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Mesagne, ok alla gestione intercomunale di Muro Tenente

 
Redazione online

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Mesagne, ok alla gestione intercomunale di Muro Tenente

Insieme a Latiano. Progetto ultraventennale per sito messapico

Lunedì 02 Dicembre 2019, 11:54

BRINDISI - Il Comune di Mesagne ha fatto sapere in una nota che è stata approvata in Consiglio comunale nell’ultima seduta la convenzione per la gestione associata dell’area archeologica messapica di Muro Tenente, tra i Comuni di Mesagne e Latiano. Un comitato scientifico si occupa della tutela del Parco archeologico e della programmazione delle attività intercomunali, dopo intese sottoscritte dalla Soprintendenza archeologica, dalle due amministrazioni, dal dipartimento Beni Culturali dell’Università del Salento e dalla facoltà di Scienze umanistiche della Libera Università di Amsterdam, che ha contribuito agli scavi.

Si tratta dunque di un ultimo atto - approvato all’unanimità - in continuità con l’annoso percorso difficilmente compiuto e, al tempo stesso, una svolta attesa verso l’obiettivo di «piena fruibilità del Parco», come ha spiegato il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, per il quale serve «un piano gestionale congiunto e ulteriori e più importanti investimenti finanziari. La convenzione è un atto necessario per accedere alle misure regionali disponibili e alle opportunità di finanziamento». Matarrelli ha aggiunto di aver discusso del documento approvato "sin dallo scorso ottobre col sindaco di Latiano, Mino Maiorano». «Questo - precisa il consulente archeologico cittadino, Mimmo Stella - è un percorso intrapreso più di 25 anni fa, quando l’équipe olandese guidata dall’ormai nostro concittadino, il professor Gert Burgers, ha trovato interesse ad indagare con scavi sistematici: mentre naufragavano le ambizioni dei parchi archeologici di mezzo Salento, a Mesagne siamo stati bravi, come comunità, a tenere sempre acceso un lumicino».

Muro Tenente, spiega Wikipedia, era un sito fortificato messapico di medie dimensioni (circa 50 ettari) come se ne trovavano nel Salento prima della colonizzazione romana. Dalle indagini archeologiche è emerso che la zona interna al ciglione era abitata già nel Neolitico, ma sono pochi e sparsi i manufatti ritrovati dell’età mesolitica, neolitica e del bronzo: solo con l’Età del Ferro (VIII secolo aC circa) si ha una continuità abitativa in capanne che porterà il sito dai primi circa 9 ettari fino ai 50 della più tarda Età ellenistica, quando si ebbe la massima fioritura. A questo periodo, tra il IV e il III secolo aC, risalgono le scoperte degli scavi compiuti da diversi enti tra il 1981 e il 2002: sepolture, strade, fornaci, fondazioni di nuclei abitativi. 

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