BARLETTA - Giorgia Meloni, forte dei sondaggi le danno il primato nel centrodestra, torna a sfidare gli alleati sulla costruzione di alleanze coerenti nelle amministrative. «Sono gli altri partiti che devono chiarire se la loro priorità è far vincere la coalizione o frenare la crescita di Fratelli d’Italia»: il messaggio è diretto a Matteo Salvini e Antonio Tajani. Troppi tavoli aperti per le comunali in giro per l’Italia, mentre in Puglia - in controtendenza - c’è piena armonia nelle indicazioni su Barletta (Mino Cannito) e Taranto (Walter Musillo). «Ogni qualvolta ci sono delle proposte serie - ha chiarito - noi le sosteniamo se sono compatibili con la nostra visione, con quello che vogliamo realizzare per le città e se sono proposte vincenti». E il riferimento appare soprattutto alla partita delle regionali siciliane, dove Fi e Lega frenano sulla ricandidatura del governatore Nello Musumeci, espressione di «Diventerà bellissima», nonché esponente storico della destra dell’Isola.
La leader degli eredi della Fiamma è stata ieri a Barletta con il coordinatore regionale Marcello Gemmato e con la responsabile territoriale Stella Mele, per presentare proprio la ricandidatura di Mino Cannito, sindaco uscente di area socialista (alle regionali aveva scelto Emiliano e fino a dicembre era vicino al civismo del governatore). Cannito ha ora fatto una scelta di campo netta, e sarà sostenuto dai partiti del centrodestra: «Abbiamo scelto Cannito - ha puntualizzato la Meloni - perché il suo è stato un buon governo. Barletta ha una storia e una tradizione, e ha bisogno di qualcuno che sia conosciuto, amato dai cittadini e capace nel dare a questa città ciò che merita».
Nel pomeriggio la Meloni ha partecipato a Bari alla prima lezione di formazione politica del corso - promosso da Ecr, Raffaele Fitto e Fondazione Tatarella con il presidente Francesco Giubilei - su «Europa e Territori». Prima di intervenire nella sala convegni di Villa Romanazzi, davanti a oltre cinquecento presenti, si è soffermata sui temi dell’attualità politica. Sul conflitto nell’Est Europa: «Noi siamo con l'Ucraina e con gli ucraini perché siamo coerenti, così come lo eravamo con i ragazzi di Budapest nel '56 e i cittadini di Praga nel '68. È qualcun altro che ha cambiato idea e ne siamo felici. È una nazione sovrana e deve potersi difendere». A Draghi non ha fatto sconti: «Il governo è a rischio ogni giorno se si parla di temi. Da alzare la voce ad avere il coraggio di rischiare di andare a casa, ce ne passa», ha argomentato in merito alle schermaglie della maggioranza, scaturite dalla frenata dei grillini sull’aumento delle spese militare. E ancora sulla politica estera ha specificato come nelle alleanze militari l’Europa per contare debba mantenere gli impegni: «Siamo legati agli Stati Uniti, però non sempre gli interessi dell'Europa e quelli degli Stati Uniti sono identici. Noi di FdI abbiamo sempre ritenuto che nella Nato dovesse esserci una colonna europea e una americana. Se poi le nazioni europee non rispettano i vincoli dell'Alleanza è ovvio che conteranno meno, lo abbiamo visto».
L’ex ministro ha poi dato una risposta puntuta a chi critica la linearità della scelta solidale di Fratelli d’Italia verso i profughi (ieri in sala c’era il dirigente di Gioventù nazionale, Andrea Piepoli, reduce da un viaggio umanitario per portare viveri e sostegno ai profughi al confine dell’Ucraina): «La vicenda della crisi in Ucraina ha fatto calare un velo di ipocrisia che cera su alcune materie come il tema dei rifugiati, dei profughi. Per anni - ha argomentato la Meloni - la Commissione europea ha attaccato, insultato e ricattato governi come la Polonia che si rifiutavano di ridistribuire immigrati irregolari, ma quando sono arrivati i profughi veri quei governi sono stati i primi a dare una mano». E ha rivendicato la posizione dei conservatori, rigorosi sull’immigrazione selvaggia, ma pienamente solidali nel dare asilo a chi fugge dai conflitti.
La presidente di Fdi, infine, si è soffermata sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Trinitapoli, guidato dal sindaco di destra Emanuele Losapio: «Conosco il sindaco, una persona che è crescita con noi, sulla quale mi verrebbe voglia di dire che metterei la mano sul fuoco. Non ho però gli elementi per esprimermi: sono stata sempre molto rigida su queste materie. Vorrei leggere quali sono le ragioni, vorrei capire se riguarda questa amministrazione o la precedente, perché delle volte si tratta di questioni pregresse», ha concluso.