TRANI - Il Pm chiede la definitiva archiviazione, ma la famiglia vuole giocarsi fino in fondo le sue carte per ottenere, dal suo punto di vista, verità e giustizia in merito alle circostanze della morte dello chef Raffaele Casale, avvenuta il 16 agosto 2017 cadendo in moto lungo via Martiri di Palermo.
Il papà, Felice, che da quel giorno ha portato avanti una serrata battaglia non solo giudiziaria, ma anche comunicativa per coinvolgere l’opinione pubblica intorno a quella tragedia, ha fatto sapere che proporrà opposizione dopo che il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, Roberta Moramarco, ha chiesto al Gip, Lucia Anna Altamura, l’archiviazione della posizione dei cinque indagati nel procedimento, nei cui confronti si ipotizzava il concorso in omicidio stradale.
Come detto, a tanto si è giunti all’esito dell’incidente probatorio. L’ingegnere forense Mario Scipione era stato incaricato dal Gip della perizia da esperire, dopo il cui rilascio si è tenuta l’udienza camerale con le parti. Chiusa la stessa il Pm ha chiesto l’archiviazione, la parte offesa la opporrà entro i venti giorni previsti ed il Gip deciderà se prolungare le indagini preliminari o chiudere definitivamente il procedimento.
Proprio l’incidente probatorio aveva reso necessario estendere il numero delle persone indagate da una a cinque. A tale quadro si era giunti dopo che Il Gip, rigettando la prima richiesta di archiviazione formulata dal Pm, il 12 aprile 2023 aveva disposto altri sei mesi di indagini ed allora il Pm aveva chiesto ed ottenuto l’incidente probatorio.
La prima persona indagata, una 40enne, era già presente nel fascicolo d’indagine poiché alla guida di una vettura che procedeva su quella strada in prossimità della moto guidata da Casale. Insieme con lei poi, per asserite responsabilità degli enti pubblici interessati alla sicurezza del luogo del sinistro, quattro fra dirigenti e funzionari comunali, nonché un ex amministratore di partecipata.
La donna è indagata per una ipotizzata manovra imprudente del veicolo che conduceva. I restanti indagati, per le rispettive competenze, per lo stato di manutenzione della sede stradale, della pista ciclabile, delle alberature, della pubblica illuminazione, della segnaletica stradale, nonché per il livello di efficienza della pulizia della sede stradale.
Raffaele Casale stava percorrendo via Martiri di Palermo a bordo della sua moto e ritornava con amici, gli altri tutti in auto, verso Trani per un caffè dopo che aveva terminato il suo lavoro al ristorante ed era stato in una villa per un bagno notturno: per cause che proprio l’incidente probatorio doveva chiarire, Casale perse il controllo del mezzo che conduceva finendo fuori strada e morendo praticamente sul colpo.
Dalla richiesta di archiviazione post incidente probatorio si dedurrebbe che la caduta del centauro sia avvenuta per sua presunta imperizia, ma suo padre ancora non la pensa così: nella perizia, secondo quanto fa sapere, non si sarebbe tenuto conto di alcune fonoregistrazioni e foto da cui si evincerebbero le asserite responsabilità dell’azienda di igiene urbana con riferimento alla presunta, mancata pulizia della sede stradale dagli aghi di pino, circostanza che avrebbe concorso più di tutte alla fatale caduta della vittima.