TRANI - «Siamo in attesa di un finanziamento governativo di 200.000 euro per la progettazione del primo vascone di raccolta delle acque meteoriche. Siamo moderatamente fiduciosi sull’accoglimento della nostra istanza, ma non abbiamo certezze sulla celerità dei tempi: questo progetto non fa parte del ventaglio di quelli finanziati con il Pnrr e quindi avrà un suo percorso autonomo. Ciononostante, alla luce dei danni ingenti arrecati dalle alluvioni prima nelle Marche, poi in Emilia Romagna, dobbiamo assolutamente evitare di confidare sulla buona stella e, piuttosto, prevenire che lo stesso accada anche da noi».
Così il sindaco, Amedeo Bottaro, aggiornando il cronista sullo stato dell’arte di un importante progetto che oltre un anno fa, ed esattamente il 17 marzo 2022, la giunta aveva approvato con riferimento agli «Interventi di mitigazione del rischio idraulico nella porzione est dell’abitato di Trani». La delibera conteneva anche un progetto di fattibilità tecnica ed economica, nonché un documento di fattibilità delle alternative progettuali.
Tutto questo è stato candidato a finanziamento e, se l’esito dovesse essere favorevole, in gioco ci sarebbero complessivi 16 milioni di euro per i lavori, da dividere in tre lotti del costo rispettivamente di 10 milioni, 2 milioni e 3 milioni e mezzo.
Tornare a parlarne è inevitabile, alla luce della tragica alluvione del’Emilia Romagna. Trani appare non meno esposta al rischio idrogeologico, soprattutto nella fascia di territorio che, dalle Murge, scende a valle attraversando Capirro e Pozzo piano.
Su molti di quei terreni si sono edificate ville e villette, il drenaggio naturale dei terreni è diminuito, le strade rischiano di trasformarsi in torrenti e la lama di naturale deflusso delle acque meteoriche verso il mare - Lama Campane - è ormai occupata in buona parte da edifici e muri che la chiudono anche nella porzione finale, poco prima di sfociare sul lungomare Cristoforo Colombo tra l’omonimo ex ristorante e l’ex sciala De Simone.
L’attuale documento di fattibilità è stato redatto dallo studio Arkè, attraverso gli ingegneri Alberto Ferruccio Piccinni e Gioacchino Angarano, con la collaborazione dell’ingegnere Maria Di Modugno.
«Il territorio comunale di Trani, e nello specifico la porzione est del centro urbano - si legge nella relazione illustrativa del progetto -, è attraversato da un reticolo idrografico appartenente al bacino idrografico della Lama Campane. Nel corso degli anni, la porzione terminale del reticolo è stata inglobata nel tessuto urbano, rendendo poco visibili le evidenze morfologiche che contraddistinguono un corso d’acqua naturale, oggi obliterato».
La Carta idrogeomorfologica della Regione Puglia identifica questo corso d’acqua come “corso d’acqua episodico”, con acqua in alveo solo a seguito a precipitazioni particolarmente intense.
Il territorio attraversato dal corso d’acqua si presenta distinto in tre zone: una di monte, a sud della Strada provinciale 13 Bisceglie-Andria, costituita da suoli agricoli; una intermedia, sino alla Statale 16, in forte espansione e caratterizzata da una notevole attività edilizia; una dalla Statale 16 alla linea di costa, costituita da un centro urbano edificato.
«Nel tratto urbano, come evidenziato della mappa della pericolosità idraulica del Piano di assetto idrogeologico delle Regione Puglia - rilevano i professionisti -, le acque defluiscono principalmente lungo la “strada canale” denominata via Pozzo piano sino nelle zone immediatamente a monte dell’intersezione con il rilevato della Statale 16, oltre il quale il corso d’acqua segue il naturale percorso morfologico. Superato il rilevato ferroviario, e sino alla linea di costa, le evidenze morfologiche del reticolo idrografico risultano cancellate dalle attività antropiche ed il corso d’acqua risulta obliterato. Il tali aree, nel corso di sopralluoghi, si è riscontrata la presenza di numerose caditoie di collegamento con il tronco di fogna bianca che si sviluppa su via Pozzo piano sino al mare».
I tecnici hanno pochi dubbi: «Le aree in questione sono soggette a rischio di inondazione al verificarsi di eventi di piena di elevata intensità».
Il progetto generale prevede la realizzazione di tre vasche di accumulo e dispersione, in grado di invasare i volumi di piena veicolati dalle acque del bacino della Lama Campane, del bacino residuo Est e del bacino residuo urbano..
La vasca 1 occuperà una superficie di circa 31.000 metri quadrati, con una profondità di circa 9 metri Il volume che si rende quindi disponibile risulta pari a circa 279.000 metri cubi, superiore al volume di piena duecentennale pari a 243.000 metri cubi.
La vasca 2 occuperà una superficie di circa 3.900 metri quadrati, con una profondità di circa 8 metri ed un volume di circa 31.200 metri cubi, superiore al volume di piena duecentennale di 30.000.
La vasca 3 occuperà una superficie di circa 12.400 metri quadrati, con una profondità di circa 6 metri e volume che si di 74.400 metri cubi, superiore a quello di piena di 65.000.