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Antonella Millarte
13 Dicembre 2019
C’è un motivo in più per piantare le fave: aiutano a combattere il morbo di Parkinson. Sono questi i risultati, a cura dei ricercatori Pietro Santamaria e Massimiliano Renna del Dipartimento di Scienza Ambientale ed Agricolturale dell’Università di Bari, pubblicati nella rivista internazionale “Agriculture”.
Chiariamo subito, a noi che abbiamo fatto del piatto di fave e verdure un simbolo della Puglia, che l’elevato contenuto di vitamina C e di L-dopa (levo-diidrossifenilalanina) che è un precursore naturale del neurotrasmettitore dopamina utilizzato dai pazienti affetti dal morbo di Parkinson, sono contenuti nella fava fresca (o fava novella). Quindi, per fare chiarezza, non riguardano la fava secca.
Il progetto di ricerca BiodiverSO, finanziato con i Programmi di Sviluppo Rurale della Puglia 2014- 2020, si è rivelato in questi anni una fonte inesauribile di notizie che, di fatto, confermano la bontà nutraceutica delle abitudini della Dieta Mediterranea. Dalla fava fresca, infatti, arriva un grosso contributo alla nostra salute. A ciò si unisce che, i legumi, rivestono un ruolo importante sia per la sostenibilità ambientale in agricoltura (grazie ai batteri azotofissatori che vivono in simbiosi con le radici delle leguminose favorendo l’arricchimento in azoto del terreno), sia per la nutrizione umana (grazie al loro contenuto di proteine, carboidrati e minerali). Lo studio sulle caratteristiche qualitativo-nutrizionali delle fave novelle è stato realizzato nell’Azienda sperimentale “La Noria” a Mola di Bari dell’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (Consiglio Nazionale Ricerche - CNR-ISPA). Ha riguardato la caratterizzazione di quattro varietà locali di fava (Cegliese, Iambola, San Francesco e FV5). Dal confronto allargato anche a due cultivar commerciali (Aguadulece supersimonia e Viola extra precoce) è emersa la presenza di un alto contenuto di L-dopa specialmente nella varietà Cegliese. La rivista “Agriculture” è ad accesso libero e l’articolo può essere scaricato in formato pdf (https://www.mdpi.com/).
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