Barletta - Dalla richiesta di «rinnovo ventennale di cui all’Atto Formale n.282 del 1973», con annesso impegno alla «ristrutturazione dello stabilimento esistente e all’occupazione di un’ulteriore area di 625 metri quadrati allo scopo di realizzarvi un magazzino di stoccaggio dei cereali in pelletts, per un investimento complessivo di 4 milioni 650mila euro», alla decisione di abbattere tutto e non parlarne più, il passo è lungo poco più di 10 anni.
Era il 23 aprile 2009, infatti, quando la Barletta Terminal Cereali srl (subentrata all’Italsilos di Napoli) metteva tale progetto nero su bianco nella sede dell’Autorità portuale di Bari.
Conto alla rovescia - Adesso, invece, la sorte dei silos granari del porto di Barletta sembra segnata: il conto alla rovescia marcia sempre più inesorabilmente, vista anche l’acquisizione del parere paesaggistico dal Comune. Si attende solo l’inizio del lavoro delle ruspe.
E la città che volge le spalle al mare neppure si interroga se sia preferibile perdere fin quasi a cancellare la possibilità di stoccaggio merci nel proprio scalo oppure puntare sulla crocieristica che verrà. Roba da «addetti ai lavori», politici e tecnici o giù di lì, pare. Il tentativo di porre la questione del riuso possibile da da parte di giovani ingegneri e architetti non ha scalfito più di tanto il torpore diffuso.
L’accordo - A metà dello scorso mese di febbraio l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale e l’azienda Silos Granari della Sicilia srl (società del Gruppo Casillo subentrata a Barletta Terminal Cereali, ndr) hanno sottoscritto, «un accordo sostitutivo di provvedimento amministrativo, finalizzato ad attivare la procedura per la demolizione dei silos presenti nel porto di Barletta; si tratta di aree e piazzali che coprono una superficie di circa 2.000 metri quadri».
La vicenda - Seguiva breve cronologia della vicenda: «Costruiti nel giugno del 1973 per lo stoccaggio di grani e cereali, i manufatti, oltre a presentare evidenti danni strutturali, risultano inattivi dal febbraio 2018. In ragione di ciò, lo scorso anno, la società, titolare di una concessione demaniale, aveva manifestato la volontà di restituire aree e beni, previa rimozione dei beni amovibili e delle attrezzature mobili».
Ancora: «L’Ente portuale, quindi, ha avviato tempestivamente una procedura che potesse portare, nel più breve tempo possibile, all’abbattimento dei manufatti e alla conseguente valorizzazione dell’intera superficie e della banchina prospiciente. A seguito dell’accordo, l’area in cui, attualmente, insistono i silos, sarà adeguatamente riqualificata, rendendo la banchina, ritenuta dall’Ente strategica per il porto di Barletta, ulteriormente operativa, attrezzata e polifunzionale per ospitare, oltre ai consolidati traffici commerciali, anche piccole navi da crociera».
Le crociere che verranno - Sottolinea Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità portuale: «Vogliamo portare a Barletta anche le piccole navi da crociera del segmento luxury, più piccole di stazza ma ad alto valore aggiunto, attesa la rilevante attrattività dell’hinterland confinante e l’efficiente infrastrutturazione di cui dispone il nostro scalo. Già in occasione del Seatrade (la più grande vetrina crocieristica mondiale) porteremo a Miami, anche, la proposta Barletta. La crocieristica è un settore che può contribuire notevolmente al rilancio dell’economia di un territorio- continua il Presidente. Tanto è vero che, uno tra i principali obiettivi strategici richiesti dalla Unione Europea è proprio la Blue Growth, ovvero lo sviluppo di tutte quelleattività eco-compatibili che consentano una crescita economica e sociale che faccia perno sul mare. Proprio per questo e in aderenza a tali indicazioni, stiamo lavorando per valorizzare, nei nostri porti, l’economia del mare: energia blu, acquacoltura, biotecnologia blu, turismo marittimo, costiero e di crociera, appunto».
Ibrido irrisolto - Ad oggi, lo scalo portuale barlettano è un vero e proprio ibrido. «Zavorrato» dai sempre promessi e mai effettuati lavori di dragaggio dei fondali, vive di accelerazioni e brusche frenate.
L’ultima recentissima prospettiva è quella del prolungamento dei moli con annesso finanziamento appena varato da governo e parlamento e su cui c’è stata la solita rincorsa a piazzare la bandierina della paternità.
E mentre i silos si accingono ad andare giù, la prospettiva crocieristica va realmente su? Chissà. Frattanto, tra indifferenza e indolenza, la città continua a voltare le spalle al mare...