Risse sempre più frequenti tra ragazzi non ancora maggiorenni che si danno appuntamento sui social.
Minorenni fermati perché gravemente indiziati di aver bloccato, picchiato e rapinato lo scooter a un "poverocristo" di fattorino addetto a consegnare cibo. E, come se non bastasse, ragazzini non ancora imputabili che si fanno immortalare in video divenuti virali mentre esplodono più colpi di pistola, fortunatamente a salve, dalla finestra e sul balcone delle rispettive abitazioni.
Purtroppo ricorderemo anche questi ultimi incresciosi episodi del 2020 tra le cattive notizie che hanno funestato l’annus horribilis volato via all’insegna della pandemia, dei morti, della crisi generalizzata e, purtroppo, anche di una preoccupante escalation di violenza che ha visto protagonisti sempre più gli adolescenti.
Anche loro, oppressi dalla convivenza forzata che ha inciso negativamente sui contesti familiari più problematici ma, anche, sedotti da modelli aggressivi forniti dagli adulti, ripresi continuamente da telegiornali, fiction, film e serie televisive che di fatto hanno drasticamente abbassato il livello di percezione dell’illecito nei giovani.
Quello che è accaduto a Taranto e a Foggia in occasione dell’ultimo dell’anno con i minori desiderosi di cacciare il 2020 a suon di pistolettate, è emblematico del fenomeno «gioventù bruciata» purtroppo sempre più dilagante. Il ragazzino che, davanti all’obiettivo del telefonino, spara con pistola in pugno dalla finestra all'altezza dei palazzi vicini, insultando presumibilmente anche il premier Conte, diventa così il simbolo di una generazione di precarietà, imprevedibilità e insicurezza a tutti i livelli.
Genitori in difficoltà, assenti, distratti, indulgenti, assorbiti da se stessi e dalla propria instabilità, che non danno sicurezza e certezza affettiva, che non si sforzano di stabilire confini e limiti ai loro figli e di farli rispettare.
Per tranquillizzare i bambini, viene dato loro quello che vogliono, ma non quello di cui hanno bisogno. Quando non ottengono ciò che vogliono, questi minori fanno le bizze, vanno su tutte le furie e il genitore cede.
E allora, pur di farli divertire un po’, cosa vuoi che sia qualche colpo di pistola (sia pure caricata a salve) sparato dalla finestra o dal balcone in occasione della notte di San Silvestro? Meglio qualche pistolettata che la tradizionale bottiglia di spumante stappata con tanto di countdown e botto finale! Al figlio imberbe meglio far maneggiare una pistola (sia pure caricata a salve) che le allegre e scintillanti fontanine di una volta…
È proprio vero: cambiano i tempi, i modi e i pensieri. Cambiano le abitudini, le aspettative e i sogni. E così se prima erano i genitori i modelli da imitare, adesso l’utilizzo sempre più frequente dello smartphone in pre-adolescenza ha reso imprescindibile la figura del blogger o dello youtuber di turno che quotidianamente posta la sua vita tra immagini, pensieri e desideri, diventando un modello da seguire e imitare per tutto. E non c’è da meravigliarsi se la permissività dei genitori sull’utilizzo dei device abbia isolato ulteriormente i loro figli, rendendo i ragazzi sempre più sotto scacco di influencer e di eroi negativi. Si preferisce lasciar correre, si son chiusi gli occhi, abdicando di fatto alle proprie responsabilità anche perché, bisogna riconoscerlo, non è facile esercitarle.
E così i ragazzi sono sempre più allo sbando.
Quella attuale è una generazione di giovani che sembra non avere punti di riferimento, né valori positivi. Che ha trasformato eroi negativi in fenomeni glamour, in personaggi vincenti, che spopolano sia nella finzione che nella realtà. Sono giovani che, pur di racimolare qualche like in più sui social, sono disposti a tutto. Anche infrangere le regole e il codice penale. Arrivando anche a farsi filmare con la pistola del cugino o sottratta al papà mentre esplodono colpi in aria la Notte di S. Silvestro.
Anche quello diventa per loro un gioco, un divertimento, una sfida, una ricerca di quella adrenalina che li fa sentire apparentemente forti ma impotenti nei confronti della vita.
Cosa fare? Probabilmente, sull’esempio di quanto accaduto a Foggia e Taranto, dopo l'indignazione del momento, è giunto il momento di elaborare modelli educativi più rigidi, proponendoli con intelligenza e amore ma fissando, anche, precisi limiti che non possono e non devono essere violati senza conseguenze. In fondo ogni progetto educativo comporta dei sì, ma anche dei no.
Questa è la sfida che come adulti ci sta davanti nel 2021 e negli anni a venire, impegnando tutti, anche il mondo politico. Perché non possiamo certo considerare «ormai perduti» questi ragazzi che, sembrerà strano, pur se cresciuti in fretta hanno ancora bisogno di noi.