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Energie rinnovabili, come cambierà l’impegno di Enel a Brindisi

 
Angelo Sconosciuto

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Angelo Sconosciuto

Energie rinnovabili, come cambierà l’impegno di Enel a Brindisi

La centrale di Cerano

Le associazioni attive sul territorio: «E' possibile liberarsi dalla dipendenza dei combustibili fossili, attraverso gli impianti rinnovabili e i sistemi di accumulo»

Sabato 19 Marzo 2022, 10:04

BRINDISI - Acli, Arci, Fondazione «Tonino Di Giulio», Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Italia Nostra, Isde – Medici per l’Ambiente, Legambiente, No al Carbone, No Tap, Salute Pubblica, Wwf, organizzano per questa mattina alle 10,30 nella saletta del bar di Palazzo Nervegna a Brindisi, una conferenza stampa «per dimostrare come sia possibile uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili e investire sulle fonti rinnovabili creando filiere con significative ricadute economiche ed occupazionali». «L’invasione russa dell’Ucraina ha aggravato la bolla speculativa sui combustibili fossili ed ha portato a immaginare soluzioni che o contrastano con i piani in corso di dismissione delle centrali termoelettriche alimentate a carbone (a Brindisi e Civitavecchia, in base alle vigenti Aia, tali piani sono in corso) o a ipotizzare la costruzione di tre rigassificatori più uno galleggiante – scrivono -. In questo contesto è passata in secondo ordine l’asta del Capacity Market che ha portato alla rinuncia a nuove centrali a turbogas ed all’impegno di Enel di realizzare poli energetici delle rinnovabili». E proprio su questo ultimo versante è opportuno indagare.

Il direttore Italia di Enel, Nicola Lanzetta, ha parlato di 3 anni per ridurre drasticamente la dipendenza dal gas e abbattere i costi delle bollette grazie al rinnovabile: «Installare subito 60 GW di rinnovabili farebbe risparmiare circa il 40% sul costo delle bollette elettriche», ha detto Lanzetta, intervenendo qualche giorno addietro in una conferenza stampa di Elettricità Futura, l’associazione aderente a Confindustria, che raccoglie oltre 500 imprese elettriche italiane. Lì ha ribadito che il «futuro per Enel è senza ombra di dubbio delle rinnovabili e dei sistemi di accumulo» e questo dovrà interessare necessariamente anche la centrale «Federico II» di Brindisi che negli ultimi mesi, secondo le indicazioni del gestore della rete nazionale, ha visto venir meno anche il progetto per la realizzazione di una nuova centrale a gas all’interno del perimetro dell’esistente centrale a carbone. Che ne sarà allora della Federico II e dei suoi lavoratori? Il management del colosso elettrico lo ha ribadito in tutti gli incontri pubblici: le centrali termoelettriche di Enel sono destinate a diventare «poli innovativi basati su impianti rinnovabili e sistemi di accumulo, per offrire disponibilità di energia verde anche in assenza di sole o vento, affiancati da iniziative non energetiche», evidentemente volte a valorizzare il sito in ottica di economia circolare sia da parte di Enel con Enel Logistics, sia accogliendo nel sito iniziative di terzi.

Nell’immediato, i venti di guerra e le parole degli esponenti del governo (ricordiamo i due discorsi di Draghi ad inizio del conflitto in corso) fanno pensare a una recrudescenza del carbone. In realtà il futuro di Cerano è ben tracciato ed Enel non prevede alcun tipo di ritorno al passato: stop al carbone entro il 2025. Gli obiettivi di decarbonizzazione restano immutati? «È ovvio e resta inteso che Enel deve essere a disposizione del governo e del gestore della rete nazionale per garantire la sicurezza e la stabilità del sistema elettrico nazionale in questo particolare momento ed è normale che i tre gruppi a carbone ancora funzionanti aumentino la loro produzione. Occorre garantire la sicurezza del Paese», si va ripetendo in ambienti Enel, ma il domani di Cerano sembra tracciato e questa posizione è stata ribadita anche in una recente audizione in Regione Puglia. Il responsabile degli affari istituzionali territoriali di Enel, Gaetano Evangelisti, ha spiegato che «secondo Enel per uscire dalla dipendenza dal gas non serve il carbone, che l'azienda conferma di voler chiudere entro il 2025, ma un importante sviluppo di impianti rinnovabili che Enel ha nei suoi piani». Evangelisti a tal proposito ha però sottolineato che gli iter autorizzativi procedono ancora con estrema lentezza e che è necessario un deciso cambio di passo. Un esempio sarebbero – secondo il colosso elettrico - i circa 200 megawatt di fotovoltaico che la multinazionale dell’energia ha proposto nell’area di Brindisi ma che sono tutt’ora bloccati nei meandri delle amministrazioni locali. Servirà accelerare e mettere da parte gli eccessi di burocrazia se si vuole realmente imprimere una svolta e dire addio non solo al carbone ma non trovarsi ad affrontare nuove crisi energetiche e una nuova frenesia dei prezzi delle bollette. Per far fronte alla crisi del gas, Enel potrebbe anche realizzare un rigassificatore in grado di far arrivare via nave gas proveniente anche da altri territori diversificando così l’approvvigionamento.

Ad ogni modo non sarà Brindisi a ospitare il rigassificatore. Enel, infatti, ne ha uno già autorizzato a Porto Empedocle in Sicilia e proprio in queste ore l’Ad di Enel, Francesco Starace, ha chiarito che «Enel potrà essere disponibile a cederlo o a partecipare per facilitare l'investimento ma non a renderlo parte di una strategia di business o di investimento a lungo termine».
Per tornare a Brindisi e al futuro di Cerano, la multinazionale ha già individuato diversi progetti in grado di riqualificare il sito brindisino. Con i progetti energetici, in particolare fotovoltaico, Cerano continuerebbe a offrire un contributo importantissimo alla transizione energetica. Oltre al polo energetico Enel sta portando avanti a Cerano anche lo sviluppo di un moderno polo logistico in Zona Franca Doganale in grado di intercettare le merci che viaggiano nel Mediterraneo. Sempre nella zona Nord attigua a Costa Morena un'azienda tecnologica starebbe effettuando uno studio di fattibilità per la realizzazione di un moderno impianto per la produzione di pale eoliche innovative. Il colosso energetico sta anche accompagnando le aziende che lavorano con l’attuale centrale a carbone «in un processo di riqualificazione e reskilling della forza lavoro in modo da poter lavorare su attività energetiche diverse da quelle attuali». Grazie a tale approccio si consentono nuove opportunità a imprese e lavori creando valore per il territorio. Resta fondamentale, lo ha ribadito il Presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione Fabiano Amati, abbandonare la politica dei no incondizionati a tutto altrimenti si corre il rischio di continuare a impedire l’indipendenza energetica in chiave sostenibile del nostro Paese riversando l’onere dei maggiori costi ai cittadini pur continuando a utilizzare sistemi energetici inquinanti. «Per anni – ha detto testualmente - è stato no-a-tutto, compreso anche in questi mesi terribili il no a gasdotti, GNL e rinnovabili, con la conseguenza di un incremento di produzione di energia a carbone che io considero una sciagura».

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