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Il Belpaese stia attento a non scherzare con l’euro

 
Tonio Tondo

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Tonio Tondo

Euro e rottura nord-sudpure Varoufakis dà la sveglia

In tema di pandemia, l’Italia, è bene saperlo, tra i paesi europei è il più debole dal punto di vista finanziario

Mercoledì 18 Marzo 2020, 16:10

16:11

Nelle catastrofi naturali, e ancora più in una tragica pandemia, società civile e stato tendono a incontrarsi fin quasi a identificarsi. Occorre fronteggiare un nemico crudele che colpisce i più deboli e, ogni individuo, anche chi al momento detiene il potere, con un minimo di grandezza d’animo, deve agire con prontezza, coraggio e a volte a rischio della propria vita. In questi casi, morale personale dei cittadini e potere politico s’intrecciano e quasi si compattano. Giustizia e forza dello stato traggono alimento dal comportamento esemplare del bravo capitano della nave che scende a terra solo quando tutto l’equipaggio è salvo.
L’Italia sta dando una buona testimonianza di coraggio e altruismo. No, non è la solita retorica. L’onesto realismo ci spinge a raccontare storie e a ricostruire con approccio razionale ciò che sta accadendo. Ci spinge a mettere in evidenza anche le note stonate che, a livello europeo e nella nostra stessa comunità, rischiano di portarci a una ulteriore catastrofe storica. Quella di uscire dall’Euro.
Brescia e Bergamo, il cuore produttivo dell’Italia, sono in ginocchio. Insieme, hanno superato i 7mila contagi, la metà della Lombardia, un quarto dell’Italia.

Tra questi, circa 200 medici in trincea anche senza dispositivi di sicurezza, e centinaia di operai che si sono presentati in fabbrica per mantenere attive le manifatture. Storie collettive e di persone, atti di eroismo. Centinaia di contagiati si curano in casa. Ad Alzano Lombardo, 13.700 abitanti, nuovo epicentro del contagio, i carabinieri fanno la spola tra farmacie e famiglie per fornire bombole di ossigeno per aiutare i malati nella respirazione.


ORGOGLIO - Molti errori, rivela il presidente dell’ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni, sono stati fatti all’inizio quando è stato frainteso il numero anomalo di polmoniti. Grande abnegazione dopo, nell’assistenza. Orgoglio per noi italiani, in patria e all’estero, spesso considerati infingardi e perditempo. L’opposto di quanto scrive Machiavelli nella sua lettera a Vettori: <Noi altri d’Italia poveri, ambiziosi e vili>. Sì, in parte lo siamo ancora, ed è bene che si tengano a bada gli <ambiziosi e i vili>, questa volta però dentro e fuori dell’Italia.
Il dramma del Covid-19 è un dramma degli stati, oltre che della società civile. Stati e presunti imperi, vecchi e nuovi, Usa, Cina, Russia, Turchia, già pensano al <dopo>, al potere da esercitare e alla propria forza nazionale. Anche nell’Unione europea singoli stati, «sovranisti» senza dirlo, potrebbero essere tentati da operazioni maldestre. Il tarlo già si è insinuato, è di utilizzare in modo strumentale la tragedia del virus assassino.
In agguato, in alcune capitali europee, ci sono personalità e gruppi di pressione, pronti a dettare diktat all’Italia in materia di risanamento finanziario. Dieci anni fa toccò alla Grecia, agnello sacrificale della crisi finanziaria del 2008. Oggi, senza Draghi alla Bce, dovrebbe toccare a noi: questo pensiero è ancora presente nella Banca centrale tedesca, in testa il presidente Jens Weidmann, e in alcuni paesi del Nord. Il sottofondo, malcelato, è il solito. Gli intransigenti puritani del Nord sono fermi al Cinquecento quando Lutero si scagliava contro il potere temporale e la corruzione dei prelati romani, accusati di vivere a spese dei lavoratori onesti della nascente borghesia tedesca. Debiti e peccati di lussuria vanno insieme, non onorare i debiti significa commettere peccato di fronte a Dio e agli uomini.

Questi signori trovano buoni alleati da noi. Un professore di economia dell’università di Lecce, che si proclama di sinistra, si dice d’accordo con la sovranista Giorgia Melloni che, come ha riportato ieri la “Gazzetta”, usa una retorica banale per rendere più attrattive le sue parole nella polemica con Christine Lagarde (Bce):«...l’invidia è una brutta bestia…sanno che siamo i migliori e ci fanno lo sgambetto per farci cadere…» Il riferimento è all’infelice frase di Lagarde sui poteri limitati della Bce nel tenere a bada lo spread tra i nostri titoli pubblici e i bund tedeschi. L’idea nazionalista e internazionalista di sinistra è sempre quella di far pagare agli altri i debiti dell’Italia, magari minacciando di uscire dall’Euro. A furia di minacce, Meloni e i suoi sostenitori, nazionalisti e di sinistra, potrebbero fare proseliti, con grande gioia di Weidmann e dei falchi del Nord. Un altro docente salentino, questa volta di scuola superiore, attacca con veemenza economisti bravi ed onesti come Carlo Cottarelli che dirige l’Osservatorio conti pubblici dell’università cattolica di Milano. Cottarelli teme uno scivolamento tellurico verso un nuovo assetto dell’euromoneta senza l’Italia.

Attacca e minaccia, il docente coraggioso del Salento, formatore dei nostri figli e nipoti. Il quale, non contento, scarica la rituale filippica contro Elsa Fornero e Mario Monti. Dicono che sui social queste invettive trovano sostegni. Sarà vero, ma è bene sottolineare che questi guerriglieri fanno la parte di quanti in passato si schieravano con i nemici esterni dell’Italia pur di scaricare la loro bile invidiosa contro i connazionali che sostenevano idee diverse. Un tempo, cioè fino a 159 anni fa, contro l’Unità d’Italia e al servizio dei diversi cacicchi locali, adesso contro l’Unione europea e i suoi valori spesso maltrattati anche da chi dovrebbe promuoverli e sostenerli.


DEBOLEZZA - L’Italia, è bene saperlo, tra i paesi europei è il più debole dal punto di vista finanziario. In questi giorni la Bce sta tentando di tenere a bada lo spread per evitare crisi violente come quella di 10 anni fa. Molto dipenderà dall’andamento della pandemia, dai suoi tempi e dai tempi di risposta, incluso il vaccino. Nel frattempo, chi ha più munizioni, le tiene pronte. La Germania ha messo a disposizione del suo fondo sovrano circa 600 miliardi, la Spagna 200, la Francia è pronta a farlo. L’Italia deve purtroppo procedere con grande cautela. Un primo decreto, poi un secondo, poi forse una delega alla Cassa depositi e prestiti se il coordinamento con l’Ue funzionerà. Sono tanti i “se”, e tanti i rischi che il precario equilibrio salti. A meno che il coraggio, l’eroismo e il patriottismo di tanti italiani di queste prime due settimane non diventino la carta d’identità storica di una nuova Italia: seria, laboriosa, attenta, solidale. Non è impossibile. E’ già successo, nella letteratura che forma le menti: Boccaccio, con il Decameron, che con le sue parole, plasma le menti nuove e moderne di italiani ed europei raccontando l’epidemia di peste (a Firenze) del 1345 (20 milioni di morti in Europa); Manzoni che, con I Promessi Sposi e con Storia della colonna infame, rielabora fino a farne una <narrazione nazionale> la peste del 1630 nel Ducato di Milano, l’Italia del Nord e la Svizzera (più di un milione di morti). Parole crude, con basi anche scientifiche. Storie drammatiche: figli che abbandonavano genitori e viceversa, fratelli contro fratelli, amici che finirono per odiarsi, disgregazione sociale ed economica. Il potere ammutolito, poi l’uscita dalle pestilenze e la ripresa. Oggi, per fortuna, la scienza ha a disposizione armi importanti. La lezione politica, semplice e decisa: un nuovo racconto di coraggio e abnegazione nazionale per rendere più forte l’Italia civile e lo stato politico, indispensabili al nostro vivere e indispensabile all’Europa dell’umanesimo.

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