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«Questione Gazzetta ora interventi concreti per un simbolo del Sud»

 
Pino Pisicchio (docente universitario)

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Pino Pisicchio (docente universitario)

Emiliano La Gazzetta del Mezzogiorno

La gloriosa testata, una delle ultime voci sopravvissute all’eutanasia scientifica del mezzogiorno, va in edicola per l’ostinazione di professionisti che, non foss’altro che per questo, andrebbero decorati al valore civile uno per uno

Giovedì 12 Marzo 2020, 17:30

Nell'immaginario collettivo del Novecento il Titanic (scriverebbe De Tomaso: 31/5/1911-15/4/1912) rappresenta il topos della sfiga per la perfetta combinazione delle sfortunate circostanze, al limite della possibilità statistica, che concorsero a condannare all'affondamento la nave più inaffondabile mai concepita dal genio umano, e con lei più di 1500 persone delle 2223 presenti a bordo. La sconfinata letteratura (e filmografia) sul drammatico e ormai mitologico episodio, ci restituisce concause tecniche ed elementi accidentali.

Per un breve catalogo: errori di progettazione, come la fragilità della struttura fra il terzo e il quarto fumaiolo e le paratie che separavano i compartimenti stagni; l'uso di materiali scadenti, come l'acciaio delle lamiere e i rivetti; la criminale responsabilità dell'armatore, che non predispose le necessarie scialuppe di salvataggio; una sequenza di disattenzioni e sottovalutazioni delle autorità a bordo; l'impatto con l'iceberg ecc. Insomma: quando dice che ti deve andare male... Ora questo clima, onusto di gloria cinematografica ma davvero poco allettante, sta aleggiando nel paese, che già prima dell'arrivo del virus non se la passava benissimo. Ma ora si spande dappertutto e predispone l’ambiente peggiore per i contesti di crisi, come quello che avvolge La Gazzetta del Mezzogiorno. La gloriosa testata, una delle ultime voci meridionaliste sopravvissute all’eutanasia scientifica del mezzogiorno, va in edicola per l’ostinazione di professionisti che, non foss’altro che per questo, andrebbero decorati al valore civile uno per uno. Solo la loro tenacia, infatti, è riuscita a tenerla in piedi dal 24 settembre del 2018, il giorno del sequestro- confisca del quotidiano da parte dell’autorità giudiziaria, che lo ha considerato parte dei beni dell’imprenditore catanese Ciancio Sanfilippo, sotto inchiesta penale. Trascurando, forse, di considerare che la Gazzetta, in quanto fonte di informazione di qualità, va considerata strumento per l’erogazione di un servizio pubblico tutelato dalla Costituzione.

Naturalmente questo lungo tempo ha potuto registrare molte cose: commissariamenti, solidarietà, diffuse e portate in pagina, da parte di tutta la classe dirigente-imprenditoriale, accademica e politica- locale e non, qualche proposta, simile a quelle che venivano fatte al Bari dopo l’uscita della famiglia Matarrese, e che vedevano avvicendarsi improbabili texani o gentiluomini sconosciuti dell’estremo oriente, in fuga un momento prima di aprire il portafoglio. Ci sono state anche posizioni di condivisione assai importanti da parte delle più alte magistrature della Repubblica e del Capo di Governo. Oggi, col Titanic del coronavirus addosso e il fumetto giustificativo sulle fotine dei decisori politici (“la priorità assoluta è oggi l’epidemia, a voi penseremo dopo”), rischia di fermarsi tutto salvo la condanna senza appello della Gazzetta.

Della serie, appunto, sindrome del Titanic. Allora non va perso altro tempo e vanno riordinate le idee. Le solidarietà fanno sempre bene, ma la redazione ha già fatto il pieno e ringrazia riconoscente: qualche opera di bene, però, sarebbe gradita. Se accettiamo l’idea che l’informazione di qualità sia un bene irrinunciabile perché mette nelle mani del cittadino lo strumento per scegliere in modo consapevole (dunque valore fondante della democrazia costituzionale) allora non c’è scandalo nell’immaginare un sostegno anche pubblico per sovvenire alle difficoltà attuali della testata, visto che non è ancora alle viste la cordata dei volenterosi, gli imprenditori meridionali, di gran lunga preferibili perché solleciterebbero anche il necessario senso della competizione, più volte evocato dal direttore De Tomaso nei suoi editoriali misurati e propositivi. C’è un ragionamento, in particolare che mi sento di condividere con il direttore e riguarda il ruolo che potrebbero svolgere i vertici della Banca Popolare di Bari, che ha in corpo oggi risorse pubbliche del Fondo Interbancario e del Mediocredito Centrale: forse se compisse un gesto di fiducia nei confronti del giornale-peraltro non onerato da buchi di bilancio-anche gli imprenditori pugliesi potrebbero essere incoraggiati ad entrare in partita. Sarebbe un gesto “politico” in controtendenza: una specie di riapertura del Petruzzelli dopo l’incendio. Un gesto quasi apotropaico, vigorosamente lanciato contro la sindrome del Titanic.

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