«L’importante è propagare la confusione, non eliminarla», sosteneva Salvador Dalí. In attesa delle linee guida della Ministra, l’illusione di riportare alla normalità una situazione straordinaria e di trovare soluzioni semplici ed efficaci per l’inizio dell’anno scolastico, ha creato una babele in cui è difficile districarsi. E così l’ultimo giorno di scuola ha fatto registrare non solo l’assenza degli alunni , ma anche quella dei docenti e dei maturandi che hanno incrociato le braccia. Gli slogan e le richieste al Governo suonano forti e chiari. No a soluzione con plexiglas da call center, sicurezza per docenti e alunni, non più di 10 alunni per classe, 100mila nuovi insegnanti, potenziamento del personale Ata, concorso straordinario per titoli, nuovo contratto.
L’ipotesi di ritrovarsi con 200000 precari in più a settembre, secondo i sindacati è veritiera. E come ultima grana la richiesta dei dirigenti di videoregistrare lo scrutinio di fine anno, che si dovrà svolgere in remoto e che pone seri problemi.
I dubbi sono legati alla privacy dei docenti ma pure a quella dei singoli alunni dei quali, ovviamente, si parla durante lo scrutinio. La protesta è forte e la convergenza di obiettivi con genitori e alunni è completa. Nel frattempo oltre a presidii e sit-in in ogni città i docenti hanno devoluto alla protezione civile la giornata di lavoro, i sindacati hanno stanziato altre risorse, per testimoniare solidarietà e dimostrare che le loro richieste sono giuste. Il Comitato tecnico scientifico, la Ministra, i dirigenti scolastici, i sindacati, le regioni , gli enti locali, tutti propongono soluzioni, ben lontano dall’essere pienamente risolutive per un ritorno a scuola a settembre quanto più sicuro e vicino alla normalità. Tutti hanno un obiettivo: tornare in classe, perché la classe virtuale e la banda larga non assicurano la socialità. La coperta è corta.
Servirebbero 9,5 miliardi per garantire distanziamento, sdoppiamento delle classi e messa in sicurezza degli istituti scolastici. Al momento sono disponibili solo 1,5 miliardi in attesa dell’araba fenice dei fondi europei. Di queste risorse 331 milioni sono destinati alla didattica a distanza, alle mascherine, ai computer per gli alunni, ai dispositivi per la sanificazione. Le paritarie sono a rischio e non basteranno i 150 milioni stanziati per salvarle. Antonio Decaro per l’Anci e Stefano Bonaccini per le Regioni, chiedono linee guida subito , chiarezza e decisione sui fondi non ancora spesi, che ammonterebbero a 4 miliardi tra Pon e risorse per la messa in sicurezza degli edifici. Nominare commissari i sindaci per interventi leggeri (sdoppiamento classi e messa in sicurezza) potrebbe servire, ma non basta. Completare i lavori prima di settembre appare difficile. Il concorso straordinario per 32000 precari non basta poi a completare l’organico. Ci vorrebbero 271000 aule e 160000 professori in più secondo i sindacati.
Linee guida - La Ministra ha annunciato che a breve arriveranno le linee guida. La scuola in presenza dovrà essere garantita nella scuola materna e in quella elementare. Per le superiori la confusione regna sovrana. Lezioni di 40 minuti a più turni, ingresso flessibile, didattica a distanza, campane di plexiglass: tante le soluzioni possibili. Su tutte la garanzia di sicurezza per tutti dall’entrata in classe all’uscita. Un gruppo di medici, dimenticando che il Covid ha mietuto vittime anche tra i bambini, auspica una scuola senza plexiglas e senza mascherine. “ I giovani non si infettano e non infettano”, sostengono auspicando controlli sulle famiglie e sul personale, sempre a rischio contagio. Risolto il problema degli esami di stato, malgrado lo sciopero dei maturandi e dei docenti, la Ministra pensa a soluzioni innovative per garantire l’inizio dell’anno scolastico in sicurezza. Si è già pensato perfino ad un rientro in presenza allestendo spazi scolastici nei cinema, in palestra, al cinema, in chiesa o al museo, non tiene conto dei rischi per la salute, del sistema dei trasporti, del ruolo dei genitori e degli enti locali.
Sarà una scuola diversa, non si potrà più pensare a classi di trenta alunni in pochi metri quadri o a bus e treni carichi di ragazzi a stretto contatto con adulti, anziani ecc. che tutti alla stessa ora, devono raggiungere, i primi la scuola, gli altri il lavoro. La didattica a distanza rimarrà in attesa del ritorno alla normalità almeno nelle scuole superiori. L’assunzione a settembre di nuovi docenti a tempo indeterminato, risolverà altri problemi, ma altri ne porrà sulla continuità didattica .Nella scuola dell’infanzia e elementare bisognerà garantire la didattica in presenza. Ci vorrà nuovo personale Ata per sanificare gli ambienti e tanti insegnanti di sostegno per garantire agli studenti disabili didattica in presenza. Cambia, dunque, il concorso straordinario per l’ingresso nella Scuola secondaria di I e II grado contro l’opinione dei sindacati. I docenti che hanno i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a crocette, ma una prova con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. La prova sarà diversa per ciascuna classe di concorso.
Socialità - “La confusione si crea sempre all’interno di una illusione”, sosteneva Steven Redhead. Un’affermazione che descrive perfettamente le difficoltà che la scuola italiana dovrà affrontare fino a settembre. Illusione che tutto si risolva per il meglio, sperando nella collaborazione del virus che nel frattempo se non proprio sparito, sia almeno depotenziato, confusione nell’applicazione di linee guida al di là da venire che tutti dovranno interpretare prima di attuare. La didattica in presenza in ogni istituto è la chimera che ci accompagnerà nell’attesa di nuove disposizioni. Poi toccherà a genitori e alunni adattarsi: i primi dovranno controllare la temperatura dei propri figli prima ancora di accompagnarli a scuola in orari differenziati cercando di conciliare il lavoro, i secondi dovranno adattarsi alla nuove disposizioni cercando di ritrovare la complicità e la socialità che la scuola ha sempre assicurato. Massima è la confusione sotto il cielo, ma, contrariamente alla celebre convinzione di Mao, la situazione non è affatto ottima.