Alleluja! Da lunedì 18 maggio il popolo cristiano potrà tornare a celebrare l’eucaristia. A quanti non abbiano frequentato il catechismo e l’ora di religione cattolica a scuola o che non abbiano alcuna dimestichezza con la fede cristiana, ricordiamo che l’eucaristia è il rito fondante per i discepoli di Gesù di Nazareth. Infatti è il sacramento istituito da Gesù stesso durante l’Ultima Cena, prima della sua passione e morte sul Golgota. Dunque, poter tornare a celebrare la Messa con tutti i suoi riti.
Dalla enunciazione della Parola di Dio sino al momento culminante del sacrificio eucaristico, cioè la conversione (meglio detta transustanziazione) dell’ostia e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, per i cristiani è un grande sollievo.
È la coscienza profonda di questo «miracolo» che si ripete da duemila anni che fa del popolo cristiano un protagonista della storia che da quel gesto, unico e insondabile, trae la forza per testimoniare i propri valori nella vita di ogni giorno e la consapevolezza di una grande responsabilità: trasmettere la fede cristiana alle generazioni future attraverso il comandamento principe del cristianesimo, cioè l’amore.
Il lettore scuserà questa breve introduzione che può sembrare poco «laica», ma indispensabile per comprendere l’importanza decisiva che per i cristiani ha la celebrazione della Santa Messa. Un punto di arrivo e di ripartenza che accompagna la vita dei cristiani e delle loro comunità. E soprattutto il segno tangibile di un popolo in cammino verso un destino di salvezza delle anime e dell’umanità intera.
Questa consapevolezza può ampiamente giustificare l’attesa, segnata anche da qualche incomprensione con il governo italiano, per la data di ripartenza dopo la lunga quarantena dovuta all’irrompere del coronavirus nella vita di tutti. Dunque, Governo e Conferenza episcopale italiana hanno raggiunto un accordo che va salutato non solo come il via libera a una ripresa della normale vita religiosa, sia pure con alcuni limiti dovuti alla necessità di assicurare condizioni di assoluta sicurezza sanitaria, ma anche come una prova di sostanziale sintonia, nello spirito di cooperazione e condivisione proprio dei Patti Lateranensi e della riforma concordataria. Ma soprattutto questa intesa restituisce al popolo cristiano la piena espressione della sua libertà di culto, mai sospesa e solo temporaneamente limitata con un accordo consensuale, in vista di un bene superiore: la salute di tutti.
Ora che l’emergenza sembra superata e nella speranza che il virus molli la presa e non si debba ricorrere a un nuovo lockdown, il ritorno dei cristiani a Messa è il segno più efficace di una ritrovata normalità che tutti noi auspichiamo, al pari di tutte le altre attività essenziali per la vita comunitaria. Non sfugge a nessuno, infatti, che la vita spirituale è un bene comune incommensurabile per ogni popolo che fondi il proprio destino su valori e principi. E dunque la libertà di culto rappresenta, in questo contesto, un bene primario. Infatti, nella piena espressione della propria soggettualità, essa consente di dare un senso alla vita personale e comunitaria. L’opzione, infatti, che l’uomo moderno trova dinanzi a sé è questa: si può vivere senza Dio?
A questa domanda che insegue la nostra modernità, ha risposto magistralmente l’allora cardinale Joseph Ratzinger, poco prima della sua elezione a Papa, capovolgendo l’assioma degli illuministi «etsi Deus non daretur» (vivere come se Dio non ci fosse). «Anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio - affermò Ratzinger - dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita 'veluti si Deus daretur', come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno».
Parole impegnative che non solo danno spessore alla vita dei cristiani, ma soprattutto possono offrire senso alla vita di tutti, senza limitarne in alcun modo la libertà. Dunque, bentornata la Messa! Per quanto riesce a dire anche a chi credente non è.