È emozionante vedere l’entusiasmo che in tanta parte del Paese suscita il pensiero di vedere finalmente all’opera il governo dei migliori. Il governo dei competenti. Il governo dei meritevoli. E’ emozionante vedere che tra i nomi dei papabili sui giornali circolino finalmente quelli di persone che, come Mario Draghi, non hanno fatto carriera grazie alla raccomandazione, grazie all’appartenenza, grazie alla furbizia, grazie al potere di condizionamento dentro le correnti dei partiti. Ma grazie alla cultura, al sacrificio, allo spirito del servizio reso al Paese nelle varie prestigiose istituzioni in cui hanno operato: la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Corte Costituzionale, la Banca Europea degli Investimenti, le migliori Università del mondo. Per troppo tempo abbiamo visto, nei posti di comando delle istituzioni, quelli che a scuola non studiavano ma andavano avanti facendosi passare la copia del compito.
Quelli che passavano con il 6 grazie alla conoscenza dell’insegnante compiacente o all’amicizia dei genitori con il preside. Furbi a scuola, furbi nella vita, furbi nella politica. Capaci di arrivare ai vertici dei Ministeri senza alcuna competenza, ma abili nello sfruttare gli sgobboni, i burocrati competenti, che ti preparano tutto, ti leggono tutto, conoscono le leggi, ti scrivono tutto e su cui puoi alla fine scaricare la colpa se ti criticano politicamente.
Il governo dei migliori è invece tutto il contrario. E’ il governo di quelli che nella classe primeggiavano. Il governo di quelli che a scuola sgobbavano, erano ammirati dai maestri e che la classe chiamava istintivamente a rappresentarli quando c’era da parlare con la preside per risolvere una questione, perché sapevano che la preside rispettava la loro autorevolezza.
I migliori normalmente non sbracciano per mettersi in mostra, non sgomitano per la poltrona. Per questo, nei Ministeri e nelle Aziende di Stato spesso si trovano nelle seconde e terze schiere, scavalcati da quelli furbi che li utilizzano ma li tengono nell’ombra perché altrimenti potrebbero rilucere più di loro. Abbiamo visto decine di brillanti politici, preparati e motivati, scomparire perché ricacciati nell’ombra da dirigenti di partito furbi, insicuri ed invidiosi che hanno sbarrato loro la strada. Abbiamo visto, nelle Aziende di Stato, decine di dirigenti incompetenti farsi strada solo perché capaci di tessere ragnatele di rapporti personali con personaggi politici della loro stessa risma. Il loro ragionamento era semplice: perché sforzarsi tanto a leggere, a studiare, a operare se poi quello che conta è l’amicizia con il politico al potere? Meglio preparare il campo per la nomina “politica” e accontentare il partito che ti ha fatto nominare con assunzioni e sponsorizzazioni una volta ottenuta la poltrona.
Con questa classe dirigente, politica e imprenditoriale, il nostro Paese ha toccato il fondo. Il degrado fisico delle nostre città, sovrastate dall’incuria, dalla sporcizia, dall’inquinamento, dai debiti e dall’insicurezza è lo specchio più evidente del degrado morale ed economico in cui è precipitato un Paese dove si è perso il senso dello Stato, dove si è liquefatta l’autorevolezza delle istituzioni, dove le stesse Aule parlamentari, dove prima si entrava in punta di piedi e con emozione, si sono trasformate in bivacchi inguardabili devastati da orde di barbari.
L’incarico di premier a Mario Draghi è l’incarico ad un servitore dello Stato che non si è proposto, è stato chiamato. Che non ha cercato la poltrona, gli è stata data. E che non la occuperà per interesse personale o di partito, ma per l’interesse del Paese che ha sempre servito. L’augurio è che Draghi scelga le persone che faranno parte del suo governo tra quelli che, nei partiti e nella società civile, hanno vissuto come lui, hanno servito come lui i valori e le istituzioni.
Per i partiti, per tutti i partiti, dovrebbe essere un onore farne parte. Perché non si tratta di un governo che nasce dall’accordo tra alcuni partiti. Ma è un governo eccezionale voluto direttamente dal Presidente della Repubblica. Un gabinetto di guerra (contro il Covid) che richiede i migliori ed il massimo sostegno possibile. Ma alcuni partiti, come Fratelli d’Italia, ne prendono le distanze non per lontananza da Draghi ma per restare fedeli, davanti agli elettori, all’antica promessa di non entrare in Governi con il PD o con i 5 Stelle. E invece non si tradirebbe alcuna promessa elettorale da parte di Fratelli di Italia entrando a far parte del Governo Draghi. Basterebbe parteciparvi riservandosi di votare contro il Governo nel caso di provvedimenti contrari ai principi non negoziabili del proprio partito. Opporsi al governo dei migliori, o astenersi, sarebbe invece un segnale incomprensibile. Al contrario di alcuni tecnici con la testa voluminosa ma con la schiena piegata che pur hanno governato l’Italia, Draghi alla BCE ha dimostrato di non sottomettersi ai diktat economici della Germania, ma ha difeso strenuamente ed imposto il quantitative easing per salvare Paesi in difficoltà come la sua Italia.