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Fasano, morì dopo la dimissione: giudice ordina riesumazione

 
Giannicola D'Amico

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Giannicola D'Amico

Fasano, morì dopo la dimissione: giudice ordina riesumazione

Il gip vuole vederci chiaro sulle cause del decesso di una donna

Martedì 19 Marzo 2019, 11:48

È stato riesumato sabato scorso, presso il cimitero di Fasano, il corpo di una donna deceduta due anni fa. L’intento è quello di fare piena luce su un presunto caso di malasanità tutta fasanese, nel quale risultano indagati quattro medici che all’epoca dei fatti erano in servizio presso l’ospedale “Umberto I” di Fasano.
La Procura della Repubblica di Brindisi, infatti, sta eseguendo ulteriori indagini per fare piena luce su una presunta morte sospetta. Tutto ha inizio qualche minuto prima delle 20 del 21 febbraio 2017: una fasanese di 71 anni – Antonia F. – accusa un malore e si reca al pronto soccorso dell’ospedale “Umberto I” di Fasano (che, proprio in quel periodo, è in fase di dismissione per essere trasformato in Ppit).
Il 21 febbraio di due anni fa la donna, dopo essere stata visitata e sottoposta ad una serie di accertamenti, viene invitata a proseguire i controlli presso l’ospedale di Ostuni perché a Fasano a quell’ora non è possibile sottoporla ad una consulenza cardiologica. La donna, però, decide di non andare a Ostuni, firma le dimissioni e viene invitata a tornare il giorno successivo.
La donna il giorno successivo (il 22 febbraio 2017) in prima mattinata si reca nuovamente in ospedale a Fasano ed effettua una serie di analisi e accertamenti che proseguono fino al pomeriggio inoltrato, dopo di che le viene consigliato il ricovero in un’altra struttura ospedaliera che la donna però rifiuta per motivi familiari.
Secondo quanto sostenuto dai parenti della donna, la stessa, definitivamente dimessa, sarebbe stata invitata a sottoporsi a successivi controlli una settimana dopo, nonostante gli stessi parenti, che l’avevano accompagnata al pronto soccorso, insistessero perché fossero effettuati ulteriori controlli, peraltro inizialmente suggeriti dal cardiologo, che nel corso della mattinata aveva effettuato un primo consulto specialistico.
La donna fa così rientro a casa, dove purtroppo muore nella mattinata del giorno successivo, il 23 febbraio 2017.
L’11 luglio 2017 i parenti della donna presentano una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica di Brindisi in relazione a quanto accaduto nei due giorni precedenti il decesso.
Si apre una indagine e, come da prassi, la Procura della Repubblica di Brindisi iscrive nel registro degli indagati quattro medici dell’ospedale di Fasano che nei due giorni precedenti al decesso avevano sottoposto a visita e controlli la donna. L’ipotesi di reato è omicidio colposo.
Una prima perizia, compiuta dai consulenti incaricati dal sostituto procuratore di Brindisi, Luca Miceli, esclude la responsabilità dei quattro medici e, pertanto, viene chiesta l’archiviazione delle indagini. Ma queste conclusioni non hanno convinto il Giudice per le Indagini Preliminari, Giuseppe Biondi, il quale, a seguito dell’opposizione formulata dai legali che rappresentano i familiari della 71enne, Maria Rosaria Olive e Mauro Blonda, ha ordinato la prosecuzione delle indagini, disponendo l’autopsia.
Giannicola D’Amico

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