Nella «pancia» di Matera batte, forte, il cuore della sua cultura gastronomica. Al traguardo di Matera 2019 l’economia agricola lucana è giunta accelerando le dinamiche di valorizzazione di prodotti e produttori. Ed ora, a chi tocca? Dopo il vino, che oramai marcia da solo e lo fa alla grande. Al fianco dell’ortofrutta, capolavoro soprattutto del biologico che spicca sul resto del Belpaese.
Al fianco del tartufo, che si è imposto all’attenzione del globo con l’asta mondiale made in Matera. Che altro? Noi lo abbiamo chiesto ad alcuni di coloro che, questa scalata della Basilicata nei piatti gourmet del mondo, l’hanno progettata. Sui social netowrk si declina con #iomangiolucano, #basilicatafinefood e #Matera2019. A tavolino, invece, è un sogno in continua evoluzione che ha portato avanti con caparbietà anche l’Associazione Cuochi Materani.
Seduti ad un solo tavolo, informale, ecco l’attuale presidente Giovanni Battista Guastamacchia ed i due predecessori Francesco Paolo Fiore e Carlo Montano. La loro risposta è sperimentare per crescere, insieme ai giacimenti gastronomici del territorio.
Quella dell’assessore alle Politiche Agricole della Regione Basilicata Luca Braia è ancora più mirata: «la filiera zootecnica è quella su cui puntare». Il «gioiello» da tirare fuori dal cassetto è una collana di perle che va dalla vacca podolica – il 90% del patrimonio italiano è in Basilicata – fino al maiale nero. Perché? «Significa tutelare sapori autentici e salvaguardare il territorio, attraverso gli allevamenti», risponde Braia.
Nel piatto, intanto, il maiale nero è già stato messo sotto i riflettori nel XXII mo concorso interregionale dell’Asso Cuochi Materani. Le regole? Rigidamente internazionali: antipasto, secondo e dolce …niente pasta. Chi ha vinto? Sul podio il team dell’Associazione Cuochi Baresi guidato da Salvatore Turturo, che si è imposto per le elevate capacità tecniche. Centrato l’obiettivo? «Sì, ogni concorso è soprattuto una palestra», conclude il presidente Guastamacchia.