I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un decreto di confisca definitiva di beni per un valore di € 52 milioni di euro emesso dalla Suprema Corte di Cassazione su originaria proposta della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Si tratta di 29 terreni edificabili, 27 appartamenti, 62 garage, 2 società di costruzioni, 1 società di smaltimento rifiuti, 10 capannoni industriali, 2 vigneti, 16 mezzi di trasporto e 15 conti correnti bancari.
I beni, che erano già stati oggetto di sequestro preventivo nel settembre 2013, sono tutti riferibili a Savino Delvecchio, elemento vicino al clan mafioso “Cannito – Lattanzio”, attivo in Barletta e nelle zone limitrofe.
Per gli investigatori Savino Delvecchio, pensionato da 7mila euro l’anno, ma titolare di fatto di un impero economico da almeno 50 milioni di euro, potrebbe definirsi l’anello di congiunzione tra i «colletti blu» e i «colletti» bianchi della criminalità organizzata di stampo mafioso. Non a caso era considerato il tesoriere del clan Cannito-Lattanzio, al quale l’operazione «Download», messa a segno dai carabinieri nell’aprile 2005 inflisse un durissimo colpo.
Proprio Delvecchio, noto con l’appellativo di «Savino Gt» fu al centro dell’operazione condotta a settembre del 2013 dai carabinieri del comando provinciale di Bari che portò al sequestro di beni per 50 milioni di euro. Tre anni fa, la confisca definitiva del tribunale di Trani dopo il sequestro preventivo eseguito due anni prima, nel 2013. Ora la Cassazione ha messo la parola fine e i beni andranno al patrimonio dello Stato.