo 2013-14 cominciammo con Gennaro Gattuso, ma fu un avvio in salita e proprio al San Nicola incassammo una dura sconfitta per 2-1. A quel punto, il presidente Zamparini decise per il cambio in panchina: Iachini rappresentò la scelta migliore per dare forma ad un gruppo di grandissimo talento. Basti pensare che nel reparto avanzato c’erano Vazquez, Dybala, Abel Hernandez, Lafferty e un giovanissimo Belotti che avevo appena portato dall’Albinoleffe. Beppe si rivelò determinante: partì con quattro vittorie di fila e nelle prime otto giornate centrò sette successi ed un pareggio assicurando il decollo ad un torneo che vincemmo con cinque giornate d’anticipo. Ci vorrebbe proprio un avvio così anche a Bari…».
Ci descriva le peculiarità di Iachini.
«È un uomo dotato di uno spiccato intuito. Impiega pochissimo ad inquadrare la situazione in cui va ad operare e ad entrare nella testa dei suoi calciatori. Questo fa di lui un grande “subentrante” e non lo dico certo per sminuire, ma proprio per valorizzare le sue capacità. Tutti gli allenatori vorrebbero costruire una stagione fin dall’avvio, ma lui riesce ad assicurare davvero l’inversione di tendenza grazie ad una notevole reattività e capacità di adattamento. Sul piano umano è una persona che offre massima disponibilità: è sempre pronto al dialogo, ma allo stesso tempo esige disciplina e rispetto. Si pone con una lealtà rara: per tale motivo, è sempre stato amato dai suoi calciatori, ma anche dalle tifoserie. E cero non gli sono mancate le esperienze in grandi piazze: vedi Genova, Firenze, Palermo».
Quali sono le sue predilezioni sul piano tattico?
«Ha giocato un po’ con tutti i moduli: non è un integralista, ma studia a fondo le caratteristiche di chi ha a disposizione per poi adattare l’assetto tattico al materiale tecnico con cui lavora. Una cosa, però, è certa: con lui, si corre fino all’ultima stilla di energia. Lavora da tempo con un preparatore come Tafani che reputo davvero moderno e preparato, ma in generale il suo staff è affiatato e le mansioni sono ben distinte: ha cambiato soltanto il suo secondo storico Carillo con Simone Pavan che è stato suo compagno a Venezia. La priorità di Iachini sarà senz’altro portare tutti ad una condizione fisica ottimale».
Nel Bari servirà un impatto immediato per non rendere drammatica una stagione finora deludente.
«Penso che sia proprio questa la ragione per cui si è optato per un tecnico esperto come Iachini che sarà senz’altro onorato di arrivare in un club come il Bari, ma allo stesso tempo ha le spalle larghe per tenere la barra a dritta in una piazza ora giustamente delusa. So che Polito ha tenuto in considerazione anche Cannavaro e condivido l’orientamento perché è un allenatore di sicura prospettiva. Tuttavia, occorreva probabilmente evitare ogni possibile incognita in un frangente delicato».
Un contratto di 18 mesi ad un allenatore di tale curriculum è un segnale pere alzare l’asticella delle ambizioni?
«Il Bari in B può starci solo se combatte per la promozione. Ne è senza dubbio consapevole anche la famiglia De Laurentiis che, però, sta lavorando su una crescita graduale e sostenibile. Scontato, però, che l’attesa non possa essere troppo lunga. Tuttavia, non considero questo torneo già in archivio: chissà che qualcosa possa ancora accadere».
Pensa che il Bari possa reinserirsi nelle zone alte?
«La B è dura ed imprevedibile e adesso la parola d’ordine deve essere ragionare su una gara alla volta. È vero: alle spalle del Bari ci sono soltanto cinque squadre e si approssimano incontri potenzialmente determinanti con Lecco e Feralpisalò. Ma non bisogna farsi prendere dal panico. La rosa biancorossa è decisamente superiore a chi lotta per non retrocedere. Penso a Di Cesare, Vicari, Menez, Puscas, Diaw: gente di caratura indiscutibile che ora dovrà esprimere il massimo sforzo anche sul piano della personalità e della capacità di tirare il gruppo. L’organico dei Galletti vale ampiamente la zona playoff: nulla è perduto. E ricordiamo che trra non molto Iachini potrà contare anche su recuperi importanti. Mi risulta che il rientro di Maiello sia abbastanza vicino e che anche Diaw possa presto tornare a disposizione. Si tratta, tra l’altro, di calciatori di assoluto valore per il campionato di serie B».
Dia un consiglio ai «suoi» tifosi.
«Un pubblico del genere non ha bisogno delle mie parole, le motivazioni dalle vostre parti sono sempre altissime. Basta la loro presenza in ogni stadio d’Italia ad illustrarne il cuore immenso e la passione incrollabile. Un sentimento che non mancherà nel momento del bisogno. Bisogna crederci: il Bari può ancora dire la sua».