Da adesso vale, parola di assessore regionale. Sia chiaro però: «Nessuno è esente dalla tutela di questo importante patrimonio ambientale. Tutti: Comuni, Enti, Regione Puglia e cittadini abbiamo un obbligo di responsabilità nel salvaguardare il «Canale Reale» e dunque la riserva protetta di «Torre Guaceto».
L’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Risorse idriche e tutela delle acque Anna Maria Curcuruto che fino al quel momento aveva ascoltato in silenzio (e incassato le critiche del sindaco di Mesagne Pompeo Molfetta) gli interventi di tutti i protagonisti (presenti anche i sindaci di San Vito, Domenico Conte e Latiano, Mino Maiorano) e degli enti coinvolti (Arneo, Aeroporti di Puglia, Consorzio di Torre Guaceto, Legambiente) chiude i lavori dell’incontro organizzato dal Comune di Brindisi, dal Politecnico di Bari e dall’Associazione culturale «L’Isola che non c’è» di Latiano sottolineando quanto aveva detto poco prima il Pro-rettore vicario del Politecnico, Loredana Ficarelli: «Tocca a tutti noi, attraverso il coinvolgimento dei cittadini e delle istituzioni reponsabili, tutelare questa ricchiezza ambientale».
Per la tutela e la salvaguardia di questo corso d’acqua, «il più importante del Salento» (come ha detto la prof.ssa del Politecnico Francesca Calace, che più di altri ha studiato questo fiume) i vari enti (Anas, Adp e Arneo) avrebbero già pronti nei cassetti progetti per importi rilevanti.
Il Consorzio dell’Arneo, come ha detto il commissario straordinario Unico Alfredo Borzillo «entro il prossimo anno dovrebbe poter investire circa 400mila euro; l’Anas ha uno studio per circa 4 milioni di euro; mentre la Regione negli ultimi 10 anni ha speso 1.250 milioni di euro. I fondi (seppure limitati rispetto alla complessità degli interventi e alla vastità del territorio di 8 Comuni nei cui territori insiste il Canale lungo 50km, da Villa Castelli a Torre Guaceto) dunque ci sarebbero. «Manca però una governance, una cabina di regia che coordini questi interventi. «Ecco allora - ha detto l’assessore Curcuruto - la necessità di affidare il coordinamento a chi possiede le competenze tecniche e scientifiche necessarie per interventire in maniera organizzata: il Politecnico di Bari». Da qui la decisione (sollecitata dal giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Franco Giuliano, moderatore del dibattito) sulla quale tutti si sono detti concordi, di rivedersi il prossimo 20 novembre a Bari presso il Politecnico per stilare tutti insieme e sotto la regia della Regione Puglia (che mette i soldi) un «Contratto di fiume». Una ipotesi operativa questa della Regione che supera «il protocollo di intesa» stilato nel 1995 (mai realizzato e «dunque scaduto») o addirittura migliorativa rispetto al «Contratto di programma» (suggerito ieri dal Consorzio di Torre Guaceto) su «un argomento - come ha detto il commissario Giuffrè - che coinvolge una molteplicità di soggetti e interessa un territorio di grande pregio ambientale e paesaggistico».