Poco più di tre mesi addietro ci fu l’invito a rimboccarsi le maniche, perché il territorio non poteva attendere oltre. Si parlò di tante iniziative. Ora tutto è cambiato. ne parliamo col presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis, che in Confindustria Puglia ha anche la delega Energia.
Presidente, sono passati tre mesi dall’assemblea di Confindustria Brindisi alla quale partecipò il presidente nazionale Bonomi. Allora si prevedeva che il peggio fosse per essere superato almeno sul fronte della pandemia; il quadro globale è mutato e siamo qui a riflettere che – si passi l’espressione – “non c’è limite al peggio…”
«Purtroppo la guerra in Ucraina è, come dire, pioggia sul bagnato. Dal giorno della nostra assemblea pubblica del primo dicembre scorso sono sopravvenuti alcuni eventi imprevedibili in quel momento, che purtroppo fanno peggiorare una situazione già difficile. Mi riferisco al rincaro abnorme del costo dell’energia, sia per le famiglie che per le imprese. Alla difficoltà a reperire alcune materie prime, inevitabilmente più care. Alla conseguente inflazione. Situazioni, queste, ulteriormente aggravate dalla guerra in Ucraina, che sta accrescendo le difficoltà di approvvigionamento delle imprese e spingendo ancora più in alto i prezzi di materie prime ed energia. Le indagini sulla fiducia delle imprese manifatturiere dell’Istat e il report di Confindustria rilevano un rallentamento, trainato prevalentemente da attese pessimistiche sulle prospettive economiche, già prima dello scoppio del conflitto bellico. Come sottolinea sempre il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, vi sono dappertutto imprese che stanno chiudendo o rischiano di chiudere per l’impossibilità a sostenere costi troppo gravosi. Nel frattempo, come avevamo previsto da tempo, è esplosa la crisi delle pmi del settore aerostrutture con licenziamenti per esaurimento del periodo massimo di CIG. Perdura la mancanza di soluzioni per far fronte alla transizione energetica...
Si sono aggiunte nuove priorità a quelle già esistenti o l’agenda è mutata?
«L’esigenza, che noi predichiamo da anni, di essere indipendenti dal punto di vista energetico come Paese. È evidente che non esiste la ricetta magica. Adesso si fa sul serio! Basta gabbie ideologiche e prese di posizione per tutelare il proprio piccolo piccolissimo orticello di consenso; l’autonomia energetica è la priorità. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ieri ha detto chiaramente che ad esempio per le rinnovabili "dobbiamo superare" i problemi legati "ai procedimenti autorizzativi: se non lo facciamo non andiamo da nessuna parte". E sulla stessa linea è intervenuto qualche giorno fa anche l’ad di Enel Francesco Starace. La scelta del Cdm di oggi (ieri, per chi legge, n.d.r.) di sbloccare la realizzazione di sei parchi eolici, che assicureranno una potenza pari a 418 MW in Puglia, Basilicata e Sardegna è una bella notizia e al contempo lascia un velo di tristezza. Dico questo perchè è chiaro che è solo un tema di volontà politica. Quando si vuole, si può fare.
Noi tutti ci dobbiamo muovere su due fronti: quello locale e quello nazionale. Sul fronte locale dobbiamo fare il massimo sforzo ad essere uniti, a fare ora più che mai sistema ed utilizzare al meglio ogni opportunità ed ogni possibile investimento, sempre in logiche di sostenibilità, certo, ma anche tenendo conto del contesto generale sempre più difficile. Ridurre al minimo le discussioni sterili ed i tempi burocratici è, più che auspicabile, necessario. Inoltre dobbiamo riuscire ad avere un “vero” tavolo istituzionale in sede governativa per definire in un documento finale (al di là della denominazione: Accordo di Programma, Contratto di Area, Patto territoriale di area di crisi ecc.) la cornice istituzionale in cui verrebbe collocata una reale strategia di sviluppo del territorio».
Cosa è ora prioritario?
«Due considerazioni preliminari: 1) già nel pieno della pandemia, si affermava che c’erano analogie con la situazione di una guerra, per cui le esigenze dell’economia andavano affrontate appunto in logica di emergenza bellica. Ciò è vero adesso, a maggior ragione in presenza di una guerra vera. 2) Per ciò che attiene al nostro territorio, dobbiamo prendere atto che non abbiamo una capacità autopropulsiva dello sviluppo. È necessario pertanto attrarre investimenti esogeni, purché ecosostenibili. Ed a tal fine è fondamentale che le ZES siano effettivamente operative, anche mediante delibere dei Consigli Comunali del cosiddetto “Kit localizzativo”, cioè con iter di procedure autorizzative effettivamente snellite e dai tempi certi. Inoltre è fondamentale, grazie a quanto previsto da recenti norme,attuare le riperimetrazioni dell’area SIN sia per la zona industriale che per l’area portuale. Per attirare investimenti manifatturieri, occorre offrire aree adeguate e certezze autorizzative. Se poi aggiungiamo anche gli interessanti incentivi regionali, potremmo attuare una efficace strategia di marketing localizzativo, per la quale Confindustria Brindisi è e potrà essere molto attiva.
Resta l’imperativo di fare bene e fare presto…
«I ritardi che riscontriamo sul PNRR non ci fanno ben sperare. Una mancata o una errata allocazione delle risorse rischia di diventare un boomerang. Questa è un’ombra sulla ripresa che deve: far tremare i polsi a tutti noi. I fondi di Next Generation EU debbono essere la grande opportunità per il nostro Paese ed il Mezzogiorno. Il rischio che il Paese non sia pronto a ricevere i finanziamenti è un’ipotesi che non vogliamo nemmeno valutare».