POTENZA - Oltre duecento medici di medicina generale in via di pensionamento e liste di attesa sempre più lunghe: mentre in questi giorni si è aperta la discussione sulla bozza di piano sanitario regionale, i cittadini utenti della Basilicata presentano i loro cahiers de doléances. E lo fanno attraverso le associazioni dei consumatori.
«Una situazione drammatica – spiega il presidente regionale Michele Catalano - quella che sono costretti a subire i cittadini lucani. Liste d’attesa anche di molti mesi e agende bloccate per alcune specialità, con sospensioni e ritardi per interventi, visite ed esami, con un notevole danno alla salute dei cittadini». Per Catalano, «a fronte di obiettive difficoltà dopo i due anni di pandemia, è inderogabile ricercare soluzioni per ridurre le liste di attesa. Il piano regionale di rientro deve indicare tempi, modalità, personale e fondi messi a disposizione, dando ai direttori generali obiettivi concreti, raggiungibili e misurabili in tempi certi. L’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e la certezza e congruità dei tempi in cui esse vengono erogate rappresentano un caposaldo da cui non si può prescindere».
Un caposaldo che però, come denunciano i cittadini e, di rimando, le associazioni dei consumatori, cozza contro quanto sta accadendo nella nostra regione e non solo. «Negli anni – continua Catalano - la sanità si è svuotata: medici, infermieri, operatori sanitari e amministrativi che hanno lasciato il lavoro per pensionamento e che per legge non si è potuto sostituire. I decreti emergenziali del 2020 e del 2021, però, hanno permesso alle aziende sanitarie di assumere personale per affrontare l’emergenza pandemica. E, se nel caso dei medici ci si è scontrati con l’impossibilità di reperire le figure richieste, per carenza di specialisti o per la poca disponibilità a trasferirsi in Basilicata e in particolare nelle sue zone più periferiche, dall’altro, per le altre figure professionali si è tardato a superare la precarietà».
Qualche numero? «Dal 2022 al 2028 – denuncia Federconsumatori Basilicata - ben 236 medici di medicina generale e 135 medici della ex guardia medica andranno in pensione. Si consideri che sono almeno due anni che le due aziende sanitaria stanno facendo i salti mortali per garantire il servizio di continuità assistenziale, ma spesso non ci riescono per cui capita di dover accorpare nello stesso turno due presidi o ricorrere ai medici di medicina generale». La soluzione? «Fondamentale – dice Catalano - che si costituiscono luoghi dove diversi medici di medicina generale collaborino tra di loro e con altri professionisti della salute, facendo tesoro della competenza specifica di ogni membro del gruppo, stabilendo insieme obiettivi e percorsi di aggiornamento professionale e valutando i propri risultati. Previste nel Pnrr, questi luoghi di aggregazione sono le Case e gli Ospedali di comunità, realizzati solo da poche regioni in modalità poco più che sperimentale. Per fare sì che queste strutture diventino il centro della trasformazione della medicina territoriale bisognerà prevedere dei cambiamenti, come per esempio una copertura del servizio di 12 - 24 ore al giorno tutti i giorni della settimana, mentre ad oggi un medico di medicina generale ha un obbligo di presenza in ambulatorio di sole 15 ore settimanali. Come sarà necessario prevedere, all'interno di Case e Ospedali di comunità, una sorta di gerarchia interna e un meccanismo di controllo dei risultati ottenuti. C'è poi il tema dell'assistenza domiciliare che è quasi scomparsa dall'agenda del medico di medicina generale. Se si vuole che trattamento dei pazienti a domicilio torni a essere una frontiera della medicina la sfida è quella della telemedicina, degli ospedali di comunità, in cui definire responsabilità, concordare orari e turni di lavoro, integrare istituzioni e professionisti».